[NuovoLab] Il movimento contro la guerra non ha candidati ne…

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Autore: Edoardo Magnone
Data:  
To: Mailing list del Forum sociale di Genova
Oggetto: [NuovoLab] Il movimento contro la guerra non ha candidati nelle liste per le prossime elezioni europee.
Effettivamente nessuno e' escluso!
Li vediamo tutti fare mea culpa da quelli in cashimer a quelli in
blue-jeans, da quelli arcolbalenati a quelli federati, a quelli
sorridenti sotto al sole a quelli italioti-rifondaroli-italioti...
dopo aver leccato, chiedendo scusa per la poca saliva, gli anfibi
prodiani ed ora, fisiologiacamente, i vari "occhiettano" e
"battagliano" ancora una volta!

Un consiglio... cercate di notate i comunicati stampa come
aumenteranno in questo periodo da parte di quelli che sono rimasti
attaccati alla poltrona (da quelle a livello europeo a quelle della
bocciofila che MAI avrebbero fatto affari con il pd!) e come si
moltiplicheranno, come per magia, anche in questa lista nel periodo a
venire.

Edoardo Magnone

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Il movimento contro la guerra non ha candidati nelle liste per le
prossime elezioni europee.

Il tema della guerra non è all’ordine del giorno della campagna
elettorale per il rinnovo dei candidati al Parlamento europeo.
Strana dimenticanza in un’Europa che solo un mese fa ha ospitato nella
sua massima sede istituzionale la commemorazione del 60° anniversario
dell’Alleanza Atlantica.

Al vertice di Strasburgo dello scorso 3 – 4 aprile la NATO ha gettato
le basi per una sua ulteriore espansione, anche attraverso una più
stretta integrazione con le strutture militari europee.
La fortissima resistenza all’occupazione militare in Afghanistan, lo
scontro con il gigante russo e la ritrosia di diverse Repubbliche ex
sovietiche ad essere cooptate nella sfera di influenza occidentale, le
continue tensioni nei Balcani ed in Medio Orientale impongono
all’Alleanza – ed all’Europa - una tabella di marcia forzata per
sostenere l’impegno militare in un area geografica gigantesca e
determinante per l’egemonia economica e politica mondiale.

Di tutto questo non v’è traccia nei programmi dei partiti reduci dalla
catastrofe elettorale dell’aprile 2008, se non attraverso generiche
prese di posizione.
Nessuna mobilitazione, nessuna campagna politica di massa contro un
espansionismo militare che vede l’Italia investita direttamente da un
massiccio ampliamento di tutto il sistema di basi militari USA – NATO,
accompagnato dal costante incremento di uomini e mezzi dell’esercito
italiano nei vari fronti di guerra ed occupazione militare.

Contro militarismo e guerra molto inchiostro e parole.

Ben poca cosa rispetto alle gravissime responsabilità assunte dall’ex
“sinistra radicale” durante l’esecutivo Prodi, periodo nel quale il
sistema militare – industriale italiano ha potuto effettuare un grande
“balzo in avanti”, attraverso l’aumento del 24% delle spese militari
ed il rafforzamento della presenza italiana in Afghanistan, Libano,
Kosovo.
I Ministri della Difesa, Esteri e Interni di Berlusconi ci ricordano
ad ogni pié sospinto - con malcelata soddisfazione – che le attuali
politiche di militarizzazione dei territori e di proiezione bellica
all’estero marciano nel solco dei progetti mantenuti o tracciati dal
precedente esecutivo di centro sinistra.

Le gravi difficoltà attraversate dai reduci del biennio prodiano -
ridotti all’attività extraparlamentare da un elettorato evidentemente
attento e molto sensibile alle tematiche antimilitariste – potrebbero
essere portate a giustificazione della attuale incapacità di
sviluppare iniziativa politica pubblica e di massa contro le politiche
di guerra sostenute da tutto l’establishment europeo.
Non è, però la debolezza organizzativa che mantiene il tema del “No
alla guerra senza se e senza ma” ai margini degli interessi delle
liste di sinistra nel nostro paese, piuttosto il permanere di una
gravissima ambiguità sulle recentissime scelte fatte.
Basta leggere la rosa dei candidati per le elezioni europee del
prossimo 7 giugno, dove per la Circoscrizione Nord-Est è stata
piazzata come capolista Lidia Menapace, definita senza alcun senso del
pudore “pacifista”.

Come dimenticare, infatti, l’agghiacciante teoria della “riduzione del
danno” coniata dalla Menapace per giustificare il voto favorevole ai
crediti di guerra utili all’incremento di presenza militare italiana
in Afghanistan? Come dimenticare la polemica pubblica con Alex
Zanotelli, nella quale la “pacifista” rivendicava il determinante
appoggio parlamentare a Prodi?
Non a caso dopo quella polemica nel movimento contro la guerra
italiano, l’attuale Capolista del Nord Est è meglio conosciuta come
“signora Menaguerra”.
Presentare tale candidatura in una circoscrizione interessata al più
importante progetto d’espansione militare USA sul territorio italiano
– Vicenza, Dal Molin – unisce alla beffa il danno.

Che dire di fronte a questa candidatura? Ben poco. Chi ha ponderato e
preso tale decisione se ne assume tutte le responsabilità politiche,
di fronte agli elettori ed ai movimenti.

Nel dna politico dei promotori della Rete nazionale Disarmiamoli non
v’è traccia di un anti istituzionalismo pregiudiziale. Se e quando si
determineranno le condizioni per appoggiare candidati realmente
rappresentativi del movimento contro la guerra non ci tireremo
indietro.
Oggi possiamo serenamente affermare che non v’è traccia nelle varie
liste elettorali per le europee di un/una candidato/a che abbia tali
requisiti.

In questi giorni di “ubriacatura elettoralistica” indichiamo quindi
alle realtà del movimento nowar italiano un particolare impegno per la
riuscita della manifestazione nazionale del 2 giugno di Novara contro
gli F35

L’unica “riduzione del danno” per la quale vale la pena battersi è
quella all’erario nazionale, penalizzato da un investimento
miliardario per l’acquisto di 131 bombardieri nucleari a stelle e
strisce.

I tempi per un impegno su liste e candidati sono, al momento, rinviati
a data da destinarsi.

La Rete nazionale Disarmiamoli!
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