Autor: Elisabetta Filippi Data: Para: Social Forum Assunto: Re: [NuovoLab] nuovo spazio liberato a Genova
Bene, ho visto grazie!
Elisabetta
> Date: Fri, 31 Jul 2009 08:07:22 +0900
> From: magnone.edoardo.tokyo@???
> To: forumgenova@???
> Subject: Re: [NuovoLab] nuovo spazio liberato a Genova
>
> Tra corso dogali e corso firenze?
>
> Edoardo
>
> Il giorno 31 luglio 2009 06.44, Elisabetta
> Filippi<elisabettafilippi1@???> ha scritto:
> > Ma dov'è salita Aldo Li Gobbi?
> >
> > Elisabetta
> >
> >> Date: Thu, 30 Jul 2009 20:36:25 +0900
> >> From: magnone.edoardo.tokyo@???
> >> To: forumgenova@???
> >> Subject: [NuovoLab] nuovo spazio liberato a Genova
> >>
> >> http://liguria.indymedia.org/node/3333 > >>
> >> Agosto 2009.
> >>
> >> Abbiamo preso possesso – occupandola – della casa situata in Salita
> >> Aldo Li Gobbi 11. Una delle tante case lasciate all’incuria in nome
> >> delle
> >> speculazione: ce ne siamo appropriati e non intendiamo restituirla.
> >> In sostanza, abbiamo deciso di saltare il recinto del diritto, un
> >> recinto di filo spinato atto a mantenere al proprio esterno fasce
> >> sempre più ampie di
> >> popolazione condannate allo stento, alla costante umiliazione, a crepare.
> >> Tranquillizziamo i politici di sinistra: non siamo qui per rivendicare
> >> diritti.
> >> Non abbiamo intenzione di elemosinare nulla a questo sistema infame ed
> >> ai suoi rappresentanti, non chiediamo alcun diritto a coloro che col
> >> Diritto
> >> esercitano la tirannia, non intendiamo trattare con un potere che,
> >> ormai dovrebbe essere per tutti evidente, si regge sull’esclusione,
> >> sul ricatto e sulla
> >> violenza. Quello di cui abbiamo bisogno o pensiamo possa essere
> >> d’aiuto alla nostra causa ce lo prendiamo.
> >> Dal momento che volenti o nolenti di questa occupazione se ne parlerà,
> >> tanto vale che incominciamo noi col presentarci. Che almeno le idee,
> >> le posizioni
> >> gli accordi ed i disaccordi per quello che riguardano le nostre scelte
> >> si formino ed avvengano su basi chiare.
> >>
> >> Abbiamo occupato perché ci serve un posto dove vivere.
> >> La politica e l’economia hanno distrutto ogni residuo di vita comune,
> >> e con essa hanno fatto scordare i principi di solidarietà e mutuo
> >> appoggio.
> >> Gli uomini e le donne sono stati ammassati l’uno vicino all’altro in
> >> quartieri dormitorio dove regnano sovrani l’alienazione e
> >> l’isolamento: si vive fianco a
> >> fianco senza conoscersi, senza parlarsi, senza capirsi. Dopo aver
> >> perso la conoscenza dei luoghi e delle persone intorno a noi, ora, lo
> >> spauracchio che
> >> il potere ama chiamare crisi e il generale impoverimento delle classi
> >> subalterne ci portano a rinunciare anche al senso ed al concetto di
> >> dimora.
> >> Non solo ammassati ed isolati nei quartieri ma anche nell’intimità
> >> della casa. Di fatto, i prezzi imposti dalla speculazione, costringono
> >> sempre pi
> >> persone a condividere per forza spazi sempre più ristretti,
> >> appartamenti sempre più piccoli, in nome della necessità di
> >> suddividere i costi d’affitto e di
> >> gestione divenuti sempre più insostenibili.
> >> Non si sta parlando di scelta o di risparmio ma del tentativo di
> >> cancellare lo spazio vitale, di negare ogni ritaglio di solitudine
> >> (non quella dell’alienazion
> >> ma quella del pensiero e della riflessione), dell’impossibilità, per
> >> molti, di scegliere con chi condividere l’intimità. In sintesi si
> >> tratta di strappare un altro
> >> pezzo dagli spiriti già martoriati degli uomini, un altro passo verso
> >> la dis-umanizzazione degli individui.
> >> Non staremo qui ad agitare lo spettro della miseria o a far leva sugli
> >> ipocriti “buoni sentimenti” verso chi non ha un tetto. Preferiamo dire
> >> che è l’ora di
> >> organizzarsi, di riscoprire la solidarietà, di agire. Che è l’ora di
> >> ricominciare a strappare dalle mani dei politici e degli sfruttatori
> >> ciò di cui abbiamo
> >> bisogno: che sia il cibo, la casa, i vestiti, il denaro. Insomma ciò
> >> che ci serve.
> >> Non abbiamo preso la casa di un povero, abbiamo preso una casa di
> >> proprietà municipale, nello specifico dell’ASP Istituto Emanuele
> >> Brignole, ch
> >> fino all’anno scorso risultava possederne 205, di immobili, molti dei
> >> quali inutilizzati e abbandonati da tempo, come questo. Ce la siamo
> >> “restituita”.
> >> Non possiamo che sperare che la pratica della riappropriazione delle
> >> case ed il mutuo appoggio fra sfruttati si estendano e riprendano ad
> >> essere
> >> minaccia per il regime e punto di partenza per il rovesciamento della
> >> società.
> >>
> >> Abbiamo occupato perché ci serve un posto dove discutere, incontrare
> >> ed incontrarci, lottare.
> >> Vogliamo che un pezzo della nostra casa sia un luogo aperto. Uno
> >> spazio in cui lo scontro e l’incontro possano essere contributo per
> >> affinare la critica
> >> pratica e teorica contro il regime e contro ogni autorità ed oppressione.
> >> Ci auguriamo che questo pezzo di dimora venga vissuta come dimora di
> >> tutti gli amanti della libertà e come laboratorio di lotta in cui
> >> cominciare a
> >> sovvertire i rapporti che ci vengono imposti.
> >> Per amore di chiarezza sottolineiamo che lo spazio che abbiamo scelto
> >> di riprenderci non è un centro sociale, né un pub, né una sala
> >> concerti, né tant
> >> meno un albergo. È casa nostra con in più – separatamente - uno spazio
> >> adibito al confronto ed alla discussione aperto e che vorremmo
> >> condiviso. Al
> >> suo interno non si effettuano commerci di alcun tipo (al di fuori
> >> della distribuzione di materiale informativo e culturale), non vi è
> >> alcuna somministrazione
> >> di bevande e – lo vogliamo sottolineare – non vi entrano né
> >> gratuitamente né a pagamento droghe di alcun tipo: rifiutiamo e
> >> ricacciamo al potere i suo
> >> strumenti di controllo, distruzione e coercizione.
> >> Vorremmo che ogni iniziativa promossa o proposta fosse discussa
> >> orizzontalmente, fra pari, senza nessun tipo di mediazione. Invitiamo
> >> i nemici dell’autorità
> >>
> >> e gli arrabbiati genovesi a quello che speriamo un proficuo confronto
> >> ed una reciproca
> >> crescita. Con la stessa determinazione invitiamo i giornalisti, i
> >> politicanti d’ogni colore,
> >> le autorità, a tenersi alla larga: come abbiamo detto non c’è nessun
> >> confronto possibile
> >> con i sostenitori di questo regime. L’unico dialogo concepibile è
> >> quello fra oppressi, fra
> >> pari, senza mediazioni. Per quello che riguarda il potere, i suoi
> >> politici ed i suoi speculatori,
> >> non si può far altro che rispondere alla guerra che costoro hanno
> >> dichiarato alle classi
> >> povere con il coraggio e la determinazione, con la solidarietà fra
> >> oppressi e l’azione.
> >> Senza fare, né pretendere, alcuna concessione.
> >>
> >> Al “vicinato”
> >> Perdonerete certo se siamo stati un po’ bruschi in questa parziale
> >> presentazione d’intenti
> >> ma, lo ribadiamo, preferiamo la chiarezza alla confusione (già tanto
> >> alimentata dai media)
> >> e all’ipocrisia.
> >> Nessuno qui ha la pretesa che le nostre pratiche vengano a priori
> >> condivise: quello che
> >> vorremmo è comunque una conoscenza ed un incontro che avvengano
> >> direttamente, senza
> >> intermediari e senza pregiudizi.
> >> Non abbiamo intenzione di turbare la sopravvivenza di nessuno dunque
> >> che non si tema
> >> per dicerie e sciocchezze: non vorremmo affrontare incomprensioni su
> >> presupposti fasulli
> >> e che non hanno ragion di esistere.
> >> Siamo disposti a batterci per ciò che sono i nostri intenti ed i
> >> nostri princìpi così come
> >> siamo disposti ad incontrarci e discutere serenamente su quelli che
> >> possono essere gli
> >> eventuali problemi legati alla quotidianità, alle differenze, ai
> >> bisogni reciproci.
> >> Vorremmo contrapporre a ciò che sono state la “democratizzazione” e la
> >> delegazione
> >> dei rapporti (e dunque la falsificazione degli stessi) l’autenticità e
> >> l’onestà intellettuale.
> >> Il primo passo, come giusto, spettava a noi...
> >> Attendiamo critiche, consigli, dibattiti e diverbi. Attendiamo di
> >> demolire il vecchio per
> >> costruire il nuovo.
> >>
> >> Distinti saluti
> >> Alcuni Anarchici e Libertari a Genova
> >>
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