riportato da
http://www.cpogramigna.org/index.php?option=com_frontpage&Itemid=1
Credo che succederà questo. Che in settembre-ottobre avremo 700-800
mila posti di lavoro in meno (un impoverimento per alcuni milioni di
persone). Che taglieranno fondi alle università con metodi furbetti
parlando di merito e di efficientismo. Che aumenteranno le tasse
universitarie. Che i terremotati de L'Aquila non avranno nuove case,
con l'eccezione di una minuscola quota da mostrare in apertura di Tg1
e Tg5. Che i precari passati da «reddito poco» a «reddito zero»
diventeranno un esercito. Che la crisi servirà a giustificare
l'ennesima mattanza sociale. Insomma, credo che succederà quel che
tutti dicono debba succedere: paura e casino.
Per una volta non è peregrino misurare la società con i meccanismi
della domanda e dell'offerta: la domanda è molto forte. Domanda di
stabilità, di difesa dalla crisi, di qualità dell'offerta scolastica.
Domanda di uscire dalle tende. Domanda di arrestare l'erosione di
reddito e di diritti. Domanda di dignità per il paese (vero, papi?).
Domanda di fermare la ristrutturazione feroce attuata con la scusa
della crisi. La domanda non manca, ma l'offerta è inesistente. Credo
che succederà questo, che quando salterà il tappo non capiremo al
volo.
Ci siederemo lì a leggere, che so, le pagelle della signorina
Serracchiani. O annuiremo al vecchio buon senso progressista di
Bersani su musica di Vasco. O commenteremo le astute strategie
dalemiane di apertura all'Udc. O leggeremo come fondi di caffè le
elucubrazioni di partitini inconcludenti che prendono il tre per cento
se si presentano insieme e il tre per cento a testa se si presentano
divisi, miracolo dell'aritmetica comunista.
Credo che ci siederemo comodi, tristi ma dignitosi. E quando comincerà
a volare qualche sasso, e qualche schiaffone farà sciak!, ci
chiederemo esterrefatti: ehi, come? Cosa? E dovremo reimparare da capo
a scrivere e pronunciare la parola «conflitto». E sarebbe anche ora.
Alessandro Robecchi
Fonte:
www.ilmanifesto.it