[Forumlucca] I: Adesione all' Officina delle idee

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Author: Eugenio Baronti
Date:  
To: FORUM LUCCA
Subject: [Forumlucca] I: Adesione all' Officina delle idee
Ciao, vi invio, per chi ha voglia di leggerla, la mia relazione di
introduzione al seminario dell’Officina delle Idee tenuto a Camigliano il
14/15 maggio scorso. Sono disponibili anche tutte le presentazioni fatte dai
diversi autorevoli oratori presenti ma essendo file pesanti non posso
inviarli via email, chi è interessato me lo faccia sapere che provvedo a
farglielo avere in altro modo.



Approfitto per chiedere a tutti i compagni/e che hanno partecipato, ed anche
a quelli che non hanno potuto e avrebbero voluto esserci, a dare la loro
disponibilità a partecipare ad un costituendo gruppo di lavoro di
approfondimento, di studio e di proposte per cominciare a dire e a proporre
azioni e progetti per costruire un futuro sostenibile per la nostra Piana
lucchese.



Grazie dell’attenzione



Ciao

Eugenio Baronti



Un progetto per una Piana sostenibilità

Analisi, proposte, soluzioni, azioni





Tutta l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale è in questo momento
concentrata sulla grave crisi economica finanziaria, sulla bancarotta della
Grecia, sui rischi di un probabile coinvolgimento di altri paesi europei
tra cui il nostro. Giustamente siamo tutti allarmati e preoccupati per le
inique ricette liberiste proposte per uscire dalla crisi, provvedimenti
lacrime e sangue, come al solito un rigore e un’austerità a senso unico per
salvare e tutelare banche, banchieri e speculatori e affondare nella
disperazione e nella disoccupazione i popoli europei.



Nonostante questa attenzione e questo più che giustificato allarme sociale,
continua a persistere una  scarsa e del tutto insufficiente consapevolezza
del fatto che questa crisi globale rappresenta    una preoccupante e
pericolosa  combinazione di diversi elementi che interagiscono tra loro.
C’è una crisi finanziaria ed  economica pesante con tutte le sue inevitabili
e drammatiche ricadute e conseguenze sociali e politiche, ma  c’è anche
dell’altro e di più: c’è un’altrettanto grave  crisi energetica e ambientale
dovuta a un  sovraffollamento demografico del pianeta, ai cambiamenti
climatici, alla carenza di risorse naturali non più sufficienti a garantire
gli attuali livelli di consumo. Una crisi profonda, una crisi di sistema,
un passaggio storico delicato per l’umanità intera, una crisi destinata a
cambiare le nostre vite ad incidere sui nostri comportamenti individuali e
sociali sui nostri stili di vita. 




Noi oggi prima di tutto abbiamo il dovere di creare questa consapevolezza,
di dire le cose come stanno, dobbiamo fare come Cassandra fece con i suoi
concittadini troiani, informare sui gravi rischi che la civiltà e il
pianeta sta correndo sperando di avere più fortuna di lei e di essere
creduti e presi sul serio per salvarci dal declino e da una possibile
drammatica crisi di civiltà.

Cassandra aveva ragione ma non fu creduta e Troia cadde.

Bisogna costruire consapevolezza sull’insostenibilità di questo nostro
modello di sviluppo, sul fatto che le generazioni attuali stanno dilapidando
a ritmi frenetici il capitale naturale terrestre che appartiene alle future
generazioni perché i nostri consumi superano del 30% la biocapacità del
pianeta di autoriprodursi e questo sta modificando profondamente le
caratteristiche fisiche e biologiche della terra con conseguenze
potenzialmente catastrofiche.

Consapevolezza che gli attuali livelli di consumo non sono estendibili alla
stragrande maggioranza dell’umanità condannata sempre più alla miseria e al
sottosviluppo perché non è possibile perseguire una crescita infinita
dentro uno spazio finito com’è il nostro pianeta sempre più piccolo e
sempre più affollato

Dobbiamo cominciare a dire forte, con determinazione, basta di considerare
il PIL come parametro di riferimento esclusivo per misurare lo stato di
salute di una società. Il PIL può indicare lo stato di salute
dell’economia, i livelli di crescita della produzione ma sicuramente non può
misurare la qualità della nostra vita, il nostro stato di benessere sociale,
la nostra felicità, la qualità e intensità delle nostre relazioni sociali ed
umane, la qualità e dignità del lavoro, i livelli di istruzione, i diritti
sociali ed individuali, la qualità dell’aria, del suolo e dell’acqua



Una crisi di questa portata e di queste dimensioni può rappresentare il
declino di una società e di un paese ma può anche rappresentare una grande
opportunità di cambiamento perché è proprio in queste fasi di transizione
che si posso realizzare cambiamenti e trasformazioni che magari fino a poco
tempo fa ci potevano sembrare impossibili.



Non è cosa facile da farsi, la vera sfida di una sinistra moderna sta tutta
nella sua capacità di immaginare ed avviare un difficile e complicato
processo di transizione da una società che si fonda sullo spreco, che riduce
i cittadini a clienti consumatori inconsapevoli e passivi, dentro un
consumificio globale che omologa, distrugge identità e moltiplica
all’infinito falsi bisogni indotti, verso una nuova società fondata sulla
solidarietà tra popoli e generazioni, su nuovi stili di vita improntati alla
sobrietà. Passare dall’inciviltà dello spreco e dell’usa e getta alla
civiltà della sobrietà è sfida assai temeraria di questi tempi ma non ci
sono alternative possibili.



Oltre a necessari e urgenti processi di innovazione frutto di una terza
rivoluzione tecnologica, per salvarci, abbiamo bisogno di costruire una
nuova cultura adeguata all’impatto e alla portata di questi grandi
cambiamenti epocali, di ricercare, sperimentare soluzioni a problemi,
bisogni ed esigenze inedite, c’è bisogno di una efficace politica e
cultura che favorisca l’integrazione e la necessaria coesione sociale per
evitare l’implosione sociale, c’è bisogno di costruire un nuovo umanesimo
capace di far proseguire un cammino di libertà e di civiltà all’umanità in
questo nuovo millennio.



Intanto come SpC abbiamo lanciato questa proposta a tutti gli uomini e le
donne di buona volontà, indipendentemente dalle loro diverse appartenenze ed
esperienze presenti o passati, di ritrovarci dentro un luogo unitario, che
abbiamo chiamato “l’officina delle idee”, dove ognuno è chiamato a portare i
suoi saperi, le sue esperienze, competenze, professionalità e idee, per
compiere insieme quel salto di qualità necessario, per iniziare a
confrontarci con la complessità della società contemporanea e la profondità
di questa crisi, per tornare a studiare, approfondire, conoscere e metterci
nelle condizioni di saper proporre soluzioni ai problemi e bisogni, per
smetterla con quella faciloneria consolidata, oggi inadeguata e perfino
insopportabile, che si limita a denunciare i problemi e a proclamare con
slogan obiettivi senza sentire il dovere di individuare i modi, i processi
sociali e politici per conquistarli.



Riuscire a fare questo significherebbe fare una vera e propria rivoluzione
culturale ridare credibilità e far riscoprire il volto sano, umano e
attraente della politica abbruttita e screditata dal berlusconismo dilagante
in tutta la società.

Noi ci siamo convocati oggi per iniziare a dire cosa intendiamo noi per
sostenibilità, qui e ora, nella Piana lucchese, in che modo, con quali
forze, risorse e azioni vogliamo intraprendere questo percorso verso la
sostenibilità.

Prima di tutto penso sia necessario riuscire ad aprire le porte
all’innovazione e trasformare la Piana Lucchese in un laboratorio
dell’innovazione per la sostenibilità, attivare collaborazioni con centri di
ricerca, Università, attrarli con la nostra massima disponibilità a
valorizzare i risultati della ricerca. Dobbiamo dissodare il terreno da ogni
pigrizia ed inerzie culturali diffuse, renderlo fertile perché possa
attrarre chiunque abbia anche un solo seme di innovazione da piantare e
possa farlo qui nella nostra Piana perché siamo stati capaci di organizzarci
per accoglierlo, valorizzarlo, per farlo crescere.



Dobbiamo chiedere a tutte le Amministrazioni locali di svolgere un ruolo
attivo di stimolo, promozione e sostegno. C’è bisogno di una grande apertura
mentale, disponibilità a rinnovarsi e innovare e di un’azione sinergica per
incrementare una domanda qualificata che sappia facilitare la crescita di
un’altrettanta qualificata offerta di prodotti ad alto valore tecnologico e
innovativo favorendo e accelerando in questo modo una riqualificazione del
nostro sistema produttivo.



Su questo terreno abbiamo iniziato a muoverci e ci sono già alcuni buoni
esempi. Grazie ad una proficua collaborazione tra Regione, Comune di
Capannori, dipartimento di ingegneria aerospaziale dell’Università di Pisa,
abbiamo colto l’opportunità della presenza, sul nostro territorio, di un
aeroporto, quello di Tassignano, che ha rappresentato per decenni la nostra
croce, un pozzo senza fondo che ha inghiottito una quantità ingente di
risorse pubbliche, in una occasione concreta di innovazione attraverso la
realizzazione di un centro di ricerca internazionale per l’innovazione
dell’aeronautica leggera, con alcuni progetti di ricerca esistenti che sono
già nella fase avanzata di realizzazione di un prototipo che rivoluzionerà
completamente l’aerodinamica fin’ora conosciuta. L’Aeroporto di Tassignano
diventerà il centro dimostrativo internazionale dell’aeronautica leggera del
futuro. Uno spin off universitario terrà legato al nostro territorio un
gruppo di giovani ricercatori di grande valore per sviluppare in luogo altri
prototipi sperimentali, dal velivolo leggero anfibo, all’aereo solare
telecomandato per telecomunicazioni. Questa esperienza si concretizzerà con
l’attivazione, nella piana lucchese, di un progetto industriale per la
produzione in serie dei velivoli leggeri destinati al mercato
internazionale. Altro progetto è la disponibilità già dichiarata, di
sperimentare sul nostro territorio il primo impianto eolico ad alta quota
da 1 mega, un impianto dalle potenzialità rivoluzionarie nel settore
energetico, oppure a Marlia verranno consegnate tra poco le prime case
popolari in bioedilizia ad alta efficienza energetica, prefabbricate e
consegnate in 6/7 mesi, un’apertura a nuove tecniche costruttive, nuove
tecnologie impiantistiche. Questi sono solo alcuni esempi, ma da cosa
nasce cosa e da collaborazione nasce altra collaborazione, altre intuizioni,
l’importante è muoversi, stare fermi oggi significa essere spazzati via
dalla crisi



Quali possono essere i campi strategici di questo percorso verso la
sostenibilità ambientale e sociale.


Innanzi tutto questo processo di riqualificazione e riconversione deve
essere inserito dentro un percorso democratico e partecipato verso una
sostenibilità intesa e praticata in un orizzonte ampio a 360 gradi:
sostenibilità nel progettare, nel produrre, nel commercializzare e
consumare, nel gestire i rifiuti, nel sistema energetico, nella mobilità
delle merci e persone, nelle relazioni sociali e nell’abitare.



Noi possiamo individuare alcuni progetti pilota e su questi costruire
iniziativa culturale e politica.

Un primo progetto è sicuramente quello dell’ecosostenibilità nell’abitare e
della riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, di questo ne
parleremo in modo più approfondito domani alla presenza di uno dei maggior
esperti della toscana l’architetto Pietro Novelli.



Perché partire da qui? Perché l’edilizia nel suo complesso assorbe oltre il
45% dell’energia prodotta e emette il 50% delle emissioni in atmosfera. Un
paese come l’Italia non può essere competitivo se un suo edificio consuma in
media il triplo di energia di quella che consuma un edificio in Germania.
In questa differenza c’è una quantità immensa di energia disponibile
sprecata e una quantità di emissioni in atmosfera, in primo luogo di Pm10,
che da anni ci porta a continui e sistematici sforamenti dei limiti di legge
con conseguenze negative per la salute dei cittadini. Non vogliamo essere
costretti a rispondere a questa emergenza con misure pagliative del tutto
inefficaci

dobbiamo attivare un grande processo per migliorare l’ecoefficienza
energetica delle nostre case e dei nostri edifici sia pubblici che privati
che sono tra i più inefficienti in Europa. Proprio il riscaldamento è la
fonte principale delle emissioni in atmosfera in larga misura delle pm10.
Migliorare l’efficienza energetica degli edifici significa risolvere il
problema delle pm10 alla radice.



C’è una grande opportunità che fino ad ora è stata pochissimo utilizzata per
diffidenza, pregiudizi e scarsa informazione, ed è il rimborso in cinque
anni del 55% delle spese sostenute per ridurre i consumi nella propria
abitazione.



Più bruciamo metano, o peggio ancora, gasolio, per riscaldare le nostre case
e i nostri uffici e più inquiniamo. Già nel nostro comune ci sono buone
pratiche di edifici in bioedilizia a bassissimo consumo intorno ai 25 kwh a
mq anno, considerate che la media dei consumi energetici degli edifici è di
170kwh mq anno contro i 60 per esempio della Germania si capisce come mai
questo nostro paese è sempre meno competitivo e sta perdendo terreno nel
confronto del resto d’Europa.



Tutte le Istituzioni della Piana dovrebbero attivare una grande campagna di
informazione, nei confronti delle associazioni di categoria, amministratori
di condomini, imprese, cittadini, per promuovere questa grande opportunità
che consente di abbattere la bolletta energetica, le emissioni in atmosfera
sia di CO2, sia di PM10, di far emergere lavoro nero ed evasione fiscale
creando nuova imprenditorialità e occupazione di qualità.



Verso un distretto energetico integrato da fonti rinnovabili



Noi capannoresi ci siamo presentati agli elettori con un programma ambizioso
che insieme all’obiettivo “rifiuti zero” al 2020, poneva, come priorità
quello altrettanto ambizioso di emissioni zero al 2050.

Ogni edificio pubblico e scolastico ha, o dovrà avere a breve, un suo
impianto solare. Come Ente pubblico bisogna promuovere le fonti rinnovabili
attraverso la forza del buon esempio virtuoso.



Bisogna iniziare sin da subito a lavorare per creare un vero e proprio
distretto energetico integrato da fonti rinnovabili nella Piana che
gradualmente riduca in modo significativo la nostra dipendenza dai
combustibili fossili. Il campo delle energie rinnovabili dal solare termico
e fotovoltaico, tradizionale e di nuova generazione, alle pompe di calore
geotermiche a bassa entalpia, ai piccoli impianti a biomasse, a tecnologie
sperimentali e innovative come l’eolico ad alta quota, al minieolico, allo
sviluppo di nuove tecnologie basate sull’idrogeno per immagazzinare
l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili, ecc.

Questo è un campo vasto e strategico dalle grandi potenzialità innovative,
economiche ed occupazionali.

La metodologia da seguire, anche in questo campo della sostenibilità, è
quella di procedere insieme in modo integrato e contestuale con le diverse
azioni necessarie per avviare la fase graduale della transizione al nuovo
sistema energetico.



Noi qui a Capannori abbiamo già realizzato una prima rivoluzione culturale
attraverso un approccio nuovo, innovativo di tipo intersettoriale e
multidisciplinare sui rifiuti. Non possiamo più continuare ad affrontare il
tema della sostenibilità con azioni ed interventi settoriali, non possiamo,
ad esempio, trattare in modo separato la grande questione dei rifiuti
perchè la montagna di rifiuti che ogni anno produciamo è la conseguenza del
nostro modo di progettare, produrre e consumare ed è dunque inscindibilmente
legata ai nostri comportamenti sociali ed individuali, ai nostri stili di
vita.



Un progetto integrato sta dentro una strategia complessiva che coinvolge il
settore ambiente, ricerca, formazione, attività produttive e che necessita
anche di processi culturali per modificare abitudini e comportamenti, per
responsabilizzare i cittadini creando percorsi di partecipazione e di
educazione ad un consumo consapevole e sostenibile per poter soddisfare i
bisogni sociali e individuali consumando meno energia e producendo meno
rifiuti.



C’è bisogno di promuovere una ricerca sulla “chiusura del ciclo” che cerchi
di far rientrare nel circolo produttivo la maggior quantità possibile di
rifiuti con il minor costo e il minor impatto ambientale in modo tale da
stimolare la nascita, la crescita e lo sviluppo di una filiera industriale
di valorizzazione delle materie prime seconde differenziate.



In questo quadro diventa fondamentale accelerare i tempi di realizzazione
dell’impianto di compostaggio previsto da anni sul territorio del Comune di
Capannori e di un’impiantistica minore per la valorizzazione di alcune
particolari tipologie di materiali differenziati anche per abbattere i costi
e rendere ancora più economicamente sostenibile il sistema di raccolta
differenziata porta a porta

Se facciamo convergere in questo progetto integrato tutte le migliori
energie disponibili potremo procedere progressivamente alla messa a sistema
della raccolta differenziata dei rifiuti che ha grandi potenzialità
occupazionali, infatti nella esperienza più consolidata e più estesa in
Toscana, che è quella nostra di Capannori, i risultati ci dicono che con 45
mila cittadini serviti da questa modalità di servizio si sono creati 40
posti di lavoro: all’incirca un addetto per ogni mille cittadini serviti.
Estendendo il sistema a tutta la Piana possiamo realisticamente attenderci
la creazione di oltre 100 nuovi posti di lavoro.

La strategia vincente richiede di portare avanti questa azione
contestualmente con lo sviluppo della filiera industriale del recupero e
riciclaggio e mettere in campo le diverse buone pratiche di riduzione dei
rifiuti e di educazione ad un consumo consapevole.



O tutto questo procede insieme, in modo integrato e progressivo, o
altrimenti ogni azione separata è destinata a non produrre quel salto di
qualità e di civiltà oggi necessario.



Vorrei concludere con un’altra indicazione di studio, di lavoro, di proposta

E’ necessario e urgente lavorare per ricostruire un livello minimo di
economia solidale locale spazzata via dai processi di globalizzazione. Una
microeconomia su scala locale che si sviluppa e convive con quella globale,
attivando circuiti economici capaci di valorizzare le risorse territoriali
secondo criteri di equità sociale e sostenibilità. Una economia strutturata
su tante buone pratiche che rinasce dal basso, autocentrata sulle
specificità dei diversi territori, che crea reti relazionali per mettere
in comunicazione diretta cittadini consumatori e produttori locali
attraverso una filiera corta di produzione, distribuzione, consumo di beni
e servizi.

Una economia che promuove la produzione e favorisce il consumo in zona dei
prodotti agricoli anche con lo scopo di ridurre l'impatto ambientale dei
trasporti ed incentivare il consumo stagionale dei prodotti.



Promuovere la crescita della produzione locale agricola attraverso un
censimento di tutte le superfici coltivabili incolte e abbandonate sia
private che demaniali da affidare in affitto o in comodato gratuito a nuove
aziende cooperative agricole. Promuovere e incentivare anche attraverso
canali di finanziamento regionali o europei una grande azione di recupero
del nostro paesaggio agricolo oggi quasi completamente compromesso da anni
di abbandono e di assenza di presidio umano, una grande azione di
risanamento ambientale ed idrogeologico e di bonifica ambientale di tante
ampie zone abbandonate che si stanno progressivamente trasformando in
discariche di rifiuti speciali.

Tutta l’enorme area agricola dall’aeroporto di Tasignano al casello
autostradale a Nord e a Sud fino nel compitese, migliaia di ettari spesso
abbandonati che potrebbe creare posti di lavoro e rilanciare un’economia
agricola proprio nell’ambito di un progetto integrato città campagna che
preveda la creazione di un’ampia rete di cittadini consumatori e produttori
nell’ambito di un’azione tesa a riconquistare alla Piana di Lucca la sua
sovranità alimentare.



Io mi fermo qui, e in queste cose che ho detto non si esaurisce certo la
nostra ricerca e la nostra proposta, importante è essere consapevoli che
l’estrema complessità contemporanea non la possiamo liquidare con una banale
semplificazione e pensare di affrontarla con slogan, quello di cui c’è
bisogno è altro e possiamo riuscirci lavorando insieme dentro questo
cantiere aperto.



Eugenio Baronti

Capannori 14 maggio 2010