Autore: Antonio Bruno Data: To: forumsege, Mailing list del Forum sociale di Genova, ambiente liguria, amici-di-barcellona, amici-a-ponente, lilliput-ge Oggetto: [NuovoLab] Antonio Bruno sull'alluvione del 4 novembre in consiglio
comunale di Genova
Il mio intervento non puo' che iniziare con il doveroso ricordo di chi ha perso la vita e la consapevolezza che nulle dovrebbe essere piu' com eprima e che bisognerebbe cambiare registro e politiche urbanistiche.
Il fatto che ci troviamo di fronte all'ennesima tragedia alluvionale mi fa dubitare che questo accada e poco mi incoraggia a pensare che riusciremo a convincere a una diversa gestione del territorio, alle rpiorita' verso la manutenzione, la forestazione, l'adeguamento idraulico e la gestione di efficienti piani di emergenza, inviti che gia' avevamo fatto dopo l'alluvione del 1992, quella del 1993 e quella dell'anno scorso a Sestri Ponente.
Voglio anche sottolineare l'emersione della parte migliore della nostra citta': quelle centinaia di ragazzi e ragazze che si sono impegnati pe rdare una mano, cosi' differenti dal popolo del grande Fratello. Oltre a essere stati utili, ci fanno capire che vale la pena impegnarsi in politica (quella gestione della citta' che va scritta con la P maiuscola).
Ma come per tutte le tragedie anche l'alluvione genovese non smentisce l'opera degli sciacalli.
Oltre ai poveri che rubano qualche vestito o qualche birra, come per il terremoto in Abruzzo, gli speculatori delle grandi opere rialzano la testa, sorridono, scherzano, riprendono vigore per chiedere di aprire il business delle grandi opere.
Invece di fare cortei, pagine su giornali, lobbies per rinaturalizzare i versanti dei fiumi, curare la manutenzione, cercare di allargare gli alvei, piani di riqualificazione che sostituiscano il cemento e il costruito vicino ai corsi di acqua, il "partito del cemento" continua imperterrito a riproporre le ricette degli anni sessanta che erano state stoppate dalla magistratura ai tempi di tangentopoli.
Erano gli anni del deviatore del Bisagno (De Mita), poi il deviatore del Fereggiano, oggi lo scolmatore del Bisagno.
Per arrivare a questo geologi e urbanisti impenitenti cercano disperatamente di spiegare che i 6 morti di via Fereggiano siano colpa dell'immissione del canale del Fereggiano sul Bisagno in piena. Che qualche problema ci sia stato non c'e' dubbio, che vada adeguata l'uscita del Fereggiano anche, magari rettificandola nel senso di flusso delle acque.
Non sono pero' riuscito a trovare un documento video che certifichi questa situazione..
Magari fosse stata questa la causa: l'acqua avrebbe fatto tappo all'inizio dell'ultima copertura, avrebbe rotto il muretto a protezione della strada (insolitamente intatto) e sarebbe salita piu' lentamente di quanto, invece, e' successo.
Le cose non sono andate cosi': c'e' stata un'ondata improvvisa che ha travolto tutto, a partire dai muri di contenimento del fiume proprio dopo la tombinatura di Largo Merlo, 300 metri a monte.
L'i' termina la copertura di Largo Merlo (anni sessanta); immediatamente a monte proprio in questi mesi si sono conlusi quelli che vengono spacciati per lavori di sistemazione idraulica, di fatto la prosecuzione del tombinamento per fare parcheggi!!
Qui la sezione di immissione del Fereggiano e' il doppio di quella a valle.
Se la sezione si dimezza, la velocità del fluido raddoppia (Q=V*S, q portata, v velocità, s sezione effettiva di passaggio).
Senza calcolare l'aumento di velocita' dovuto alla diminuzione di quota.
Si e' avuto, percio', al termine della copertura di Largo Merlo una portata di acqua con una velocita' piu' che raddoppiata che ha avuto un effetto "spumante", spaccando i muretti, invadendo con un'altezza di due metri circa
strada e alveo, superando d'amble' il muretto di protezione dell'inizio della ultima copertura del Fereggiano.
Mi sto chiedendo se sia opportuno che procura, media, fore politiche chiedano agli esperti tecnici che ci hanno consigliato in questi 30 anni di drci cosa dobbiamo fare nei prossimi 30 anni !!!
La proposta che facciamo noi e' tutta diversa dalla politica urbanistica di questi anni:
In Comune stiamo discutendo il PUC: e' necessario porre vincoli di inedificabilità dove il territorio e' ancora permeabile e sviluppare iniziative per aumentare tale caratteristica.
Quindi basta intubamenti di torrenti, piastre, coperture , nuove edificazioni che aumentino la cementificazione del territorio. E invece interventi per la manutenzione del territorio, rinaturalizzazione dei torrenti e delle loro sponde, forestazione controllata.
In Regione Liguria va ritirato il disegno di legge n. 177 che intende istituire il regime del "silenzio-assenso" per i permessi di costruire e bisogna ritornare sulla decisione del consiglio regionale modificando il regolamento (3/2011) del 20 luglio scorso che ammette possibili deroghe per costruire nei centri abitati a 3 metri dai corsi d'acqua, (5 metri fuori dai centri urbani) anziché 10 metri come prevede di norma il Regio Decreto 523 del 1904.
Per il resto ci sentiamo estranei al teatrino della politica (quella con la p minuscola) che approffitta dellecalamita' naturali per aumentae dello "0,", il proprio consenso, che accusa gli altri di cementificazione quando ha approvato decine di condoni.
Quello che piu' rimproveriamo alla Sindaco e' di avere cercato di difendersi e di gettare sul altri responsabilita' (molto spesso a ragione) quando era il momento del silenzio e del lavoro.
Siamo certi che questo tempo sia concluso?
Sul tema della chiusura delle scuole, un appunto va fatto a tutti noi che avremmo dovuto e, non l'abbiamo fatto, sollecitare gli interventi appropriati.
Se veramente abbiamo a cuore la vita delle persone e della nostra citta', cambiamo urbanistica e priorita'.
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antonio bruno.
capogruppo Sinistra Europea - PRC Comune di Genova
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