[NuovoLab] Venerdì 11 giugno, 21,15 Palazzo Tursi: Concerto …

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Autore: Alfredo Simone
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To: forumgenova
Oggetto: [NuovoLab] Venerdì 11 giugno, 21,15 Palazzo Tursi: Concerto di Alessio Lega: Dedicato a Piero Ciampi e al poeta russo Vysotskij
Venerd' 11 giugno -CORTILE PALAZZO TURSI • via Garibaldi 9h 21.15 CONCERTO DI ALESSIO LEGA
Dedicato a Piero Ciampi e al poeta russo Vysotskij
 
Dalla presentazione di Alessio Lega
Piero Ciampi – Vladimir VysotskijIl canto di due anime nude.Accomunati da una vita difficile, troppo dedita alla poesia e agli eccessi, due dei massimi poeti della canzone del ‘900 sono morti nello stesso anno, a pochi mesi di distanza: Ciampi nel gennaio e Visotskij nel luglio del 1980.Questo doppio anniversario ci da dunque l’occasione di cantare le loro canzoni, di sentire vivo tra noi il “troppo amore” per la vita, l’ironia, il sussurro, l’urlo, la risata, la carezza presente in quelle parole indimenticabili.Le canzoni di Piero Ciampi, raffinatamente jazzate e liriche, quelle di Vysotskij intensamente popolari ed epiche, si intrecciano per raccontarci la storia di due poeti che hanno interpretato in modo unico la loro epoca.Ha tutte le carte in regola per essere Piero Ciampi.Ha tutte le carte in regolaper essere un artista.Ha un carattere melanconico,beve come un irlandese.Ciampi il cantautore. Ciampi il maledetto. Ciampi l’alcolizzato. Ciampi il poeta.Ciampi ha campato molto male (ma con grande amore) i suoi quarantacinque anni, ed è sopravvissuto ai 30 anni che ci separano dalla scomparsa, in una costante rivalutazione.Ciampi è il più sotterraneo ed esplosivo mito della canzone italiana. Era, in vita, un poeta stimato da molti suoi colleghi - Paoli, de Gregori, Conte hanno avuto parole bellissime per lui - ma era anche comprensibilmente evitato come la peste da molti altri.Ciampi ha fatto dischi (non molti) e concerti (pochi) per i miracoli di un’industria culturale (allora) un po’ più sensibile alla poesia. Lui, per sua parte, non ha mai mostrato un reale anelito alla celebrità, né alcuna attitudine allo show business. Ciampi maltrattava il pubblico come un adolescente maltratta chi più l’ama, per troppa sensibilità.Si ha però oggi l’impressione che Ciampi venga menzionato più per la figura eccentrica che fu, che per quello che ha cantato. L’oggetto che dunque appare paradossalmente trascurato è proprio la sua opera: il grande monumento all’amore, al rapporto tra uomo e donna, tra uomo e uomo, tra uomo e società, che ha innalzato questo straordinario artista nelle sue canzoni e poesie, il bollettino della dolce terribile guerra che si è trovato a combattere col suo mondo.A sentire i suoi versi, portati dalla voce strana, rozza, che duella amorevolmente con la raffinata architettura che i suoi musicisti/arrangiatori gli costruivano addosso, si può misurare tutta la vita: un conflitto senza tregua fra uomo, donna, lavoro ed arte.Può darsi che Ciampi abbia trasformato “il suo fallimento umano e professionale in un capolavoro di poesia” - come afferma Marco Lenzi nel prezioso e recente libro “Piero Ciampi, discografia illustrata” - ma, ci viene da dire: e se questo non fosse un fallimento?Ascoltare per credere.Chi era Volodja.Vladimir - affettuosamente detto Volodja - fu il più grande mito della Russia degli anni ’70, l’epoca della stagnazione politica e del terrore nucleare.Era egli un attore teatrale (celeberrima la sua interpretazione di Amleto) e cinematografico, uno scrittore e un poeta, ma soprattutto è stato e resta il più amato cantautore russo.Le sue canzoni, mai ufficialmente trasmesse quand’era in vita, si diffusero capillarmente per tutto il paese, i suoi concerti, spesso boicottati e proibiti dalle autorità, radunavano centinaia di persone. La sua fama era immensa, la sua vita leggendaria.Pur osteggiato in ogni sua aspirazione dal regime, egli non volle mai essere un dissidente in senso proprio, avendo scelto di restare in Russia fu piuttosto un resistente che combatteva per un paese migliore in cui fosse riconosciuto il diritto di esprimersi.Uomo libero e problematico, Vladimir interpretò le inquietudini di un popolo che, dai delinquenti di strada agli intellettuali non allineati, dagli operai delle acciaierie agli ex-deportati, ai veterani, agli artisti e agli sportivi si rispecchiava in lui. Il suo gran cuore, provato dall’alcolismo, si fermò sulla soglia dei 42 anni. Per dare l’ultimo saluto al grande artista la folla formò una fila di 9 Kilometri e i suoi funerali, seguiti da centomila persone, furono la più grande manifestazione non autorizzata della Russia di quegli anni.Accanto al cinema di Tarkovsky, ai libri di Solzenicyn, di Pasternak, di Salamov, di Dovlatov, bisognerà porre le canzoni di Vysotskij, se si vuole conoscere l’animo russo, la sua infinita capacità di pensare, di soffrire, di sperare, di rinascere come la primavera dopo l’inverno.


 
 
 
 
 
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