[NuovoLab] Abou ElKassim Britel e Abu Omar la vergogna di un…

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Author: alfredo
Date:  
To: forumgenova
Subject: [NuovoLab] Abou ElKassim Britel e Abu Omar la vergogna di una democrazia che piange ipocritamente i soldati morti in Afghanistan mentre commemora il picconatore Cossiga.
/Ricevo da Associazione Solidarietà Proletaria e segnalo a mia volta/

* *

*Abou ElKassim Britel e Abu Omar la vergogna di una democrazia che
piange ipocritamente i soldati morti in Afghanistan mentre commemora il
picconatore Cossiga. *

* *

A partire da un articolo del Washington Post datato 2 /11/2005
l'opinione pubblica internazionale viene finalmente a conoscenza
dell'esistenza di un sistema di carceri segrete ideate dagli Stati
Uniti, con la complicità dei principali Stati europei e dei loro servizi
segreti, per recludere prigionieri al di fuori di ogni tutela della
legge internazionale, in un assoluto isolamento e consentire su di essi
metodi di interrogatorio basati sull'utilizzo della tortura.

Le "extraordinary rendition" (le consegne straordinarie) e i voli della
tortura, divengono il simbolo della deriva reazionaria impressa alla
società civile in nome della lotta al terrorismo e sembrano far cadere
definitivamente il velo dell'innocenza di cui si ammantano i Paesi
"esportatori della democrazia".

Le responsabilità dello Stato italiano nell'extraordinary rendition di
Abu Omar e quello di Abou ElKassim Britel, sono ormai da tempo evidenti
ed accertate, come sono stati accertati i continui tentativi di
depistaggio e di intossicazione posti in essere nel caso dell'ex imam di
viale Jenner (l'unico caso di consegna straordinaria approdata ad un
processo giudiziario) sia da parte dal Governo Prodi che del Governo
Berlusconi (vedi articoli allegati).

Oggi di queste extraordinary rendition è il caso di riparlare per
diversi motivi:

- perché si è aperto ieri in sordina il processo in appello per il caso
Abu Omar

- perché tra l'8 e il 9 ottobre, sempre in sordina, Abou ElKassim Britel
che ancora è detenuto in Marocco, ha subito un trasferimento coatto nel
carcere di Kenitra e ci sono ragioni per temere della sua vita

- perché in entrambi i casi il Governo italiano ha delle gravissime
responsabilità e, se nel caso Abu Omar continua ad interferire per
influenzare il corso del processo e garantire l'impunità ai mandanti
politici e agli esecutori materiali del rapimento, nel caso Britel
mostra invece un disinteresse totale per questo cittadino del nostro
Paese che continua ad essere torturato e detenuto illegalmente.

- perché quella deriva reazionaria di cui avanti si parlava continua e
si aggrava nel mondo come nel nostro paese

- perché per contrastare tale deriva è ora, in Italia, di dare una
soluzione politica alla crisi di cui essa è figlia, una soluzione che
veda uomini e donne, italiani ed immigrati, impegnarsi nella costruzione
di un governo di emergenza popolare che impedisca lo scempio della
Costituzione, la violazione dei diritti democratici, la distruzione del
territorio e riconosca ad ogni individuo il diritto ad una vita sana e
dignitosa.

I padroni di tutto il mondo sono oggi più che mai uniti nel tentativo di
far pagare a noi il frutto delle loro speculazioni, delle loro sporche
manovre. La guerra interimperialista all'esterno, la guerra tra poveri e
la distruzione delle garanzie democratiche all'interno, sono i mezzi per
uscire a loro modo dal pantano in cui essi stessi ci hanno infognato.

I militari che tornano in una bara dall'Afghanistan sono per loro
nient'altro che carne da macello.

Come carne da macello sono le innumerevoli vittime civili di guerre che
tanti tra gli stessi militari e familiari dei militari reputano ormai
assurde e incomprensibili.

*/ /*

Ipocritamente* *l'intero teatrino della politica rende omaggio ai figli
della patria, mentre in Senato in ben altro modo si commemora /il
presidente emerito/ Francesco Cossiga, il picconatore della
Costituzione, cui spetta il /"posto d'onore nel pantheon dei liberali e
democratici"/.

I complici, i compari e quanti tra rivoluzionari pentiti e fascisti
hanno goduto delle coperture del picconatore, onorano chi in realtà ha
coperto, sponsorizzato, appoggiato, sostenuto e instaurato legami
stretti con la peggiore gentaglia coinvolta nelle trame nere, nei
tentati golpe, nei servizi "deviati", nelle strutture occulte, nella
strategia della tensione e legata ai servizi segreti USA.

E' in questa di commemorazione che si scopre come realmente i padroni e
i servi dei padroni intendono "la difesa della democrazia" e "della
libertà da forze illiberali"!

E si scopre chi sono i veri terroristi, quelli che intendono continuare
il massacro in Afghanistan e anzi dotare i nostri aerei di bombe perché
la guerra porta profitti e perché, come scrive candidamente* **Sergio
Romano* sul /Corriere/ del 10/10 "/il contingente italiano avrà
conquistato quando tornerà a casa - soprattutto con il sacrificio di
coloro che sono morti per l'Afghanistan - un bene per noi
particolarmente prezioso: il rispetto degli alleati"./

Per alimentare la menzogna colossale della guerra al terrorismo e
giustificare l'enorme perdita di vite umane, i tanti Abu Omar e Abou
Elkassim Britel, eretti a vittime sacrificali, hanno pagato e stanno
ancora pagando, mentre il Governo italiano ed americano continuano ad
impugnare il segreto di Stato per garantire l'impunità ai responsabili
politici e materiali di tali crimini.

Sotto la presidenza Obama le consegne straordinarie sono proseguite,
così come gli assassini mirati in paesi esteri di sospettati di
terrorismo senza alcun fondamento legale. Recentemente una Corte
federale americana ha stabilito che anche di fronte alle extraordinary
rendition la /"necessità del governo di proteggere segreti di Stato va
al di là del diritto degli attori di ottenere udienza in un'aula di
tribunale"./

In Italia l'inizio del processo d'Appello per Abu Omar (i giudici della
terza sezione della Corte d'Appello di Milano decideranno il 18 ottobre
prossimo se rinnovare il dibattimento), ha visto come era prevedibile,
il sostituto procuratore generale Piero De Petris dire di no alla
convocazione come testi di Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Gianni
Letta, Enrico Micheli e Arturo Parisi, mentre il nostro ministro di
Giustizia Angelino Alfano, "dimenticando" opportunisticamente il vincolo
della separazione tra potere esecutivo e giudiziario, si è permesso di
"suggerire" alla Corte Costituzionale di condividere l'interpretazione
di un trattato Nato, prospettata dagli Stati Uniti, per sottrarre alla
giurisdizione italiana Joseph Romano, l'allora comandante della base
militare di Aviano già condannato in primo grado a 5 anni di reclusione.

Il colpo di spugna sulle responsabilità per le "/extraordinary
renditions/" che si vuole portare a compimento in Italia, come già
avvenuto in America è, tra i tanti, un altro segnale importantissimo
dell'accellerazione che si vuole imprimere alla deriva antidemocratica
nel nostro paese, è un'ulteriore indicatore del futuro che i padroni
vorrebbero riservarci.

Chiedere giustizia per Abu Omar, esigere che lo Stato italiano
intervenga perché Abou Elkassim Britel sia liberato e possa finalmente
tornare in Italia, dipende da ognuno di noi, dalle pressioni che saremo
in grado come opinione pubblica di esercitare, dalla nostra volontà di
non accettare supinamente le regole di un gioco che siamo noi tutti a
pagare, dalla solidarietà che riusciremo a mettere in campo.

Il 16 ottobre prossimo a Roma si terrà la grande manifestazione Fiom per
"diritti, democrazia, legalità, lavoro e contratto". Questa
manifestazione per condizioni oggettive assumerà un carattere di
rivendicazione politica oltre che sindacale. E' il contesto giusto per
chiedere libertà per Abou Elkassim Britel e giustizia per lui come per
Abu Omar, per chiedere il rispetto dei diritti fondanti della nostra
come delle democrazie di tutto il mondo.

Se le extraordinary rendition non avranno colpevoli il mondo che
vogliamo sarà per tutti più lontano.


    Abou Elkassim Britel, le violazioni continuano


ottobre 11, 2010

Venerdì 8 o sabato 9 ottobre, alle sei del mattino, Abou Elkassim Britel
subisce un trasferimento coatto dal carcere di Oukasha al carcere
centrale di Kenitra. Privato dei suoi abiti, dell'orologio e di tutti
gli effetti personali, Kassim viene fatto salire su una vettura con gli
occhi bendati e, arrivato a Kenitra, buttato giù dal mezzo e duramente
malmenato con calci e manganelli.

Già malato e provato dagli anni di prigionia e tortura, viene chiuso in
cella senza vestiti, senza cibo, senza letto e senza coperte, con i
lividi e le ferite ancora doloranti. Ha fame, è stato derubato anche
delle sue provviste di cibo.

Domenica sera la moglie, non avendo più notizie di lui da giovedì,
lancia l'allarme.
Oggi, lunedì 11 ottobre, una delle sue sorelle riesce a fargli visita e
ad incontrarlo. Kassim, in lacrime, racconta e chiede di esser visitato
al più presto dall'Ambasciatore o dal Console.

*/ /*

*/K.Sakinah/*

Dal Consolato di Rabat mi scrivono che il Console è intenzionato a
visitare mio marito Kassim domani.

L'umiliazione continua. Kassim al momento è privo di tutto.


Soffro e sono molto preoccupata, tutti i miei sforzi per assicurargli
almeno il necessario sono inutili di fronte a questi metodi.


Le modalità dell'improvviso trasferimento a Kenitra dimostrano come
siano giustificati i timori per la vita di Abou Elkassim Britel.


Inoltre, nessuno è stato informato, né la sua famiglia in Marocco, né le
autorità diplomatiche italiane, né io.


Se non avessi cercato sue notizie saremmo ancora all'oscuro di tutto.

Il silenzio sul suo caso, la scarsa attenzione dell'Italia per questo
suo cittadino fanno sentire al sicuro i suoi torturatori, quelli delle
detenzioni in segreto, dell'extraordinary rendition e quelli di oggi.

Grazie a chi vorrà sostenerci nella nostro continuo chiedere giustizia.


Grazie a chi ci aiuta a diffondere le notizie sul caso Britel, come oggi
ha fatto Radio Popolare.

*/ /*

*/Khadija Britel/*