22/08 - LA CORTE COSTITUZIONALE COLOMBIANA INVALIDA IL TRATTATO CON
GLI USA PER LE SETTE BASI STATUNITENSI
Il presidente della Corte Costituzionale colombiana, Mauricio
González, lo scorso 17 agosto ha reso nota la sentenza che invalida
l'accordo per l'installazione di sette basi militari statunitensi in
Colombia, siglato nell'ottobre del 2009 da Jaime Bermúdez, ex
ministro degli esteri di Uribe, e dall'allora ambasciatore degli
Stati Uniti a Bogotá, William Brownfield.
Secondo il pronunciamento, il governo dispone di un anno di tempo per
modificare l'accordo e sottoporlo al Congresso della Repubblica.
Lo scorso luglio il magistrato Jorge Iván Palacios aveva accusato il
governo Uribe di aver travalicato i limiti delle sue funzioni, per
aver dato carta bianca all'aumento della presenza militare
statunitense nel paese; la Corte Costituzionale ha confermato la
validità di quest'accusa, stabilendo che lo sciagurato accordo
costituisce un nuovo trattato internazionale, e non un'aggiunta al
vigente trattato del 1974, per cui l'ex narcopresidente avrebbe
dovuto farlo ratificare al Congresso.
Con l'atteggiamento sprezzante e la superbia che lo
contraddistinguono, Uribe Vélez aveva deciso di non richiedere
l'approvazione parlamentare, arrogandosi il diritto di sottoscrivere
il nuovo trattato adducendo non meglio chiarite “motivazioni di
urgenza”.
Ora l'illegalità e l’illegittimità di tale trattato, ampiamente
denunciate dalle organizzazione popolari colombiane e di tutto il
mondo, così come da diversi paesi latinoamericani, sono state
ribadite dal più alto organo di controllo costituzionale.
Sebbene l'oligarchia asservita agli USA controlli ampiamente il
Congresso, e dunque è probabile che esso lavorerà per
un'approvazione del trattato modificato, questo fatto rappresenta
un’ulteriore sconfitta politica per l'uribismo e per il degno
continuatore del narco-mafioso di Bogotá, Juan Manuel “Chucky”
Santos, neopresidente a capo di un governo debole e illegittimo, che
esordisce nel suo nuovo ruolo con questa pesante tegola sulla testa.
24/08 - CONDANNATA LA PRESENZA DI URIBE NELLA COMMISSIONE
D’INCHIESTA ONU SUI CRIMINI SIONISTI CONTRO LA FLOTTA ‘FREE
GAZA’
Attraverso un comunicato del suo attivista e fondatore Adam Shapiro,
l’associazione Free Gaza ha denunciato con determinazione la
partecipazione dell’ex presidente colombiano Alvaro Uribe Vélez,
in qualità di vice-presidente, alla commissione ONU creata da Ban Ki
Moon per investigare i crimini commessi dall’entità sionista contro
la flotta solidale con Gaza.
“La presenza di Alvaro Uribe rappresenta un serio problema, perché
costituisce un ostacolo per la futura inchiesta a causa del drammatico
record di violazione di diritti umani da parte del suo governo,
certificato proprio dalle Nazioni Unite e da organismi
indipendenti”, ha dichiarato Shapiro all’agenzia cinese Xinhua.
La Commissione è composta dall’ex primo ministro neozelandese
Geoffrey Palmer come presidente, Alvaro Uribe, come vice-presidente,
Yosef Ciejanover come rappresentante israeliano e Ozden Sanberk per
la Turchia ; essa avrebbe in teoria il compito di verificare la
dinamica dei fatti del 31 maggio scorso, quando l’esercito
israeliano attaccò la flotta di Free Gaza composta da 9 imbarcazioni
che tentavano di rompere l’embargo imposto da Israele contro la
popolazione civile della striscia di Gaza.
Le navi, che stavano trasportando beni di prima necessità come il
cemento, necessario alla ricostruzione di case, scuole ed ospedali
distrutti nella Striscia di Gaza durante l’operazione “Piombo
Fuso”, sono state assaltate dall’esercito di Tel Aviv i cui
soldati, armi in pugno, hanno ucciso 9 militanti turchi solidali con
il popolo palestinese.
Il ritrovamento della più grande fossa comune in America Latina, le
cui vittime risalgono al periodo della prima presidenza Uribe, i
legami di questi con il narcotraffico ed il paramilitarismo, i
comprovati tentativi di corruzione per garantirsi un terzo mandato
presidenziale e l’infinita scia di sangue lasciata in Colombia da
questo ex presidente fascista e mafioso, ne delegittimano qualunque
“sistemazione” post-mandato che non sia un processo da parte
della giustizia internazionale o di quella popolare, a cui prima o
poi Uribe dovrà rispondere.
26/08 - DESTITUITO L’ATTUALE AMBASCIATORE COLOMBIANO IN ITALIA
L’attuale ambasciatore colombiano in Italia, Sabas Pretelt de la
Vega , è stato destituito e inabilitato a ricoprire pubblici
incarichi per un periodo di 12 anni. La decisione della Procura
colombiana è stata presa dopo che lo scandalo sulla rielezione
fraudolenta dell’ex presidente Alvaro Uribe aveva messo in luce
come i crimini di corruzione fossero serviti a vari parlamentari per
garantire allo stesso Uribe un secondo, illegale ed illegittimo,
mandato. Pretelt de la Vega , che al tempo dei fatti contestatigli
ricopriva la carica di ministro della Giustizia (sic), ha risposto di
aver già presentato ricorso in quanto le accuse non gli sono state
mosse dal Giudice della Corte Suprema, ma dal suo vice.
Formalità a parte, la sostanza dimostra come questo criminale in
giacca e cravatta, attivo nel nostro paese, sia solo l’ennesima
mela marcia di quell’albero putrefatto e decomposto che è il
governo colombiano. Dopo il caso di Jorge Noguera, l’ex console a
Milano già arrestato per paramilitarismo, ora è il turno
dell’ambasciatore. Chissà quale altro criminale manderà il
governo Santos a Roma, e come verrà accolto da tutti quegli
esponenti delle nostre “democratiche istituzioni” che hanno
accreditato simili personaggi senza nemmeno fare una piccola ricerca
su Google; sarebbe infatti bastato solo questo per “rendersi
conto” dei loro curriculum...
28/08 - GIURISTI COLOMBIANI DENUNCIANO URIBE PER ALTO TRADIMENTO,
ABUSO DI POTERE E PREVARICAZIONE
L’ex presidente colombiano Alvaro Uribe, unitamente a tre ex
ministri del suo governo, è stato denunciato dal collettivo di
avvocati “José Alvéar Restrepo” per alto tradimento, abuso di
potere e prevaricazione, per aver firmato l’accordo con Washington
che consente l’installazione di sette basi militari USA in
territorio colombiano.
Insieme all’ex narcopresidente, sono stati denunciati alla Procura
Generale l’ex ministro della Difesa, Gabriel Silva Luján, quello
degli Esteri, Jaime Bermúdez e quello degli Interni e della
Giustizia, Fabio Valencia Cossio.
A sostegno della denuncia, questa prestigiosa e storica ong di
giuristi afferma che Uribe ha ignorato le prescrizioni costituzionali
e legali, compromettendo la sovranità nazionale e la sicurezza dello
Stato; il collettivo di avvocati ha inoltre pubblicamente richiesto a
Juan Manuel Santos di riconsiderare l’accordo per via del “suo
impatto negativo sulle relazioni diplomatiche della Colombia nella
regione, ma soprattutto per gli effetti negativi che comporta per la
sovranità nazionale e il suo impatto in tema di diritti umani e
diritto internazionale umanitario, considerando anche la necessità
di trovare una soluzione politica negoziata al conflitto armato in
Colombia”.
Lo scorso martedì 17 agosto il presidente della Corte Costituzionale
colombiana, Mauricio González, aveva reso nota la sentenza che impone
che l’accordo per l’installazione di sette basi militari
statunitensi sia rimandato al presidente per essere modificato e
successivamente inviato al Congresso.
Nei prossimi giorni inoltre, secondo quanto afferma Iván Cepeda,
coordinatore del Movimento Nazionale delle Vittime dei Crimini di
Stato in Colombia, Uribe potrebbe essere accusato di fronte alla
Corte Penale Internazionale per istigazione alla violenza nella
Comunità di San José de Apartadó.
Nel febbraio del 2004 esercito e paramilitari avevano perpetrato un
massacro ai danni di questa comunità, conclusosi con l'assassinio di
8 persone fra cui una bambina di 5 anni, un bimbo di 11 anni ed uno di
appena 21 mesi, fatti a pezzi e seppelliti in una fossa comune.
All’epoca dei fatti, per coprire gli esecutori di questo
agghiacciante crimine, i veri mandanti, fra cui il narcoparamilitare
ex presidente Uribe, attraverso i media di regime avevano accusato
l’insorgenza colombiana, arrivando a pagare falsi testimoni per
sostenere questa bufala.
Ora i nodi cominciano a venire al pettine, e si avvicina il giorno in
cui Uribe pagherà per i suoi crimini contro il popolo colombiano.
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