[Lecce-sf] GENOVA 2001 – GENOVA 2011 riunione giovedì 30 giu…

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Author: Antonella Mangia
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To: lecce social forum, CSSF
Subject: [Lecce-sf] GENOVA 2001 – GENOVA 2011 riunione giovedì 30 giugno a Lecce
Ciao a tutte e tutti
abbiamo costituito un gruppo di lavoro per
discutere sulle tematiche legate alle vicende di Genova 2001 e per
organizzare anche a Lecce un evento che, a partire dal
ricordo di quei giorni, dalle parole d'ordine e dalle speranze  che
animarono la mobilitazione di quei giorni, ragioni sulle questioni
attuali  con i
protagonisti che nel 2011 parteciparono alle mobilitazioni per Genova e
con quelli che oggi animano le tante vertenze nel nostro territorio. A
distanza di tanto tempo cosa è rimasto di "Un altro mondo è possibile?" e perchè il movimento fu colpito così duramente?


E' un
gruppo aperto al quale chiediamo alle altre Associazioni di aderire per
costruire in maniera condivisa questo percorso  che si concluderà con
l'organizzazione di un evento a Lecce.
IL
PROSSIMO APPUNTAMENTO E' PER GIOVEDI' 30 GIUGNO ALLE ORE 19,30 PRESSO
LE OFFICINE CULTURALI ERGOT PIAZZETTA FALCONIERI (TRAVERSA DI VIA
PALMIERI) A LECCE

promotori:

Officine Culturali Ergot

Rete Antirazzista Salentina

Naemi forum di donne Native e Migranti
Spazio Sociale ARCI ZEI

qui sotto l'appello lanciato a livello nazionale
APPELLO GENOVA 2001 – GENOVA 2011LA CRISI O LA SPERANZA



Dieci anni fa centinaia di migliaia di persone, giovani e adulti, donne
ed uomini, di tutto il mondo si diedero appuntamento a Genova per
denunciare i pericoli della globalizzazione neoliberista e per
contestare i potenti del G8, intenti a convincere il mondo che
trasformare tutto in merce avrebbe prodotto benessere per tutti.


Le persone che manifestavano a Genova erano parte di un grande movimento
“per un mondo diverso possibile” diffuso in tutto il pianeta. Era nato a
Seattle nel 1999 con una grande alleanza fra sindacati e movimenti
sociali, e ancor prima nelle selve del Chiapas messicano. Nel gennaio
2001 si era incontrato nel grande Forum Sociale Mondiale a Porto Alegre
in Brasile che aveva riunito la società civile, i movimenti, le
organizzazioni democratiche di tutto il mondo.

Quel movimento diceva – e ancora oggi dice – che la religione del
mercato senza regole avrebbe portato al mondo più ingiustizie, più
sfruttamento, più guerre, più violenza. Che avrebbe distrutto la natura,
messo a rischio la possibilità di convivenza e persino la vita nel
pianeta. Che non ci sarebbe stata più ricchezza per tutti ma, piuttosto,
nuovi muri, fisici e culturali, tra i nord ed i sud del mondo. Non la
pacificazione, conseguenza della “fine della storia”, ma lo “scontro di
civiltà”.

Avevamo ragione, e i fatti lo hanno ampiamente confermato. Ora lo sanno
tutti. Ma dieci anni fa, per aver detto solo la verità, venimmo repressi
in maniera brutale e spietata.

La città di Genova fu violentata fisicamente e moralmente. Le regole di
una democrazia, che sempre prevede la possibilità del dissenso e della
protesta, vennero sospese e calpestate. Un ragazzo fu ucciso. Migliaia
vennero percossi, feriti, arrestati, torturati. Eravamo le vittime, ma
per anni hanno tentato di farci passare per i colpevoli.

Oggi, le ragioni di allora sono ancora più evidenti.
Una minoranza di avidi privilegiati pare aver dichiarato una guerra
totale al resto dell’umanità e all’intera madre Terra. Dopo aver creato
una crisi mondiale mai vista cercano ancora di approfittarne, rapinando a
più non posso le ultime risorse naturali disponibili e distruggendo i
diritti e le garanzie sociali messe a protezione del resto dell’umanità
in due secoli di lotte.

E’ un progetto distruttivo: ha prodotto la guerra globale permanente,
l’attacco totale ai diritti (al lavoro e del lavoro, alla salute,
all’istruzione, alla libertà di movimento, alle differenze culturali e
di genere nonché alle scelte sessuali), la rapina dei beni comuni, la
distruzione dell’ambiente, il cambiamento climatico e il saccheggio dei
territori.

Ormai è chiaro a tanti e tante, a molti più di quanti erano a Genova
dieci anni fa, che solo cambiando radicalmente direzione si può dare
all’umanità una speranza di futuro, impedendo la catastrofe che i poteri
dominanti, sia pure in crisi, stanno continuando a preparare...leggi tutto