[RSF] Clamori dalla Colombia

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18/06 - RIPUDIO INTERNAZIONALE AGLI INSULTI DI URIBE AL NOBEL PER LA
PACE ADOLFO PÉREZ ESQUIVEL
Relativamente alla testimonianza resa da un ufficiale della polizia
colombiana, Juan Carlos Meneses, che ha di recente dichiarato di aver
partecipato ad operazioni congiunte coi paramilitari del gruppo “I
12 Apostoli”, il narcopresidente Uribe, il cui mandato è ormai in
scadenza, ha avuto la faccia tosta di insultare il premio Nobel per
la Pace argentino, Adolfo Pérez Esquivel, che aveva raccolto le
dichiarazioni di Meneses.

“Quello che richiama la mia attenzione”, ha affermato Uribe,
“è la capacità dei criminali di penetrare la società. Hanno la
capacità di convertire in utile idiota un Premio Nobel per la Pace ,
di convertire in utile idiota un sacerdote e di penetrare un giornale
serio come il Washington Post” (che aveva ripreso le suddette
denuncie di Meneses).

Il motivo di tanta acrimonia è molto semplice: il maggiore Meneses
ha dichiarato che a fondare e dirigere il gruppo paramilitare
menzionato è stato Santiago Uribe, fratello del narcopresidente.

La scomposta reazione di Uribe pretende di delegittimare il valore
testimoniale delle dichiarazioni di Meneses, associandole ad una
operazione criminale contro lui e suo fratello.

Diversi soggetti, in Argentina e America Latina ma anche in altri
continenti, hanno condannato fermamente le gravi e minacciose
dichiarazioni di Uribe.

Occorre precisare che Pérez Esquivel, che ha subito il carcere e la
tortura durante la dittatura argentina e che attualmente è
presidente della “Lega Internazionale per i Diritti Umani e la
Liberazione dei Popoli”, ha avvalorato la testimonianza
dell’ufficiale della polizia colombiana, confermandone
l'attendibilità. Testimonianza che, alla luce della mancanza totale
di garanzie di sicurezza e trasparenza, Meneses ha preferito rendere
di fronte a personalità del mondo giuridico e culturale in
Argentina.

Peraltro, la denuncia dei fatti non è isolata ed è confermata da
documenti presentati da diverse ong, nonché dalle testimonianze dei
familiari delle vittime, sopravvissuti alla persecuzione, che
confermano l'esistenza di questa struttura paramilitare il cui centro
nevralgico era la tenuta “ La Carolina ”, proprietà della
famiglia Uribe Vélez.

E' imperativo rifiutare la strategia di impune insabbiamento di
questo ed altri casi di violazione dei diritti umani, e rendere
possibile il lavoro degli organismi incaricati di acclarare le gravi
accuse di legami coi paramilitari del fratello del narcopresidente
Uribe, la cui appartenenza organica al paramilitarismo criminale è
sempre più inconfutabile e palese.

15/06 - COLOMBIA, IL PAESE DELL’AMERICA LATINA CHE DESTINA PIU’
PIL ALLA SPESA MILITARE
Secondo l’Istituto Internazionale degli Studi per la Pace , nel
2009 la Colombia è stata il paese che ha destinato la più
consistente porzione del Prodotto Interno Lordo alla spesa militare,
ossia ben il 3,7 %, equivalente a 10,055 miliardi di dollari.

Se in termini relativi la Colombia è al primo posto, in termini di
spesa militare assoluta è seconda solo al Brasile (con 27,124
miliardi di dollari solo nel 2009). Inoltre, la spesa militare
colombiana nel 2009 ha significato un incremento del 11 % della
medesima rispetto al 2008.

A questa stratosferica cifra, del tutto ingiustificabile in un paese
in cui oltre il 70 % della popolazione vive in condizione di povertà
e senza accesso ai più elementari diritti e servizi, vanno sommati
gli “aiuti” militari USA nel quadro del Plan Colombia (oltre 10
miliardi di dollari complessivi, più di 550 milioni solo nel 2009).

Questi dati, peraltro, non includono gli stanziamenti messi in
cantiere per ristrutturare e/o istallare le “nuove” basi militari
statunitensi in territorio colombiano, a cominciare da quella di
Palanquero (Base Aerea Germán Olano, nel dipartimento di
Cundinamarca), per la quale gli yankees hanno già approvato 46
milioni di dollari.

La dittatura narco-fascista di Uribe Vélez, che negli ultimi dieci
anni ha incrementato la spesa militare del 111 %, ha tuttavia la
sfacciataggine di accusare il Venezuela bolivariano di essere
protagonista e detonatore di una corsa agli armamenti nella regione,
quando è cosa risaputa che il principale destabilizzatore
guerrafondaio in America Latina ha sede nel Palazzo di Nariño, a
Bogotá.

Naturalmente, il regime narco-paramilitare colombiano taglia
drasticamente la spesa sociale per incrementare senza soluzione di
continuità quella militare, al fine di mantenere e rafforzare il
più gigantesco apparato bellico e repressivo del Latinoamerica
(oltre mezzo milione di effettivi tra Forze Armate e di Polizia).

L’obiettivo strategico, come più volte sottolineato, è duplice:
da una parte, cercare (senza fortuna) di distruggere il movimento
guerrigliero e sterminare quello popolare, di cui il primo è parte
essenziale, e dall’altra dotarsi di quelli strumenti indispensabili
a minacciare, destabilizzare ed aggredire i processi progressisti ed
antimperialisti nella regione, tanto indigesti a Washington ed al
“democratico” Obama.

Mai come adesso è stata così aderente alla realtà la denuncia che
da anni ripetiamo: la Colombia è l’Israele dell’America Latina!

12/06 - LA COLOMBIA E’ IL PAESE AL MONDO CON PIU’ SINDACALISTI
ASSASSINATI
Per l’ennesima volta, il bilancio dei sindacalisti assassinati in
lungo e in largo per il mondo vede la Colombia al primo posto.

Secondo la Confederazione Sindacale Internazionale (CSI), nel 2009
sono stati assassinati 101 sindacalisti, di cui 48 solo nel paese
andino-amazzonico governato dal narco-terrorista Uribe Vélez.

Dei 48 ammazzati in Colombia, 22 erano dirigenti sindacali, tra cui 5
donne. Secondo Guy Ryder, segretario generale della CSI
(organizzazione certamente non tacciabile di essere radicale o
comunista), “ la Colombia è tornata ad essere il paese in cui
difendere i diritti fondamentali dei lavoratori significa, con
maggiori probabilità che in qualunque altro paese, una sentenza di
morte...”.

La dittatura uribista è anche responsabile, in percentuale, della
maggior quantità di attentati ed arresti arbitrari ai danni dei
sindacalisti, che al pari di leaders ed attivisti popolari,
contadini, studenteschi ed indigeni vengono considerati “nemici
interni” da eliminare.

Mentre il padronato colombiano incrementa i propri profitti e plaude
alle leggi liberticide ed antisindacali, il gigantesco apparato
para-militare e repressivo dello Stato colombiano porta avanti,
imperterrito, la guerra sporca e di bassa intensità contro i
lavoratori ed il popolo.

Questa è la “democrazia” del piombo e del terrorismo di Stato. E
nessuna elezione farsa, in cui un candidato autoritario ed
ultra-liberista viene fatto passare per “progressista” e
“portatore del nuovo” al fine di legittimarla, potrà lavare il
sangue di cui il regime ha sempre più sporche le mani.

09/06 - NUOVE MINACCE PARAMILITARI A 17 ONG IN PERIODO ELETTORALE
Il gruppo paramilitare autonominatosi “Comando Congiunto per la
Pulizia” ha minacciato di sterminare 17 organizzazioni fra ong che
lavorano in difesa dei diritti umani, sindacati ed associazioni
contadine, in un clima di grande

tensione in vista del ballottaggio delle presidenziali.

In un messaggio diffuso via internet, questa banda di criminali
afferma di voler eliminare le organizzazioni sociali perché si
opporrebbero “allo sviluppo e alla sicurezza del paese”, e
perché considerate vicine all'insorgenza.

Secondo il Centro di Ricerca ed Educazione Popolare – Programma per
la pace (Cinep-PPP), “questa minaccia si somma al crescente numero
di intimidazioni dello stesso tenore che hanno ricevuto numerose
organizzazioni sociali, ong e difensori dei Diritti Umani, senza che
fino a questo momento esistano chiare misure governative per far
fronte a questo incremento di attacchi e persecuzioni, da parte del
rinnovato paramilitarismo, ai danni delle organizzazioni della
società civile”.

Il Cinep- PPP chiede al governo che indaghi sui colpevoli di queste
minacce, che si proceda giuridicamente contro i responsabili e che
vengano definite con chiarezza le misure di protezione e le garanzie
che il governo stesso dice di offrire alle organizzazioni dei Diritti
Umani, ai sindacati ed alle altre organizzazioni sociali del paese
minacciate dal paramilitarismo di Stato.

Nonostante la ragionevolezza delle richieste difficilmente si avrà
una risposta istituzionale, poiché le minacce paramilitari in
periodo elettorale sono notoriamente funzionali all'oligarchia, di
cui il narcogoverno colombiano è chiara espressione.

Secondo il presidente della Commissione Permanente della Politica
Estera dell'Assemblea Nazionale venezuelana, Roy Daza, “in vaste
zone del paese sono i paramilitari a decidere l'esito delle
votazioni”, perché con l'uso della violenza “dicono alla gente
per chi andare a votare”. Il deputato aggiunge che “ci sono
denunce molto concrete relativamente alle elezioni parlamentari di
marzo, tanto che nessuno ne conosce gli esiti, cioè non ci sono
ancora risultati ufficiali in merito ad una parte dei parlamentari
eletti”, ricordando che da quando la magistratura colombiana ha
iniziato le indagini sulla “parapolitica” ben 75 deputati sono
stati accusati di aver ricevuto voti per mezzo dei paramilitari.
Questi rappresentano uno degli strumenti dello stato per
condizionare, tramite minacce e violenze, le elezioni colombiane, i
cui esiti sono anche dirottati con brogli di ogni tipo, e tramite la
corruzione e compravendita del voto; queste elezioni, svuotate di
qualunque significato democratico e completamente estranee
all'esercizio del volere popolare, rappresentano esclusivamente una
facciata per giustificare le decisioni dell’oligarchia, della
borghesia, delle multinazionali straniere e dell’imperialismo
statunitense.



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