[Sexyshock] Divise gay? No, grazie

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Author: Maurizio Cecconi
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To: sexyshock
Subject: [Sexyshock] Divise gay? No, grazie
Sent to you by Maurizio Cecconi via Google Reader: Divise gay? No,
grazie via PUTA. A QUEER INVADER by Maurizio Cecconi on 25/05/10

Le stellette militari, la paccottiglia nazionalista e patriottica, la
retorica della forza e del dominio dell’uomo sull’uomo, i guerrafondai
della realpolitik, mi disgustano assai. L’unica divisa che apprezzo è
quella da hostess (o da stewart).

Non sono uno di quelli che pensa che siccome l’esercito vieta ai gay
dichiarati di far parte delle forze armate, allora, per lottare contro
le discriminazioni, dobbiamo rivendicare un equo accesso all’esercito
anche per le persone omosessuali e trans.

La questione, così posta, parrebbe simile alla nostra richiesta di
accesso al matrimonio civile per le coppie dello stesso sesso: se lo
Stato prevede un istituto, non può riservarlo ad alcuni (gli
eterosessuali) ed escluderlo per altri (le persone omosessuali). Se lo
Stato istituisce il matrimonio, questo deve poter essere utilizzato da
chiunque ne faccia richiesta, pena il venir meno del principio di
uguaglianza di fronte alle legge. In questo senso, anche le persone che
non credono all’istituzione del matrimonio possono e debbono sostenerne
l’estensione alle coppie gay: è in gioco la parità dei diritti.

Lo stesso, volendo, si potrebbe affermare (e molti lo affermano) per
quanto concerne l’esclusione delle persone lgbt dall’esercito: laddove
c’è un’esplicita discriminazione, questa va combattuta chiedendone la
rimozione, a prescindere da considerazioni di merito, ovvero se siamo o
non siamo favorevoli all’esercizio della forza armata.

Credo che il problema, così posto, sia fuorviante e mistificatorio.
L’esercito non è “una Istituzione qualsiasi”. L’esercito è il frutto
del dominio maschile sulla società, l’esito logico della teorizzazione
della forza bruta quale migliore strumento per la risoluzione dei
conflitti fra le società e nelle società. L’esercito è Maschio, e tale
resterà, nonostante la spruzzatina di modernismo data dall’introduzione
delle donne fra i suoi ranghi. L’esercito è Maschio perché è il
prodotto dall’ideologia del Maschio dominatore, violento, misogino,
omofobo.

Non saluto come una vittoria del movimento lgbt internazionale la
decisione della Casa Bianca, guidata da Barack Obama, e del Pentagono
di rimuovere il divieto alla presenza di gay dichiarati nell’esercito
degli USA. L’esercito, nella sua natura, non cambierà grazie alla
presenza di qualche donna e di qualche gay: non è riformabile. E noi
avremo contribuito al suo mantenimento invece che alla sua dissoluzione.

Altrettanto dicasi per la notizia, anch’essa di questi giorni, che
l’FBI accetterà al proprio interno agenti trans.

Mi sfugge completamente il portato di liberazione di queste battaglie.
Non mi sfugge invece che mentre si discute di come chiedere
all’esercito di accoglierci tra le sue braccia, quest’ultimo (nella sua
versione internazionale, i servizi segreti della CIA) preparava dei
falsi video, in cui Saddam Hussein faceva sesso con un ragazzo
adolescente, per screditarlo agli occhi del popolo iracheno.
L’omosessualità come arma di distruzione di massa.

Come recita “Il disertore” della splendida poesia di Boris Vian,
rivolgo queste parole agli entusiasti delle divise gay:

Per cui se servirà
del sangue ad ogni costo,
andate a dare il vostro,
se vi divertirà.
E dica pure ai suoi,
se vengono a cercarmi,
che possono spararmi,
io armi non ne ho.

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