[Forumlucca] Continuando col vocabolario della neolingua

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Szerző: Aldo Zanchetta
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Tárgy: [Forumlucca] Continuando col vocabolario della neolingua
A Franco Santi



Caro Franco



probabilmente sarai il mio unico lettore, ma è sufficiente per invogliarmi a
confessare la grande rabbia che oggi ho in corpo. A 22 anni ho passato due
mesi in una acciaieria yugoslava, e da allora ho iniziato ad amare quel
paese che era la Yugoslavia, amore che conservo oltre 50 anni dopo e che mi
ha portato seguirne da vicino le dolorose vicende.



Aldo





KOSOVO : UNA GIGANTESCA MENZOGNA CREATA CON LA NEOLINGUA (E ALTRO)



La Corte Internazionale de L'Aja ha dichiarato a grande maggioranza
legittima la dichiarazione di indipendenza del Kosovo.



Non mi nascondo la reale complessità del problema e le ragioni strumentali
per cui paesi come la Russia o la Spagna assieme a molti altri stati (25
solo in Europa) non hanno riconosciuto il Kosovo come stato sovrano.



Questa decisione della Corte apre una serie di possibili contenziosi la cui
portata è prevedibile. Se il Kosovo si, perché no la Catalogna o i Paesi
Baschi, la Cecenia o il Kurdistan turco e via dicendo? Temo che oggi si sia
aperto un nuovo triste capitolo per l'Europa.



Contenti ovviamente gli Stati Uniti che hanno fermamanente voluto questo
"stato canaglia" come ulteriore elemento di "disturbo" in una zona delicata
dell'Europa. Divide et impera.



L'Italia fu coinvolta nella guerra "umanitaria" per il Kosovo grazie a un
primo ministro già comunista poi trasformista, che abbiamo rischiato di
avere come "ministro degli esteri" della comunità europea e che ancora
"infetta" la presunta sinistra italiana. Grazie a lui la maggioranza
continua a credere ad una presunta "guerra umanitaria". E i bombardieri
"liberatori" partirono proprio dalle basi italiane.



Invito il coraggioso lettore che non si è ancora scandalizzato a resistere
ancora un po'.



"Fabio Mini sa di che cosa parla: nel 2002-2003, è stato il comandante della
Nato in Kosovo. E non ha molta stima della nuova dirigenza di Pristina: «Da
lavarsi le mani, dopo avergliela stretta. Spero che la nuova generazione se
ne liberi presto. L'anima nera è un signore di cui non le dico il nome,
perché se lo scrive vengono lì e la ammazzano. È il mandante di almeno 28
assassinati del partito di Rugova. Uno che, come molti dei capi Uck, non ha
mai spiegato la fine d'un migliaio di rom, serbi e albanesi accusati di
collaborazionismo, desaparecidos negli anni del primo dopoguerra. A
Pristina, si dice che se i pesci d'un certo lago potessero parlare...». Da
Il generale Mini: il Kosovo indipendente, un porto franco per il denaro di
Francesco Battistini - Corriere della Sera del 16/02/2008"



Joze Pirjevec Le guerre jugoslave 1991-1999 Ed Einaudi 2001 (Pirjevic all'epoca
era professore di Storia dei paesi slavi all'Università di Trieste). ".Tutte
queste notizie furono naturalmente sfruttate dalla macchina propagandista
della NATO, essendo utili alla tesi -pervicacemente mantenuta in vita-
secondo cui la guerra in corso era di carattere squisitamente umanitario.
Per rafforzare tale convinzione nella coscienza dei telespettatori
occidentali, furono mobilitati alcuni noti psicologi e manipolatori dell'opinione
pubblica, fatti venire espressamente da Washington, Londra, Bonn, Parigi e
Roma a Bruxelles, dove fu organizzato, dopo la prima settimana della
campagna, un <<Centro Operativo Media>> (MOC) incaricato di informare i
giornalisti accreditati presso la NATO nella maniera "giusta".

<<L'unica battaglia che avremmo potuto perdere, -disse Alistair Campbell, il
"Rasputin di Blair", che lo aveva inviato a dirigere tale postazione
chiave,- era quella per i cuori e le menti. Le conseguenze sarebbero state
la cessazione dei bombardamenti da parte della NATO e la sconfitta in
guerra>>. (pag 617)



La lettura dell'intero capitolo offre una serie di dichiarazioni di
importanti uomini politici europei, da Joscha Fischer a Gerhard Schröder o
al ricordato Blair. Roba da lavarsi gli occhi appena letto, parafrasando
Mini. L'unicofra tutti questi "galantuomini" che tentò più volte di far
interrompere i bombardamenti, incredibile dictu, fu Lamberto Dini.



Nell'Introduzione al libro Menzogne di guerra. Le bugie della NATO e le loro
vittime nel conflitto per il Kosovo, di Jürgen Elsässer, ed La Città del
Sole, 2002, Andrea Catone, racconta come la Hill&Knowlton, <<ditta USA di
<pubbliche relazioni>, specializzata nella creazione di immagini positive
per le dittature di tutto il mondo>>, si fosse adoperata per diffondere l'immagine
serbi=nazisti dopo che il New York Times del 23 agosto 1992 aveva
pubblicato: <<I servizi di informazione USA hanno raddoppiato gli sforzi ma
non hanno trovato alcuna prova di sistematici massacri dei prigionieri
croati o musulmani nei campi serbi>>. Cita poi lo scrittore belga Michel
Collon che in un libro di un anno prima dello scoppio del conflitto
jugoslavo, Poker Menteur - Les grandes puissances, la Yugoslavie et les
prochaines guerres, aveva smontato <<i falsi più marchiani>>. Scrive Collon,
riferendosi a una foto pubblicata da molti giornali, fra cui la Repubblica,:



Il giornalista tedesco Thomas Deichmann è andato a svolgere un'inchiesta sul
posto. Ha constatato che questo campo non è mai stato circondato da filo
spinato. Infatti questo è stato messo solo attorno al luogo in cui si
trovavano i giornalisti internazionali venuti a filmare. Allo scopo di
proteggere il loro materiale dai furti! Deichmann ha anche controllato l'insieme
delle cassette girate da ITN. Le immagini confermano indiscutibilmente che
le persone non erano rinchiuse. Ha anche interrogato parecchi testimoni
secondo i quali, in quel campo, le persone erano venute a rifugiarsi per
cercare protezione contro le aggressioni delle milizie locali. (ITN era l'autrice
del documentario trasmesso nel 1992 da una rete televisiva inglese dal
titolo "I serbi organizzano in Bosnia campi di sterminio", nota mia)



Ma sempre Collon, citato da Catone, scrive parlando di un "concorrente"
della Hill&Knowlton, la Ruder&Finn: "L'enorme impatto dei pretesi <<campi
serbi di purificazione" è loro opera. Diffusa in agosto, la storia dei campi
di concentramento galvanizzò l'opinione pubblica americana. Un sondaggio di
Newsweek registrò un forte cambiamento: da 35% di sostegno ai bombardamenti
aerei prima, al 53% dopo la storia.Ma come ha fatto Ruder&Finn a manipolare
l'opinione pubblica su questi campi? Il suo direttore, James Harf, lo spiega
al giornalista francese Merlino: <<Abbiamo convinto tre grandi
organizzazioni ebraiche: B'nai Brith Anti-Difamation League, American Jewish
Committee e American Jewish Congress. Abbiamo suggerito loro di pubblicare
un trafiletto nel New York Times e di organizzare una manifestazione di
protesta davanti alle Nazioni Unite. La cosa è andata in maniera
formidabile: l'ingresso in gioco delle organizzazioni ebraiche a fianco dei
bosniaci fu uno straordinario colpo a poker. Automaticamente abbiamo potuto
far coincidere, nell'opinione pubblica, serbi e nazisti.>>

Alla domanda di Merlino: "Vi rendete conto della vostra enorme
responsabilità?" Harf risponde: "Noi siamo professionisti. Avevamo un lavoro
da compiere e l'abbiamo fatto. Noi non siamo pagati per fare la morale". Più
oltre Harf afferma: <<La rapidità è un elemento essenziale. Noi sappiamo
perfettamente che è la prima affermazione che conta. Le smentite non hanno
alcuna efficacia.>>



In apertura del libro l'autore Jürgen Elsässer, redattore del mensile
tedesco KONKRET, cita 1984 di Orwell "La guerra è pace, la libertà è
schiavitù, l'ignoranza è forza." Non posso citare oltre, per mancanza di
tempo. Ma spero di avere invitato a qualche riflessione. E' ovvio che alla
mia età il mondo non si divide più fra buoni e cattivi, e non intendo
angelicare i serbi. Ma almeno mettere qualche pulce nell'orecchio a chi ha
nella testa un'altra versione dei fatti, si.



Aldo Zanchetta 22