[NuovoLab] Il vento che soffiava e che soffierà

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Autore: Antonio Bruno
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To: veritagiustiziagenova, Mailing list del Forum sociale di Genova, forumsociale-ponge, forumsege
Oggetto: [NuovoLab] Il vento che soffiava e che soffierà
Il vento che soffiava e che soffierà

Checchino Antonini
Macaia, parola forse araba, forse anche inglese. Parola, proprio per questo, genovese. Macaia era il vento caldo che soffiava dieci anni fa tra la Lanterna e piazza Kennedy, sulla zona rossa impenetrabile dei Grandi e su quella gialla, dall'incerto confine, su cui avvenne la relazione festosa dei movimenti e la ferocia della repressione. Macaia fu allora uno dei progetti di mediattivismo che trovò casa alla Diaz. Dieci anni dopo sarà il titolo della pagina di Liberazione dedicata per un mese intero al decennale del Genoa social forum e all'urgenza della riapertura di uno spazio pubblico per uscire dalle crisi.
Questo diario genovese proverà ad annodare con leggerezza il passato e il presente. La città sta per accogliere gli eventi del decennale (info: http://genova2011.org) distratta dai morsi della crisi. Ieri i giornali si soffermavano sulla parziale vittoria della resistenza ai tagli selvaggi al servizio del trasporto pubblico e sulle denunce recapitate a chi, pochi giorni prima, aveva manifestato in solidarietà con la Fincantieri che rischia di chiudere.
Esattamente dieci anni fa un sondaggio Swg secondo il quale più di un terzo degli italiani ignorava chi fossero gli 8G ma che c'era una sorprendente condivisione di alcuni temi no global da parte dell'opinione pubblica. Un quarto degli intervistati era assolutamente in linea con tutti gli obiettivi del controvertice.
Il titolo dell'Unità, «Apocalisse a Genova», tradiva l'inquietudine di un giornale (e di un partito) schizofrenico. Un po' dalla parte dei contestatori, con Bobo (e diversi validi giornalisti), un po' dalla parte della governance liberista di cui il suo editore-partito era stato parte fino a un mese prima quando c'era l'Ulivo. D'Alema, dalla Farnesina, aveva preparato il G8 di Genova e Bianco, ministro di polizia, aveva coperto le prove generali di Genova quando il 17 marzo, a Napoli, una caccia all'uomo s'era scatenata su un corteo intrappolato per sequestrare alcuni manifestanti pescati a casaccio da torturare in una caserma di polizia.
A MIlano, la sera prima erano stati in centomila al Duomo per Manu Chao che il ministro Ruggiero, che seguiva i preparativi del G8, aveva pregato di convincere il movimento a non contestare il vertice. Ruggiero piaceva sia alla Cdl sia all'Ulivo. Infatti era stato direttore generale del Wto, premiato «per i suoi meriti nella spoliazione e nella distruzione globale» con una torta in faccia da un attivista del Biotic baking brigade, contestatori situazionisti artefici di «una dolce violenza da comica finale».
Vittorino Andreoli, sull'Unità di quel giorno, diceva che erano «stupidi» tanto i grandi otto quanto chi li contestava: «Insomma è faticoso caratterizzare questo popolo come un popolo impegnato per i diritti del mondo e diverso da quello che si riunisce per festeggiare una rock star».

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Dieci anni dopo c'è ancora un vicequestore che sta per andare a giudizio per le botte a manifestanti inemri

Dieci anni dopo c'è ancora un vicequestore che sta per andare a giudizio per le botte a manifestanti inemri. La ricostruzione della storia in un lungo dossier pubblicato sul prossimo numero di Micromega
G8. Potrebbe essere l'ultima inchiesta del genere quella che sta istruendo in queste ore il pm Francesco Cardona Albini, lo stesso che, con il collega Enrico Zucca ha sostenuto l'inchiesta "impossibile" sui vertici della polizia di stato coinvolti nella "macelleria messicana" alla scuola Diaz. Sta per essere presentata al gip genovese la richiesta di rinvio a giudizio per falso nei confronti dell'ex comandante del Reparto Mobile di Bologna, il vicequestore Massimo Cinti, oggi dirigente del commissariato di Imola. La scena del delitto è Piazza Manin, dove s'erano raccolte le anime integralmente non violente del Gsf e dove furono investite dalla violenza gratuita del "blue bloc".
Il fascicolo contro Cinti è stato aperto dopo che i giudici della Corte d'Appello, che nel luglio scorso hanno condannato quattro agenti (che arrestarono e spedirono a Bolzaneto due studenti spagnoli con false accuse), hanno ritenuto, anche grazie ai filmati dei mediattivisti, che la sua deposizione in aula fosse tesa a coprire i suoi uomini nascondendo la verità.
Atti trasmessi in procura per un'indagine per falsa testimonianza. Se il pm Cardona Albini non ha perso tempo, non si può dire lo stesso per altri suoi colleghi che, di fronte ad analoghi fascicoli di falsa testimonianza nei confronti di ufficiali e funzionari, hanno lasciato cadere in prescrizione i reati. Tra tutte, la più clamorosa (oltre all'archiviazione del caso Giuliani) è la vicenda dei carabinieri che hanno condotto un assalto illegittimo contro il corteo che scendeva per via Tolemaide: usarono - secondo la sentenza del processo ai 25 manifestanti - manganelli taroccati e armi fuori ordinanza, condussero una carica illegittima, spararono fino a uccidere un ragazzo ma su di loro non esiste alcun fascicolo. Queste ed altre vicende sono raccontate in un lungo dossier pubblicato sul numero di Micromega: "G8 dieci anni dopo: impunità di Stato".
Che. Ant.


Genova, sguardi di donna
per fermare il neoliberismo

Monica Lanfranco
Genova
Preparare decine di torte di verdura, cercare una cinquantina di posti letto nelle case delle riottose famiglie genovesi, fare e disfare gli abbinamenti per due, tre notti, lottare contro colleghe e colleghi della stampa sonnacchiosi e poco interessati alle "cose delle femministe" per riuscire ad avere spazi sui media, allestire le sale dove si svolgeranno le varie attività, non perdere la pazienza (insomma provarci) e avere il batticuore al pensiero che sono passati 10 anni.
Molto altro ci sarebbe da raccontare, di questa vigilia di Punto G: Genova, genere, globalizzazione, ma già il fatto di essere arrivate qui è parecchio.
Domani e dopodomani a Genova la rivista Marea e altre reti di donne rilanciano lo sguardo femminista sul neoliberismo e i pezzi del movimento delle donne che non hanno perso di vista quell'appuntamento ci sono tutti.
In estrema sintesi alcuni numeri dell'evento: 30 esperte, attiviste, studiose che parleranno in plenaria e faciliteranno i 2 laboratori,(migranti/native e la terra siamo noi); 3 momenti di performance (operaie Omsa con Teatro dei due mondi, Generazioni di donne e Fabbrica), 1 camminata festosa nel centro della città, già 200 le persone che hanno detto che ci saranno.
Quanto al denaro l'unico finanziamento ricevuto per ora sta in 5000 euro dati a Marea dal Mediterranean Women's Fund, una organizzazione femminista che ha come missione l'aiuto reti e gruppi di donne che promuovono azioni contro il sessismo e lo squilibrio di potere tra i generi; ci sono poi 500 euro promessi dalla Provincia di Genova, i biglietti del treno per le compagne della Omsa offerti dalla Cgil nazionale e 100 euro dalla Uil di Genova.
Punto G aveva aperto il Social forum, nell'assolato giugno 2001, non senza polemiche per il suo carattere anticipatorio e precisamente focalizzato sul genere; quell'incontro di donne, così diverse tra loro, organizzato con la pressione mediatica addosso per l'imminenza del G8 era stato un evento, perché accanto alla disamina tradizionale dei temi come lavoro, salute, diritti ed economia si era declinata la globalizzazione attraverso uno sguardo inedito ponendo una domanda: come ci cambia, nei sentimenti e nelle relazioni, l'impatto con questa mutazione che è anche antropologica? Ne avevano discusso suore comboniane e ragazze dei centri sociali, femministe storiche e sindacaliste, donne del nord e del sud del mondo: era un quesito che appariva laterale e un po' intimista, appunto quelle "cose da femministe" guardate con sufficienza dentro e fuori i movimenti misti, e invece quell'analisi dal sapore cassandresco fu profetica e illuminante.
La imminente ferocia della crisi economica, l'incipiente guerra globale delle armi e quella della violenza maschile sul corpo delle donne (anche attraverso la macelleria mediatica dell'Italia berlusconiana): tutto questo era stato previsto, e predetto, a Punto G.
Quella lettura e quell'approccio, accanto alle proposte di alternativa per una diversa globalizzazione furono oscurati dalla violenza e dal sangue che a luglio segnarono Genova.
Ma, come è nella natura carsica dei movimenti delle donne, alcune di noi hanno continuato a tenere sveglia l'attenzione, in particolare su uno dei nessi più delicati di quello sguardo: la relazione e la connessione con le giovani generazioni, il passaggio del testimone, la genealogia che sta alla base della politica delle donne.
Quanto, infatti, Punto G di dieci anni fa era stato il frutto del bisogno di fare chiarezza sulla autonomia peculiare dei femminismi nei movimenti altermondialisti così oggi l'urgenza è connettere e riconnettere la forza critica e conflittuale dei femminismi tra donne di diverse generazioni, (intercettando anche gli uomini che vogliono far parte del percorso) e rimettere al centro della politica il movimento delle donne come sapere, bene e potenziale comune trasformativo per tutte e per tutti. Non "cose da femministe", ma la politica delle donne come politica tout count. Punto G 2011 vuole essere l'occasione per coinvolgere chi non c'era dieci anni fa nella riflessione sui lati oscuri della globalizzazione e per condividere le pratiche di resistenza e di cambiamento che molti movimenti in questo decennio hanno realizzato: dalle donne di Vicenza a quelle no tav, da quelle contro la mafia e i rifiuti tossici in Calabria a quelle di Trama di terre, di Ife, della Rivoluzione gentile e alle decine di gruppi che anche in piccoli centri tengono viva la relazione tra donne di diverse generazioni.
E sarà proprio dedicata all'intreccio di domande e di risposte l'inedita tavola rotonda di domenica tra alcune protagoniste dei femminismi italiani e alcune giovani under 30: un modo per rendere visibile e dare corpo alla relazione tra generazioni femminili che di recente hanno scosso il paese nell'indignazione contro la mercificazione e lo svilimento del corpo femminile. (info:http://puntoggenova2011.wordpress.com)


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