Autore: Antonio Bruno Data: To: veritagiustiziagenova, Mailing list del Forum sociale di Genova Oggetto: [NuovoLab] Un diario collettivo per raccontare il G8 del 2001
Un diario collettivo per raccontare il G8 del 2001
24 giugno 2011
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Scontri al G8 genovese
Genova - La memoria è un mistero semplice, che si attiva involontariamente quando la storia si sveglia per scrivere qualcosa che vuole farci ricordare. Così si legge sulla pagine del sito “ioricordo Genova”, un diario collettivo nato per raccogliere le esperienze del G8 genovese di 10 anni fa: «Ci sono momenti della storia che restano impressi nella nostra memoria. Tanto che ne portiamo con noi ogni particolare: dove eravamo, con chi, cosa stavamo facendo. Il 20 e 21 luglio 2001 qualcosa si è modificato nella nostra storia: qualcosa è definitivamente cambiato, finito, cominciato. Quel weekend è per molti un ricordo preciso che ci piacerebbe condividere: vorremmo raccogliere tutti i vostri contributi (racconti, frasi, citazioni, foto, video) per ricostruire un racconto collettivo».
Nelle testimonianze del sito si fondono le contingenze di chi era nel mezzo dei fatti e di chi invece stava andando da un’altra parte. Chi studiava a casa e chi si mise in viaggio per Genova il giorno dopo. Le preoccupazioni di chi aveva una fidanzata o un fratello a pochi metri dagli scontri più duri e la tranquillità di chi non ne sapeva niente. In quei tempi, la telefonia mobile non era ancora preistoria ma non era nemmeno entrata nella storia: quasi mai si potevano avere notizie “live” dai propri cari. Un’analoga tensione devono averla vissuta e devono viverla tutti i protestanti della storia, come anche i protagonisti delle attuali rivolte in Siria, Spagna e nel mondo arabo, che, con le dovute differenze di motivazione, non possono non ricordare i ragazzi che manifestarono al G8 genovese.
Un video che testimonia le tensioni vissute nel 2001:
Così scrive un utente: «Io a Genova non c’ero. Anzi, ci sono passato e non mi ci sono fermato. Ero sul treno 1941 Torino-Palermo, detto anche Treno del Sole. Accompagnavo mia sorella minore in Sicilia. Avevo 23 anni, esattamente come Carlo Giuliani. Quelle del 20 e del 21 di luglio sono state ore di apprensione per me: la mia fidanzata era là, in un’era che per noi era ancora pre-cellulare. Fido compagno della preoccupazione, era il senso di impotenza e di esclusione. “Il manifesto”, comprato la mattina, recava – ovvio – solo notizie vecchie. I miei compagni di scompartimento parevano essere ignari di quanto stesse avvenendo, e durante la sosta a Genova la stazione Brignole non pareva diversa dal solito. Rabbia, impotenza, esclusione, preoccupazione e un treno ignaro che ti porta da un’altra parte: Genova 2001 è questo per me».
Ecco cosa scrive Gabriele Orsini, arrivato, come molti altri, il giorno successivo alla morte di Carlo Giuliani: «Quello che mi colpisce di più ricordando quel 21 luglio 2001 è la maniera veloce in cui cambiarono le mie sensazioni. L’eccitazione di trovarsi in mezzo a centinaia di migliaia di persone ed in uno di quei momenti che fanno la storia si tramutò rapidamente in angoscia e paura nera. Io e il mio amico Enrico rimanemmo coinvolti nelle cariche di corso Guglielmo Marconi. Per scappare dalle manganellate, insieme ad altre persone scavalcammo (ancora oggi non mi capacito come) un cancello altissimo. Ci trovammo nel giardino di una casa, con i padroni che distribuivano acqua e limoni per aiutarci a combattere gli effetti dei lacrimogeni. Ricordo le scene di isteria, i ragazzi che abbracciavano le ragazze e tanta tanta paura. Eravamo rimasti dietro la linea delle forze dell’ordine, che appena si accorsero della nostra presenza cominciarono a venirci incontro. Senza troppi complimenti buttarono giù il cancello che noi a fatica avevamo scavalcato e ci vennero a prendere. Insultandoci ed invitandoci a lasciare il giardino con convincenti manganellate. Ricordo le loro voci metalliche dentro le maschere antigas. Ricordo il mio amico Enrico buttato a terra e colpito in pancia a ripetizione. Ricordo una corsa cieca e senza respiro, ricordo Enrico a terra e io che non riuscivo a far altro che scappare. Poi ci incontrammo di nuovo. Non gli avevano fatto gran che male, ma la macchia sui suoi pantaloni testimoniava meglio dei suoi occhi terrorizzati la paura che l’aveva sconvolto. Si era pisciato addosso. Il resto della giornata fu solo per cercare di tornare a casa, via da quella maledetta città».
Un incontestabile merito del sito è quello di dare spazio ai commenti personali, senza polemizzare o pretendere di rivelare la verità segreta sui fatti. “Ioricordo Genova” ha una bacheca su Facebook, con 22 iscritti probabilmente destinati a crescere. Per partecipare via Twitter, basta postare il ricordo con l’hashtag #ioricordo.
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antonio bruno.
capogruppo Sinistra Europea - PRC Comune di Genova
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