13/12 - LE FARC ANNUNCIANO LA LIBERAZIONE UNILATERALE DI CINQUE
PRIGIONIERI
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Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia hanno annunciato la
liberazione unilaterale di cinque prigionieri di guerra come gesto di
solidarietà nei confronti della ex senatrice Piedad Córdoba, che
ringraziano per l’impegno umanitario profuso per la fine del
conflitto interno.
Secondo la lettera aperta firmata dal Segretariato delle FARC ed
indirizzata alla stessa Piedad Córdoba, la data delle liberazioni
dipenderà dalle garanzie che fornirà il governo Santos;
l'insorgenza pone come condizione che sia la dirigente oppositrice
stessa a ricevere i prigionieri, a dispetto della sua inabilitazione
per mano del Procuratore Generale Ordoñez, misura persecutoria che
qualificano come immorale, “ingiusta, arbitraria e dettata da
perversi interessi politici”. Nella lettera l’organizzazione
guerrigliera invita nuovamente il paese a lavorare per la costruzione
di un'alternativa politica alla guerra; ed assicura che le liberazioni
si daranno in virtù "del più giustificato imperativo etico", in
risposta al "brutale abuso della Procura Generale della Nazione
contro lo sforzo umanitario per la pace in Colombia". "In questo caso
non c'è diritto alla difesa né al dovuto processo. Nessuno ha
giudicato Piedad Córdoba. Paradossalmente, i funzionari delinquenti
che la spiavano per incriminarla adesso fuggono all'estero cercando
di farsi gioco della giustizia", sostengono le FARC.
Venerdì 10 dicembre scorso Córdoba ha affermato che questo annuncio
dell'insorgenza alimenta la speranza in una soluzione politica del
conflitto sociale ed armato interno, e che il governo l’ha
autorizzata a lavorare per materializzare le suddette liberazioni.
Come già in passato, quando il mafioso Uribe era presidente e
l’oligarca Santos ministro della Difesa, Piedad dovrà guardarsi
dalle trappole e provocazioni che il regime metterà in campo per
sabotare la riuscita dell’operazione di liberazione e infangare
l’immagine delle FARC, nonché di questa coraggiosa leader della
causa della pace.
11/12 - ONG DENUNCIA CHE I PRIGIONIERI POLITICI COLOMBIANI
RISCHIANO LA VITA PER GLI ATTACCHI DEI PARAMILITARI
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=814:-1112-ong-denuncia-che-i-prigionieri-politici-colombiani-rischiano-la-vita-per-gli-attacchi-dei-paramilitari-&catid=8:accordo-umanitario&Itemid=19>
Il Comitato di Solidarietà con i Prigionieri Politici ha denunciato
i gravi rischi che nel carcere di Boyacá corrono i detenuti politici,
costretti a condividere spazi comuni coi paramilitari.
A causa di questa “convivenza” forzata, la ong ha
rivelato che lo scorso 23 novembre un gruppo di prigionieri politici
ha subito un attacco da parte dei paramilitari nel cortile del
carcere, ed è stato costretto a rinchiudersi nelle celle per
sfuggire agli aggressori.
Inascoltate le reiterate richieste di classificare la popolazione
carceraria in base alla natura dei delitti imputati, rivolte dalla
Fondazione e dai detenuti all'INPEC, l'Istituto Nazionale
Penitenziario e Carcerario, protagonista peraltro di diversi scandali
relativi alla connivenza con i detenuti paramilitari, come le
comprovate complicità con l'evasione di alcuni di questi criminali.
Oltre al grave rischio per la vita causato dalla vicinanza con i
paramilitari, i detenuti politici subiscono continue violenze e
trattamenti lesivi della dignità personale, quali le pratiche di
isolamento forzato applicate arbitrariamente ed illegalmente,
considerate da organismi internazionali quali il Comitato contro la
Tortura delle Nazioni Unite come trattamento crudele, disumano e
degradante.
Evidentemente le complicità fra Stato e paramilitarismo, che
riguardano l'impiego da parte del regime di questi assassini fascisti
in funzione antinsorgente e come manodopera per alcuni lavori relativi
al narcotraffico, in chiave antisindacale, o a difesa dei privilegi di
multinazionali e latifondisti, esistono persino all'interno delle
carceri colombiane, attraverso trattamenti di favore, concessioni
varie e addirittura evasioni concordate, a dimostrazione del fatto
che la giustizia, nella Colombia di Uribe e di Santos, rimane una
chimera irrealizzabile.
08/12 - SCARCERATO IL MILITANTE COMUNISTA MANUEL OLATE!
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=808:-0812-scarcerato-il-militante-comunista-manuel-olate&catid=8:accordo-umanitario&Itemid=19>
Il magistrato della Corte Suprema cilena, Sergio Muñoz, ha disposto
gli arresti domiciliari per Manuel Olate, accusato di presunti legami
con le FARC. Nei confronti di Olate era stato emesso un mandato di
carcerazione preventiva ed era stata richiesta l'estradizione in
Colombia alla fine di ottobre.
Secondo il giudice, la magistratura inquirente non è stata in grado
di dimostrare la fondatezza dell'accusa di partecipazione ad
attività terroristiche.
Questo argomento riveste un'importanza decisiva per evitare la
concessione dell'estradizione, programmata per il 13 dicembre
prossimo, poiché Muñoz ha già ricevuto il dossier della
magistratura colombiana contenente le cosiddette “prove
contundenti”, fabbricate ad arte dal regime fascista colombiano e
propagandate dal sistema mediatico dell'oligarchia colombiana.
Secondo Guillermo Teillier, Presidente del Partito Comunista Cileno,
“la detenzione di Olate è stata un'assurda macchinazione del
governo colombiano in combutta con la destra cilena”.
Il deputato ha inoltre aggiunto che “senza dubbio questa è una
vittoria molto importante della difesa di Manuel Olate e credo che
ciò significhi che le prove fatte arrivare dal governo colombiano
alla magistratura sono molto deboli, altrimenti sarebbe senza dubbio
rimasto in carcere”.
Si sgonfia così un'altra bufala del governo di “Jena” Santos,
come sempre sorretta dai "miracolati" pc del Comandante Reyes,
“usciti indenni” dal bombardamento dell'aviazione
gringa-colombiana in territorio ecuadoriano e manipolati con cura per
creare le informazioni utili a danneggiare gli oppositori al
narco-regime; tuttavia, come spesso accade, le macchinazioni
costruite ad hoc dal narco-Stato colombiano finiscono per essere
smascherate.
Ancora una volta, la caccia alle streghe nei confronti della
solidarietà internazionale con le lotte del popolo colombiano
subisce una tanto innegabile quanto importante battuta d’arresto.
Ciò nonostante, la battaglia per la scarcerazione totale di Manuel
Olate va avanti: non solo per scongiurare quella che sarebbe una
criminale estradizione, ma anche per continuare ad esigere il diritto
di pensare ed agire al fianco della resistenza del popolo colombiano.
05/12 - EMESSO MANDATO DI CATTURA NEI CONFRONTI DELL'EX CAPO DEL
DAS
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=799:0512-emesso-mandato-di-cattura-nei-confronti-dellex-capo-del-das&catid=8:accordo-umanitario&Itemid=19>
La Procura Generale della Colombia ha emesso un ordine di cattura
nei confronti di Miguel Maza Márquez, ex direttore del DAS (la
polizia politica colombiana), accusato di complicità nell'omicidio
dell'ex candidato presidenziale Carlos Galán, trucidato il 18 agosto
1989 a Soacha, località situata nelle vicinanze di Bogotà, durante
la campagna elettorale per la presidenza del paese.
Il magistrato a cui è stato affidato il caso, Guillermo Mendoza, ha
dichiarato che Maza era già stato indagato per lo stesso reato in
una precedente inchiesta finita in prescrizione lo scorso aprile;
Mendoza ha inoltre sottolineato che nella riapertura del caso è
stata aggiunta all'accusa di omicidio l'aggravante di terrorismo, in
seguito ad alcune pesanti dichiarazioni rilasciate dal capo
paramilitare Iván Roberto Duque, alias Ernesto Báez (già
condannato per 18 omicidi), nelle quali afferma che Maza svolse un
ruolo chiave nell'omicidio Galán.
Secondo la testimonianza di Duque, Maza modificò in prima battuta la
scorta di Galán, creando deliberatamente condizioni di maggiore
esposizione a rischi, e successivamente manipolò le indagini in modo
da attribuire le responsabilità dell'omicidio ad alcuni criminali
comuni su mandato del narcotrafficante Pablo Escobar.
Questo ennesimo scandalo evidenzia la natura terroristica di alti
funzionari (vecchi e nuovi) di istituzioni come il DAS, direttamente
gestite dal governo di turno, ad ulteriore riprova del carattere
antidemocratico del regime colombiano, che ripudia il confronto
politico ed utilizza ogni mezzo per eliminare avversari ed
oppositori.
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