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G8, non vi furono "patti segreti"
Lunedi 16 maggio a pagina 18 il Secolo xix ha pubblicato a tutta pagina sotto il titolo "Un patto segreto per insabbiare il G8" un articolo che anticiperebbe le presunte rivelazioni contenute in un libro di denuncia di prossima uscita.
Nel articolo si legge: "E' del pm Enrico Zucca la rivelazione "dalla polizia arrivo' una richiesta esplicita, una sorta di patto: voi rinunciate ad andare fino in fondo nelle inchieste sulla polizia, noi facciamo altrettanto con i magistrati. La proposta fu riferita in questi termini dal procuratore aggiunto Pellegrino. E decisamente rifiutata."
A centro pagina vi e' la mia foto con didascalia "Il mediatore anti-global, Giancarlo Pellegrino e' l'ex procuratore aggiunto, ora in pensione, che guidava il pool anti black blck.
Fu lui il "tramite della propsota indecente".
evidentemente il G8, nonostante gli anni trascorsi, continuaa a distillare veleni, benche' le carte processuali siano ormai pubbliche e contengano la prova della correttezza e dell'impegno che TUTTA la Procura della Repubblica di Genova profuse per fare chiarezza sui reati commessi in quei drammatici giorni.
Non vi fu alcun "patto segreto" per insabbaire il G8. Le dichiarazioni virgolettate attribuite al dottor Zucca non so siano o meno complete.
So per certo - e posso provarlo - che sono imprecise.
E' vero che il dottor Fiorolli - in colloquio nel mio ufficio in occasione della sua presa in possesso del delicato incarico di Questore dopo il G8 - lancio' un "ballon d'essai"; era a Genova per ripristinare l'immagine della polizia incrinata e pacificare gli animi in una citt'a ancora sotto shock per le violenze di balck blok e forz dell'ordine.
Andarono a fondo con le indagini avrebbe rinfocolato polemiche e contrasti.
La mia risposta - ovvia - fu hce la Procura di Genova avrebbe fatto tutto quello che occorreva per accertare i reati eventualmente commessi e identificare gli autori.
In una delle numerose riunioni colleggiali che si tenevano a quell'epoca (eravamo all'inizio delle indagini) riferii ai colleghi la conversazione con il dottor Fiorolli (compresa la mia risposta) e ricordo benissimo che aggiunsi a commento che questa conversazione era l'indizio significativo delle difficolta' che l'ufficio avrebbe incontrato nelllo svolgimento dei suoi compiti.
E' quindi falso che fui "tramite dlla proposta indecente" visto che non venne riferita una "proposta" perche' venisse esaminata e discussa, ma una conversazione che conteneva gia' la risposta di "irricevibilita'":
Posso aggiungere che la Digos di Genova collaboro' con impegno nell'indagine da me coordinata (i manifestanti rinviati a giudizio per devastazione e saccheggio furono tutit individuati - e non era facile - dalla Digos) e - se non ricordo male - anche il dottor Zucca delego' alcuni accertamenti alla Squadra Mobile di Genova.
Rubo ancora un po' di spazio per riferire alcuni fatti attinenti alle indagini che possno far capire (o ricordare!) a chi legge come si lavorava alla Procura della Repubblica di Genova.
Le dcisioni piu' importanti, riguardanti procedimenti delicati, venivano prese, sia nel periodo in cui il Procuratore capo era il dottor Meloni, sia quando il dottor Lalla diresse l'ufficio, discutendone collegialmente tra sostituti titolari dell'incarico, aggiunto coordinatore dell'indagine e capo dell'ufficio.
I provvedimenti venivano poi presi e sottoscritti dai sostituti titolari.
Quando si tratto' di inviare al Giudice le richiest di rinvio a giudizio per la Diaz che riguardavano anche alcuni funzionari ai vertici della POlizia, mi parve giusto che TUTTO l'Ufficio se ne assumesse la responsabilita' ed infatti in calce a quella richiesta vi sono oltre a quelel dei sostituti titolari, anch le firme dell'allora Procuaratore Capo Lalla e degli aggiunti compresa quella del sottoscritto.
Capitava poi con una certa frequenza che un sostituto alle prese con una decisione da prendere (l'iscrizione di un indagato, l'emissione di un provvedimento cautelare, una scelta di indagine) si consultasse con un collega, piu' anziano o piu' giovane, di cui aveva stima.
Il dottor Zucca certamente ricorda che - benche' non fossi l'aggiunto coordinatore del suo gruppo - venne da me per un consiglio quanda tra le carte del G8 trovo' la relazione di servizio di un ispettore di polizia che nel pomeriggio precedente l'assalto alla Diaz aveva proceduto in corso Italia al sequestro di 2 bottiglie molotov.
Il ragionevole sospetto che potesse trattarsi delle stesse bottiglie molotov poi fatte apparire come sequestrate alla Diaz apriva ipotesi di indagine assai promettenti, ma occorreva accertare se si trattasse proprio di quelle bottiglie.
Era necessario sentire l'ispettore che aveva redatto il verbale, di stanza nella provincia di Bari, evitando ogni possibile inquinamento probatorio.
Consigliai al dr. Zucca di non citarlo a Genova era meglio recarsi a Bari, farlo citare dalla Procura di Bari senza l'indicazione dell'oggetto della deposizione e sottoporgli la fotografia dei reperti sequestrati alla Diaz.
Presi personalmente gli accordi con l'aggiunto Procuratore dela Procura di Bari per la citazione dell'ispettore che riconobbe nelle foto il materiale sequestrato in corso Italia.
Cosi' si lavorava lla procura della repubblica di Genova, ove non vvi erano alcuni sostituti "duri e puri" ed altri che mettevano loro i bastoni tra le ruote o facevano i "medaitori di proposte indecenti".