Ah ah ah :))
Fortissimo! ;)
E tra le righe...mi pare che ci sia molto di più di quello che potrebbe
sembrare a una prima lettura (ma sto ancora alla prima) ;)
Il giorno 26 aprile 2010 12.31, sofista@??? <sofista@???> ha
scritto:
> Ringrazio la compagna Roxszella per la mozione proposta.
> Lungi dal denunciare l'eventualità del frazionismo temuto per una simile
> disamina, apprezzo la volontà materiale di comprendere e dirimere i nodi
> della contraddizione.
>
> Compagni e compagne, figlie e figli della veloruzione proletaria, siamo ad
> una svolta. Questa fase storica ci impone una ferma consapevolezza della
> lotta di ciclasse. La crisi del capitale si manifesta anche trasversalmente
> al partito dei ciclisti, il PC e del suo modus operandi. Alcuni hanno
> giudicato facinorose le proposte di rinnovamento attraverso la rilettura dei
> valori fondanti del movimento centrale, stigmatizzando questa corrente e
> denominandola PCF. Noi leggiamo, d'altra parte, in modo nuovo un acronimo
> gravido di potenzialità conflittuali. Saremo pertanto il PCF: partito
> ciclista fancazzista, dissimulando dietro una presunta denominazione
> qualunquista la più dura lotta al sistema tecno-capitalistico. Sappiamo che
> moltissimi sono nostri sostenitori, milioni coloro che non vogliono fare un
> cazzo
>
> Fin dagli anni settanta attenti osservatori del conflitto pedonale
> credevano che il post-fordismo fosse più di un superamento di veicoli:
> all'organizzazione fordista del traffico delle merci opponevamo il
> post-ford, nel duplice senso di passare oltre la ford, superandola a
> sinistra, e "non andare più in ford" rinunciando ad un nome-valore ed
> affiancando all'autorganizzazione la ciclo-organizzazione: un'ala dura di
> pedalatori subentrava ciclicamente al nucleo originale artefice della massa
> critica, articolando lo scontro fin nelle file della auto in coda.
> Ricordiamo i contributi del compagno Occhionero, che teorizzò la
> "transizione ciclopicnic", valido espediente tattico, rispondente peraltro
> ai bisogni strettamente materiali di una larga parte del gruppo delle
> grazielle.
>
> Siamo ora di fronte ad una necessità primaria: riorganizzare, nel pieno
> della crisi del capitale postmoderno, la lotta rotabile al dominio
> autosaurico. La classe dei ciclisti è simbolo-chiave di tutte le classi:
> chiunque salga in sella, pedone, ex-autista o finanche reazionario al soldo
> delle multinazionali delle automobili, può disvelare un carattere
> rivoluzionario. Gioca, in questa partita epocale, un ruolo di primo piano la
> coscienza della massa critica. Sovvertendone il senso è possibile citare
> Bismarck: "non si può fare una omelette senza rompere qualche uovo". Non è
> più pensabile rovesciare il fritto misto sociale della padella
> mercantile-statale contemporanea guardando solo alla mobilità sostenibile:
> senza sacrificare i meno risoluti alla lotta, o verosimilmente le coscienze
> meno preparate allo scontro veicolare, non terremo fede alla lettura
> ortodossa dei padri fondatori del movimento centrale, Friedrich Pedal Engels
> e Vladimir Ulianovich CicLenin. Questo vorrà dire, ancora una volta,
> "pedalarne uno per attrarne cento".
>
> E' questo un appello contro la reazione trendy-borghese. Un falso
> ambientalismo d'aperitivo sta corrodendo i cardini su cui impernia l'azione
> rivoluzionaria ecomarxiana. L'obiettivo non è dialogare con il potere, ma
> abbattere le precondizioni del flusso veicolare interrompendo il controllo
> delle coscienze che si fanno merci nella produzione materiale ed
> immateriale; impedire la gentrificazione della critical mass; solidarizzare
> con gli schiacciati che non possono pedalare con noi, i reclusi, quelli
> privi di una bicicletta; ricordare le strategie del dominio realizzato per
> mezzo di una urbanistica di classe-mercato; combattere per la libertà dal
> dogmatismo tecno-economico. La massa è critica in sè, non lo è ancora per
> sè. Possiamo guardare con invidia alle lusinghe del perbenismo borghese ma
> nessuna arma del sistema eguaglierà i mezzi della xerocrazia proletaria, del
> confronto dialettico semaforico e della ciclorganizzazione dell'azione di
> massa. Ciò che chiamiamo "Riformismo Dialogico Assessoriale" è una falsa
> scelta. "Tornare sul territorio", "Mai più senza pompa", "Fino all'ultimo
> pignone". Sapremo dove stiamo andando quando sapremo da dove veniamo e con
> quale marcia affrontiamo le salite.
>
> Possa questo contributo raggiungere le menti ed i cuori di chi lotta contro
> ogni oppressione petrolifera.
> Uno spettro s'aggira per le città: è lo spettro del ciclonudismo! Ciclisti
> di tutti gli incroci unitevi!
>
> (Parlo di Groucho Marx, ovviamente)
>
> _______________________________________________
> Cm-roma mailing list
> Cm-roma@???
> https://www.autistici.org/mailman/listinfo/cm-roma
>
>
--
Adriano Bono
www.adrianobono.it
+393495921148
Su skype: dingalin
P.S.: Per sapere tutto sul primo singolo di "Adriano Bono & Torpedo Sound
Machine" tratto dai sonetti romaneschi di G.G.Belli clicca qui sotto:
http://ilgrafomane.blogspot.com/2010/02/996-vol1.html