La stima che non vogliamo perdere....che vuol dire??? La tragedia di
Israele e Palestina e' un tutt'uno e le responsabilita' hanno tanti
nomi e cognomi,non e' sopportabile la retorica di chi difende diritti
civili a giorni"alterni"chiudendo gli occhi sulla deportazione
palestinese e la carneficina di Gaza.ma non se ne uscira' mai senza
riconoscere israele e costringerla assieme ad uno stato palestinese
costruire un futuro condiviso. L'alternativa e' solo la guerra ed in
guerra vincono sempre i piu' forti ,per di piu' in prospettiva siamo
tutti morti. La pace o e' giusta o prepara un altra guerra,per
costruirla bisogna che prevalga la ragione. Tommaso. Ps grazie a
chi garantisce l'esistenza di questo spazio liner
Il giorno 05/mag/2011, alle ore 11.14, Massimiliano Piagentini <massimiliano.piagentini@???
> ha scritto:
> "Israele, un Paese che ha trasformato aree desertiche in luoghi
> produttivi e in giardini. (...) Israele, un Paese che si confronta
> col tema mondiale del governo del ciclo dell'acqua e con quello
> dell’elettricità, con pratiche di avanguardia"
> Nichi Vendola
>
> Caro Vendola, questa retorica ignora che quel deserto era la
> Palestina, il paese più colto e sviluppato del Medio Oriente con
> fiorenti città e scambi culturali e commerciali, prima naturalmente
> della colonizzazione e della Nakba che ha prodotto 5 milioni di
> profughi, la metà di villaggi distrutti (Chissà se conosci la storia
> di Der Yasin o degli altri villaggi?) E poi la distruzione di interi
> quartieri storici e architettonicamente importanti, la cancellazione
> di ogni traccia di cultura palestinese, compreso il furto di centinaia
> di migliaia di libri e documenti. L'elenco è molto lungo e ti invito
> a
> documentarti, ma voglio darti un solo esempio di come Israele...
> costruisce i suoi giardini: A Silwan, quartiere di Gerusalemme con 40
> mila abitanti palestinesi, il sindaco ha deciso di procedere alla
> demolizione di 22 delle 88 case palestinesi a rischio di demolizione.
> (...)
> Quanto all’acqua...chissà se qualcuno ti ha mai detto che il primo
> modo con cui Israele “si confronta” con il problema dell'acqua è
> quello di... rubarla totalmente ai palestinesi. Le colonie
> usufruiscono dell'80% dell'acqua disponibile mentre città e villaggi
> restano a secco anche per mesi comprese città come Betlemme. I
> palestinesi espropriati delle loro risorse idriche, anche grazie alla
> costruzione del muro di separazione che ha inglobato le fonti idriche
> rimaste, sono costretti a comprare a caro prezzo la loro acqua dalla
> società israeliana Mekorot. (...) Per quanto riguarda l'energia, che
> spesso i palestinesi vedono solo passare sulle loro teste tra una
> colonia e l’altra, essendo privati tanto dell'acqua quanto
> dell'elettricità,
> Come ebrea sono indignata dalle tue dichiarazioni: esse offendono me e
> insieme tutte quelle persone che in Israele e nel mondo cercano di
> spiegare che gli ebrei non sono tutti sionisti e si battono
> per la giustizia e la libertà di tutti oltre che per mantenere la
> propria dignità.
>
> Miryam Marino, ebrea di Rete Ebrei contro l’occupazione
>
> ________________________________________________________________
>
>
> Vi giro la lettera inviata a Nichi Vendola dal gruppo che si è recato
> in Palestina con l'Associazione per la Pace dal 19 al 26 aprile 2011.
> Luisa Morgantini
>
> Tu quoque Nichi?
> Caro Nichi,
> Dicci che non è vero e che è stato tutto un terribile equivoco. Non
> hai mai descritto Israele come “un Paese che ha trasformato aree
> desertiche in luoghi produttivi e in giardini”. Non ne hai mai parla
> to
> come di “un Paese che si confronta col tema mondiale del governo del
> ciclo dell’acqua” senza dire che nei territori occupati il ciclo
> dell’acqua consiste nel sottrarre l’acqua ai palestinesi per
> annaffiare colonie illegali. E’ stato quel furbacchione
> dell’Ambasciator Meir a “confondere un po’ le acque”? E
> allora perché
> non pubblicare una bella smentita?
> Ti hanno già scritto in molti e lo ha già fatto molto bene Myriam
> Marino, ci siamo anche noi: un bel gruppo di persone le più diverse
> appena tornate da un “viaggio di conoscenza” in Israele e Palestin
> a,
> pensa. Uno di quei bei viaggi organizzati dall’Associazione per la
> Pace di Luisa Morgantini, un viaggio che nessuno di noi dimenticherà
> mai, che è appena cominciato e che vogliamo continuare, anche con te
> se ne avrai voglia e curiosità.
> Si dice che la Sinistra sia molto più brava a fare autocritica che a
> criticare i propri avversari. E infatti eccoci qua, a esercitare la
> nostra critica, tanto forte quanto forti sono le nostre aspettative
> nei tuoi confronti. Molti di noi sono “di sinistra”, alcuni di noi
> militano nelle file di Sinistra, Ecologia e Libertà. C’è anche
> chi non
> vede l’ora di vederti a capo di un governo che traduca sogni di
> giustizia in realtà quotidiana.
> Tutti noi crediamo che essere “radicali” non voglia dire essere
> “faziosi” e per forza “oppositivi”, ma essere in grado di
> arrivare
> alle radici delle cose, per capirle, interpretarle e tentare di dare
> risposte a questioni che sembrano difficili da risolvere.
> Siamo contrari a battaglie identitarie che servono solo a dare
> un’etichetta a chi si sente perso senza un simbolo appiccicato
> addosso. Crediamo che oggi più che mai sia necessario studiare e
> reinterpretare il mondo. Neanche a te piacciono gli slogan vuoti e
> anche tu hai sempre voglia di imparare. E’ finita l’epoca della
> fedeltà assoluta ad una “causa superiore”, bisogna coltivare il
> dubbio, siamo d’accordo. Ma alcune battaglie vanno portate avanti c
> on
> convinzione. Per questo abbiamo superato i dubbi di Pasolini su
> Israele e il mondo arabo e non abbiamo dubbi da che parte stare quando
> si parla dei Territori Occupati. Ogni tanto fa anche bene sentirsi nel
> giusto.
>
> A noi ha fatto bene manifestare contro il Muro a Bil’in insieme ai
> comitati palestinesi di resistenza popalare, ballare a Sheik Jarrah
> con i giovani israeliani strillando a una voce “One, two, three,
> four…occupation no more!”. Davanti a noi, due coloni che facendo
> finta
> di niente leggevano il Talmud seduti sul divano in cortile. Hanno
> ignorato noi come ogni giorno ignorano l’anziana profuga palestines
> e,
> a cui hanno occupato la casa assegnata dall’UNRWA ma che in quel
> cortile ha deciso di viverci lo stesso, sotto una tenda.
> Ci ha fatto bene conoscere gli Human Supporters di Nablus che aiutano
> i bambini a superare il dolore, e ci ha fatto bene vedere quel che
> riesce a fare il Rehabilitation Centre di Hebron in una città
> militarizzata da 5000 soldati venuti a proteggere i 400 coloni che
> hanno occupato il centro storico rendendo la vita impossibile ai
> palestinesi. Tutto questo ci ha fatto bene, ma ci ha fatto anche
> soffrire, perché l’ingiustizia fa soffrire, come fanno soffrire i
> racconti di violenza inaudita che ci sono stati riferiti dalle stesse
> vittime, anime di un assurdo purgatorio che chiedono di riportare in
> terra la loro verità.
>
> Nichi, lo sai che nell’ “unico Stato democratico del Medio Orient
> e”
> esistono le prigioni per i morti? Quelle dove i palestinesi
> marciscono, letteralmente, per scontare pene di 250 anni?
>
> Noi comprendiamo le ragioni diplomatiche che ti spingono a parlare
> anche con l’Ambasciatore di uno Stato che pratica l’apartheid, ma
> è
> davvero necessario sposarne e diffonderne la propaganda? Non dobbiamo
> dirti noi che già nella Bibbia la Palestina è identificata come la
> terra dove scorrono latte e miele: non è stato certo lo Stato di
> Israele a renderla fertile.
> Semmai, lo Stato di Israele sta utilizzando i territori abitati dai
> palestinesi come discariche.
> E a proposito di tecniche d’avanguardia, lo sai che dalle belle oasi
> che si sono costruiti in Cisgiordania i coloni aggrediscono i bambini
> palestinesi che per andare a scuola senza fare deviazioni
> chilometriche osano avvicinarsi a loro? E sai che non lontano dalle
> meravigliose palme piantate dai coloni nella Valle del Giordano
> esistono villaggi di beduini dove l’acqua potabile non passa perché
> è
> stata deviata? Siamo andati a conoscerli i bambini di questi villaggi,
> abbiamo visto le loro scuolette fatte coi copertoni delle macchine
> (anche grazie all’aiuto della cooperazione italiana), abbiamo visto
> le
> tende dove fanno lezione in attesa che sia pronta la scuola di fango
> intitolata a Vittorio Arrigoni: qualche mattone l’abbiamo messo pure
> noi, simbolicamente, per testimoniare la nostra vicinanza. Giardinetti
> per loro non ce ne sono, e qualcuno vorrebbe che neanche loro fossero
> lì.
> Come a Gerusalemme, dove i palestinesi non possono costruire case
> nemmeno sulla terra che appartiene a loro. E i figli devono
> arrangiarsi altrove, perdendo in questo modo per sempre la residenza.
>
> E allora Nichi, questa terra che in tutto sarà grande come la tua
> Puglia, bisogna conoscerla tutta per saper distinguere gli orrori
> dalla speranza, per capire che anche chi sta male a volte non si
> arrende. Per denunciare chi, nel nome di una religione e di una
> cultura, fa terra bruciata intorno a sé, teorizzando e riuscendo a f
> ar
> passare il messaggio che i suoi diritti valgono più dei diritti degli
> altri.
> Lo stato di Israele sarà pure denso della cultura ebraica che tutti
> apprezziamo, ma cosa c’entra questa cultura con le prevaricazioni c
> he
> subiscono i palestinesi?
>
> Infine, riguardo al tuo desiderio di “sviluppare reciprocamente le
> attività turistiche”, ci chiediamo: è per difendere questa
> cultura che
> quegli uomini e donne di ghiaccio del sistema di sicurezza israeliano
> hanno sottoposto noi “turisti” italiani a un vero e proprio
> interrogatorio sulla via del ritorno, all’aeroporto di Tel Aviv?
> Terrorismo psicologico, il loro, roba da farti venire la tremarella.
> L’accusa, gravissima, quella di “essere dei volontari”.
> Pensa che curioso, ci hanno accusati di essere venuti in Israele
> “solo” per aiutare i palestinesi, e hanno voluto le prove che
> fossimo
> stati nei posti giusti: posti, ad esempio, come i giardini di Haifa di
> cui sono (siete?) tanto orgogliosi. Fra le tante foto “compromettent
> i”
> che hanno visto dopo averci requisito la macchina fotografica è
> spuntata fuori anche quella dei giardini di Haifa. Meno male, siamo
> particolarmente sensibili ai giardini.
>
> Ci vuoi venire a vedere i giardini e le palme con noi? Noi ti ci
> portiamo volentieri, ma poi facciamo anche un viaggio nei villaggi e
> nelle città palestinesi.
>
> Con la stima che non vogliamo perdere,
>
> Giovanna Bagni
> Giulia Bellandi
> Sara Bellandi
> Franca Bocci
> Raffaele Boiano
> Sergio Caldaretti
> Bernardetta Casa
> Carla Consonni
> Davide Costa
> Nicola Costa
> Silvia Dal Piaz
> Marco De Luca
> Francesco Del Bove Orlandi
> Rosa Di Glionda
> Francesca Fanchiotti
> Gabriella Fazzi
> Ornella Fiore
> Liana Gavelli
> Isa Giudice
> Valentina Loiero
> Maria Grazia Lunghi
> Giovanna Maniccia
> Paola Marazziti
> Marcello Musio
> Mariella Pala
> Cristiana Paternò
> Marco Pecci
> Ivan Proto
> Alice Proto
> Elisabetta Schintu
> Stefania Spiga
> Massimo Tesei
> Edvino Ugolini
> Carolina Zincone
> Biancamaria Zorzi
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