[NuovoLab] Petrella e bersani su referendum

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Autore: Antonio Bruno
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Oggetto: [NuovoLab] Petrella e bersani su referendum
Le vittorie radunano folle di padri e madri che ne rivendicano la genitura, mentre le sconfitte rimangono sempre desolatamente orfane

Paolo Persichetti
Le vittorie radunano folle di padri e madri che ne rivendicano la genitura, mentre le sconfitte rimangono sempre desolatamente orfane. E' accaduto immancabilmente anche questa volta. Privatizzatori d'ogni sorta di servizio pubblico e bene comune sono subito saltati sul carro del vincitore. Eppure se c'è un nome a cui la primogenitura di questa vittoria dei referendum contro la privatizzazione dell'acqua va legittimamente attribuita, è quello di Riccardo Petrella. Docente di scienze politiche e sociali, una formazione ispirata al solidarismo cristiano, esperto di mondializzazione dell'economia, Petrella è stato l'iniziatore della battaglia per l'acqua «bene comune universale». Il controllo delle risorse idriche, oltre ad essere divenuto una posta in gioco centrale dell'economia mondiale come della geopolitica, è ormai secondo Petrella - al pari di quanto già sosteneva Eraclito col suo Panta rei os potamòs («Tutto scorre nel fiume») - uno snodo centrale della filosofia politica. L'uomo è fatto per 2/3 di acqua, privatizzare questo bene costitutivo dell'essenza umana evoca inevitabilmente una regressione all'evo buio della schiavitù. L'acqua, dunque, può e deve essere una leva per organizzare una società diversa. «I 27 milioni che hanno votato "Si" - spiega Petrella - vogliono essere cittadini e non i sudditi di prima, vogliono partecipare, non vogliono esser presi in giro con promesse che poi non avranno seguito nei fatti. Il concetto di bene comune racchiude la partecipazione dei cittadini non solo alle scelte ma alla organizzazione e gestione dei beni».

Partiamo da qui, professore: come si traduce in concreto questa vittoria?
C'è l'esigenza immediata di mantenere la mobilitazione, l'imperativo categorico di non andare al mare. Un compito essenziale dei comitati promotori è quello di monitorare le applicazioni sul piano istituzionale, dell'organizzazione del servizio idrico nelle varie regioni, nei vari Ato. Bisogna assolutamente evitare che ci siano delle derive, come quella contenuta nella legge regionale della Lombardia che ha introdotto l'obbligatorietà della privatizzazione dei servizi idrici. Ora bisogna fare in modo che i responsabili politici della Lombardia operino per l'abrogazione di questa legge. Ma ci sono situazioni anche altre regioni che richiedono un attento monitoraggio: per esempio, in Puglia, dove Vendola ha presentato un decreto legislativo regionale di ripubblicizzazione dell'acquedotto pugliese in una forma che svuota di significato la ripubblicizzazione dell'acquedotto.

Cioè?
Mantenere degli elementi che permettono all'acquedotto pugliese di comportarsi come una impresa privata è preoccupante, per giunta proprio ora che i referendum hanno detto no al principio della privatizzazione.

Per esercitare questo controllo lei pensa ad una mobilitazione permanente oppure anche alla creazione di organismi che abbiano uno status giuridico riconosciuto?
Non bisogna rinunciare ad essere presenti, fare dei presidi, perché le cose si facciano correttamente nello spirito di questa grande volontà dei cittadini che è emersa. Contemporaneamente bisogna cominciare ad organizzare i processi di adattamento della gestione dei servizi idrici alla luce dei risultati del referendum. Che senso ha mantenere la presenza di società per azioni o di società miste che operano in borsa? Nelle disposizioni legislative introdotte dall'ultimo governo Berlusconi, e in parte anche dal secondo governo Prodi, non c'era la possibilità di aver enti economici pubblici. Bisogna rimettere mano a tutto ciò. Molte spa, per esempio, non hanno mai ottenuto l'affidamento in seguito a gare d'appalto.

Ma le società private che hanno avuto nel frattempo le concessioni resteranno titolari fino alla scadenza contrattuale?
Il secondo quesito referendario ha abolito la remunerazione automatica autorizzata ai privati. Giuridicamente non si elimina la presenza delle spa, ma poiché queste agiscono solo a scopo di lucro ecco che queste società quotate in borsa dovranno fare i conti con la nuova situazione. C'è poi il problema della revisione delle tariffe e dei finanziamenti, questioni strettamente connesse.

Quali soluzioni propone?
Per affrontare tutte queste questioni che impongono il ricorso a metodi nuovi, ad un modo di pensare diverso, occorre convocare d'urgenza gli stati generali dell'acqua, anche per impedire il prevalere delle vecchie logiche partitiche. Una specie di assise nazionale aperta a tutti gli attori interessati: comitati per l'acqua pubblica, sindacati, movimenti associativi, forum di cooperazione. Bisogna inventare una ingegneria pluralista basata sulla fiscalità generale e su quella locale, e poi sulla partecipazione del cittadino al bilancio di gestione con forme cooperative. Penso a sistemi di test e prova, con lavori di scenari nei prossimi sei mesi, per mettere a punto i nuovi metodi. Il processo decisionale investe ovviamente anche il parlamento e i partiti che hanno un compito di finizione e armonizzazione, altrimenti c'è il rischio dell'esplosione delle singole e divergenti soluzioni territoriali. Siamo in un periodo dove bisogna far prevalere uno spirito di innovazione politica, sociale ed etica forte.


16/06/2011
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«C'è una distanza siderale tra quello che è successo e quello che viene raccontato dai mass media - dice subito Marco Bersani - la nostra vittoria va molto oltre il solito chiacchiericcio tra governo e opposizione, sono state sconfitte le politiche liberiste bipartisan, ed è stata riaffermata una voglia di protagonismo sociale e di democrazia condivisa»

Checchino Antonini
«C'è una distanza siderale tra quello che è successo e quello che viene raccontato dai mass media - dice subito Marco Bersani - la nostra vittoria va molto oltre il solito chiacchiericcio tra governo e opposizione, sono state sconfitte le politiche liberiste bipartisan, ed è stata riaffermata una voglia di protagonismo sociale e di democrazia condivisa». Per nulla soddisfatto della sua rappresentazione, il movimento per l'acqua bene comune spiegherà oggi le sue ragioni in una conferenza stampa in occasione della proclamazione dei risultati referendari da parte della Cassazione. Bersani, di Attac, è interno da sempre al percorso dei movimenti antiliberisti e a questo cammino dei 27 milioni di Sì: «E' un approccio sbagliato, quello in voga tra i media, di dipingere i movimenti come degli adolescenti che esprimono una domanda ma hanno bisogno degli adulti per costruire un'alternativa. Il movimento aveva prodotto, molto prima del referendum, una legge di iniziativa popolare su cui sono state raccolte più di 400mila firme ma poi è stata nascosta nei cassetti di Montecitorio da entrambi i governi (vedi la scheda in basso, ndr). Noi diciamo che è da lì che si deve ripartire ora».

Dunque, a differenza di quanto accade con il nucleare e con il legittimo impedimento, il risultato sull'acqua è tutto da acquisire?
E' evidente, ma alcune cose sono possibili da subito a partire dall'immediata riduzione delle bollette perché è appena stata abrogata la norma sulla remunerazione del capitale investito. E la Corte costituzionale s'è già pronunciata sull'immediata applicabilità della norma. come minimo del 7% l'anno. Intanto va detto che, per cinque anni, la nostra vittoria comporta che ogni nuova norma deve andare nella direzione esatta su cui s'è pronunciato il popolo sovrano. Dunque la proposta di legge del Pd e quella della ministra Prestigiacomo sull'Authority sono letteralmente impresentabili. Un'autorità garante, infatti, è inutile se non esiste un mercato. E sull'acqua, monopolio naturale, non può esserci un mercato. Il Pd ripropone, con una logica meno vincolante, il decreto Ronchi, parla di spa e di remunerazione dell'attività industriale che è la norma sul profitto appena abrogata. La strada della ripubblicizzazione dovrà passare per assemblee, Ato per Ato, aperte alla cittadinanza. La nostra legge prevede anche un fondo per aiutare i processi di ripubblicizzazione.

Cosa pensate di quanto accaduto in Puglia, con l'approvazione di una ripubblicizzazione emendata dall'alto?
Aspettiamo di valutare il testo finale. Sembra un passo importante che una Spa diventi ente di diritto pubblico ma per noi questo processo dovrebbe essere partecipato dai cittadini e dai lavoratori. Lì è successo che alcuni passaggi non siano stati fatti con il giusto coinvolgimento. L'altra città su cui noi immaginiamo subito un percorso di ripubblicizzazione è Napoli dove è diventato assessore Lucarelli, da sempre dentro il percorso dei movimenti per l'acqua.

Come si fa ora a bloccare concretamente le nuove grandi manovre di privatizzazione strisciante?
Noi chiediamo che tutti i comitati continuino ad essere presenti sui territori, nessuno deve smobilitare, gli interessi sono giganteschi. Un'altra cosa è che nascano altre conflittualità sui beni comuni per rafforzarsi reciprocamente ora che siamo alla fine del consenso sociale alle politiche liberiste.

Di fronte a questa inversione di tendenza c'è la proposta di Rifondazione di una Costituente per i beni comuni e quella non dissimile di Lucarelli di un "manifesto" dei beni comuni.
Tutte le proposte sono interessanti, andranno riflettute ma senza fretta. Tra poche settimane ci sarà la nostra assemblea nazionale (in rete circolano due date: l'ultimo week end di giugno o il primo di luglio, in uno spazio che si sta cercando a Roma o a Firenze, ndr) e allora tutte queste proposte troveranno un luogo di confronto. Lì bisognerà capire che non è vero che si aumenta l'aggregazione sociale moderando gli obiettivi. E' su obiettivi radicali come la ripubblicizzazione dell'acqua che c'è stato un consenso di massa. E non dobbiamo dimenticare che il movimento ha costruito negli anni una pratica di inclusione e di espansione costante. Questi elementi potranno fornirci qualche indicazione utile su come costruire dei veri fronti sociali.


16/06/2011

liberazione