Re: [NuovoLab] nuovo spazio liberato a Genova

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Auteur: Elisabetta Filippi
Date:  
À: Social Forum
Sujet: Re: [NuovoLab] nuovo spazio liberato a Genova

Ma dov'è salita Aldo Li Gobbi?



Elisabetta

> Date: Thu, 30 Jul 2009 20:36:25 +0900
> From: magnone.edoardo.tokyo@???
> To: forumgenova@???
> Subject: [NuovoLab] nuovo spazio liberato a Genova
>
> http://liguria.indymedia.org/node/3333
>
> Agosto 2009.
>
> Abbiamo preso possesso – occupandola – della casa situata in Salita
> Aldo Li Gobbi 11. Una delle tante case lasciate all’incuria in nome
> delle
> speculazione: ce ne siamo appropriati e non intendiamo restituirla.
> In sostanza, abbiamo deciso di saltare il recinto del diritto, un
> recinto di filo spinato atto a mantenere al proprio esterno fasce
> sempre più ampie di
> popolazione condannate allo stento, alla costante umiliazione, a crepare.
> Tranquillizziamo i politici di sinistra: non siamo qui per rivendicare diritti.
> Non abbiamo intenzione di elemosinare nulla a questo sistema infame ed
> ai suoi rappresentanti, non chiediamo alcun diritto a coloro che col
> Diritto
> esercitano la tirannia, non intendiamo trattare con un potere che,
> ormai dovrebbe essere per tutti evidente, si regge sull’esclusione,
> sul ricatto e sulla
> violenza. Quello di cui abbiamo bisogno o pensiamo possa essere
> d’aiuto alla nostra causa ce lo prendiamo.
> Dal momento che volenti o nolenti di questa occupazione se ne parlerà,
> tanto vale che incominciamo noi col presentarci. Che almeno le idee,
> le posizioni
> gli accordi ed i disaccordi per quello che riguardano le nostre scelte
> si formino ed avvengano su basi chiare.
>
> Abbiamo occupato perché ci serve un posto dove vivere.
> La politica e l’economia hanno distrutto ogni residuo di vita comune,
> e con essa hanno fatto scordare i principi di solidarietà e mutuo
> appoggio.
> Gli uomini e le donne sono stati ammassati l’uno vicino all’altro in
> quartieri dormitorio dove regnano sovrani l’alienazione e
> l’isolamento: si vive fianco a
> fianco senza conoscersi, senza parlarsi, senza capirsi. Dopo aver
> perso la conoscenza dei luoghi e delle persone intorno a noi, ora, lo
> spauracchio che
> il potere ama chiamare crisi e il generale impoverimento delle classi
> subalterne ci portano a rinunciare anche al senso ed al concetto di
> dimora.
> Non solo ammassati ed isolati nei quartieri ma anche nell’intimità
> della casa. Di fatto, i prezzi imposti dalla speculazione, costringono
> sempre pi
> persone a condividere per forza spazi sempre più ristretti,
> appartamenti sempre più piccoli, in nome della necessità di
> suddividere i costi d’affitto e di
> gestione divenuti sempre più insostenibili.
> Non si sta parlando di scelta o di risparmio ma del tentativo di
> cancellare lo spazio vitale, di negare ogni ritaglio di solitudine
> (non quella dell’alienazion
> ma quella del pensiero e della riflessione), dell’impossibilità, per
> molti, di scegliere con chi condividere l’intimità. In sintesi si
> tratta di strappare un altro
> pezzo dagli spiriti già martoriati degli uomini, un altro passo verso
> la dis-umanizzazione degli individui.
> Non staremo qui ad agitare lo spettro della miseria o a far leva sugli
> ipocriti “buoni sentimenti” verso chi non ha un tetto. Preferiamo dire
> che è l’ora di
> organizzarsi, di riscoprire la solidarietà, di agire. Che è l’ora di
> ricominciare a strappare dalle mani dei politici e degli sfruttatori
> ciò di cui abbiamo
> bisogno: che sia il cibo, la casa, i vestiti, il denaro. Insomma ciò
> che ci serve.
> Non abbiamo preso la casa di un povero, abbiamo preso una casa di
> proprietà municipale, nello specifico dell’ASP Istituto Emanuele
> Brignole, ch
> fino all’anno scorso risultava possederne 205, di immobili, molti dei
> quali inutilizzati e abbandonati da tempo, come questo. Ce la siamo
> “restituita”.
> Non possiamo che sperare che la pratica della riappropriazione delle
> case ed il mutuo appoggio fra sfruttati si estendano e riprendano ad
> essere
> minaccia per il regime e punto di partenza per il rovesciamento della società.
>
> Abbiamo occupato perché ci serve un posto dove discutere, incontrare
> ed incontrarci, lottare.
> Vogliamo che un pezzo della nostra casa sia un luogo aperto. Uno
> spazio in cui lo scontro e l’incontro possano essere contributo per
> affinare la critica
> pratica e teorica contro il regime e contro ogni autorità ed oppressione.
> Ci auguriamo che questo pezzo di dimora venga vissuta come dimora di
> tutti gli amanti della libertà e come laboratorio di lotta in cui
> cominciare a
> sovvertire i rapporti che ci vengono imposti.
> Per amore di chiarezza sottolineiamo che lo spazio che abbiamo scelto
> di riprenderci non è un centro sociale, né un pub, né una sala
> concerti, né tant
> meno un albergo. È casa nostra con in più – separatamente - uno spazio
> adibito al confronto ed alla discussione aperto e che vorremmo
> condiviso. Al
> suo interno non si effettuano commerci di alcun tipo (al di fuori
> della distribuzione di materiale informativo e culturale), non vi è
> alcuna somministrazione
> di bevande e – lo vogliamo sottolineare – non vi entrano né
> gratuitamente né a pagamento droghe di alcun tipo: rifiutiamo e
> ricacciamo al potere i suo
> strumenti di controllo, distruzione e coercizione.
> Vorremmo che ogni iniziativa promossa o proposta fosse discussa
> orizzontalmente, fra pari, senza nessun tipo di mediazione. Invitiamo
> i nemici dell’autorità
>
> e gli arrabbiati genovesi a quello che speriamo un proficuo confronto
> ed una reciproca
> crescita. Con la stessa determinazione invitiamo i giornalisti, i
> politicanti d’ogni colore,
> le autorità, a tenersi alla larga: come abbiamo detto non c’è nessun
> confronto possibile
> con i sostenitori di questo regime. L’unico dialogo concepibile è
> quello fra oppressi, fra
> pari, senza mediazioni. Per quello che riguarda il potere, i suoi
> politici ed i suoi speculatori,
> non si può far altro che rispondere alla guerra che costoro hanno
> dichiarato alle classi
> povere con il coraggio e la determinazione, con la solidarietà fra
> oppressi e l’azione.
> Senza fare, né pretendere, alcuna concessione.
>
> Al “vicinato”
> Perdonerete certo se siamo stati un po’ bruschi in questa parziale
> presentazione d’intenti
> ma, lo ribadiamo, preferiamo la chiarezza alla confusione (già tanto
> alimentata dai media)
> e all’ipocrisia.
> Nessuno qui ha la pretesa che le nostre pratiche vengano a priori
> condivise: quello che
> vorremmo è comunque una conoscenza ed un incontro che avvengano
> direttamente, senza
> intermediari e senza pregiudizi.
> Non abbiamo intenzione di turbare la sopravvivenza di nessuno dunque
> che non si tema
> per dicerie e sciocchezze: non vorremmo affrontare incomprensioni su
> presupposti fasulli
> e che non hanno ragion di esistere.
> Siamo disposti a batterci per ciò che sono i nostri intenti ed i
> nostri princìpi così come
> siamo disposti ad incontrarci e discutere serenamente su quelli che
> possono essere gli
> eventuali problemi legati alla quotidianità, alle differenze, ai
> bisogni reciproci.
> Vorremmo contrapporre a ciò che sono state la “democratizzazione” e la
> delegazione
> dei rapporti (e dunque la falsificazione degli stessi) l’autenticità e
> l’onestà intellettuale.
> Il primo passo, come giusto, spettava a noi...
> Attendiamo critiche, consigli, dibattiti e diverbi. Attendiamo di
> demolire il vecchio per
> costruire il nuovo.
>
> Distinti saluti
> Alcuni Anarchici e Libertari a Genova
>
> Per contatti: lasfrontata@???
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> e viene letto da tutti gli iscritti.
> L'iscrizione alla lista e' aperto a tutt*, ma consigliato solo alle persone
> che agiscono localmente per iniziative "di movimento" a Genova.
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