[NuovoLab] Il PUC di Genova, l’altermondialismo e l’alternat…

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Autore: Antonio Bruno
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Oggetto: [NuovoLab] Il PUC di Genova, l’altermondialismo e l’alternativa (im)possibile
Il PUC di Genova, l’altermondialismo e l’alternativa (im)possibile

Non sono passati neanche due mesi dall’esaltante decennale del G8, quando decine di associazioni e migliaia di persone hanno manifestato, discusso, elaborato, preparato il Nuovo Mondo Possibile.
Alternativa alla globalizzazione neoliberista, ripudio della violenza del capitalismo, stili di vita differenti, nuovi modelli economici basati sull’autoproduzione e la sobrieta’, senza sfruttamento di persone, territorio e ambiente.
Critica al modello economico mondiale basato sulla crescita indefinita. Concetto di limite da non superare pena l’ineguaglianza e il degrado ambientale.
Ma anche lavoro in rete, poco settarismo, collaborazione tra soggetti diversi senza annullare le differenze. Si inaugura l’emporio del commercio equo, decine sono i Gruppi di Acquisto Solidale, molti i gruppi che organizzano la giornata di mobilitazione degli “Indignati” del 15 ottobre.
Tornati dalle “ferie” siamo di fronte alla proposta di Piano Urbanistico Comunale (PUC), proposto dalla Giunta Vincenzi.
Il PUC ci azzecca qualcosa con i movimenti altermondialisti? Ci dobbiamo limitare a coltivare il nostro orticello (biologico) o possiamo proporre qualcosa?
Negli obiettivi fondamentali, il PUC sostiene di fare “una scelta di sostenibilita’, che la dichiari accessibile e attrattiva di nuova cittadinanza attiva.”
“L’esigenza di conciliare crescita economica e equa distribuzione delle risorse in un nuovo modello di sviluppo ha iniziato a farsi strada dagli anni ‘70… La crescita economica di per se’ non basta, lo sviluppo e’ reale solo se migliora la qualita’ della vita in modo duraturo. Nella sua accezione piu ‘ampia il concetto di sostenibilita’ implica la capacita’ di un processo di sviluppo di sostenere nel corso del tempo la riproduzione del capitale mondiale composto dal capitale economico, umano/sociale e naturale.”
“si tratta di garantire uno sviluppo economico compatibile con l’equita’ sociale e con gli ecosistemi, operante in regime di equilibrio ambientale (ecologia, equita’, economia).” (pagina 3)
“Il concetto di citta’ intelligente (smart city) va affermandosi con forza, partendo dalla consapevolezza che solo attraverso una gestione integrata, coordinata, condivisa con il mondo della ricerca e dell’imprenditoria e della produzione si puo’ raggiungere uno sviluppo economico duraturo e rispettoso dell’ambiente.” (pag. 9)
Come si intuisce in queste parole sono contenute le premesse del nuovo piano, che si sforza di rendere sostenibile (ma e’ possibile?) la citta’ - porto, le grandi infrastrutture (Gronda, Terzo Valico).
Questo piano cerca di compatibilizzare il ruolo di Genova dentro la globalizzazione neoliberale, dove le produzioni sono spostate nel sud del mondo (dove e’ maggiormente possibile sfruttare persone e ambiente). A Genova rimane il ruolo di piattaforma logistica, terminale di uno o piu’ corridoi dove far correre le merci. Come altermondialisti abbiamo qualcosa da dire? Pur consapevoli della nostra marginalita’ possiamo accettare uno sviluppo indefinito con la costruzione di ulteriori riempimenti che aumentino la capacita’ di stoccaggi odi TEU oltre i 4 milioni (obiettivo che sara’ raggiunto con i lavori attuali di ampliamento del porto a sampierdarena)?
E’ auspicabile, in ogni caso, che dal sud del mondo arrivino 4 milioni di TEU, occupando aree che potrebbero essere usati in parte per attivita’ produttive a miglior coefficiente occupazionale? La nostra attivita’ internazionalista, in favore delle popolazioni del sud del mondo portera’ a un riequilibrio economico e a un cambiamento delle loro economie basate (criminalmente) solo sull’esportazione in mano alle multinazionali?
Come prepararci a un pianeta dove il consumo di combustibili fossili dovrebbe diminuire? Difenderemo con le unghie porto petroli e petrolchimico o, gia’ da ora, lavoriamo per proporre alternative industriali?
Accetteremo le finanziarie che riducono l’intervento pubblico, condannando le amministrazioni che intendano favorire nuovi insediamenti o ristrutturazioni a concedere indici di fabbricabilita’ inusitati?
Qualcuno sta preparando la rivoluzione, qualcun altro sta costruendo modelli di consumo individuali sobri, qualcun altro ancora lavora per la giustizia mondiale. Per non accontentare la nostra coscienza forse dovremmo impegnarci anche a costruire una citta’ e un’economia anche prendendo posizione sul PUC e cercando di modificarlo radicalmente.

Antonio Bruno
capogruppo Sinistra Europea - PRC Comune di Genova


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