[NuovoLab] GUERRA, QUESTA SCONOSCIUTA

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Autore: Edoardo Magnone
Data:  
To: Mailing list del Forum sociale di Genova
Oggetto: [NuovoLab] GUERRA, QUESTA SCONOSCIUTA
GUERRA, QUESTA SCONOSCIUTA

dal controblog di Fulvio Grimaldi

Nessuno è più schiavo di coloro che falsamente pensano di essere liberi
(Johann Wolfgang von Goethe, 1749-1832)

Educare una persona significa renderla inadatta a essere uno schiavo
(Frederick Douglass, schiavo fuggitivo, abolizionista, giornalista, 1818-1895)

Giovedì 21 maggio, a Roma in Piazza Navona, dalle ore 11 alle ore
20.00 si svolge una giornata di mobilitazione contro la guerra, le
basi militari, la Nato, le armi nucleari, lo scudo stellare, gli F35.
C’è da tirare un sospiro di sollievo grande come uno tsunami. Parole
(e relativi concetti e relative battaglie) come “guerra”, “Nato”,
“basi”, e di conseguenza la sovranità italiana concultata e cancellata
in progressione geometrica dal 1945 ad oggi, complici proprio tutti
gli attori politici della Repubblica, salvo gli “illuminati” della
rivolta 1968-1977, sono svaporate dall’agenda della sedicente sinistra
italiana. Insieme a esse si sono dissolte nei teneri effluvi della
compatibilità (detta anche “connivenza”) termini come “imperialismo” e
“internazionalismo”. E’ solo da qualche nicchia antagonista,
benemerita assai, che si sprigionano ancora a volte questi Leitmotiv,
che tutto comprendevano, di alcune generazioni in lotta contro quella
che era giustamente percepita come la locomotiva della lotta di classe
condotta dal capitalismo mondiale contro classi e popoli da
subordinare (in proposito merita di essere consigliato l’opuscolo
“Resistenza Antimperialista vs Nuovo Grande Medio Oriente”, pubblicato
a Milano da Resistenze Metropolitane).

Tranne un fugace accenno nella lista della spesa elettorale del PRC,
di guerre non c’è ombra nei programmi e nelle campagne per le europee
dei criptodestri del PD, del loro sospensorio svendoliano di “Sinistra
e libertà”, della lista unitaria con la falce e il martello. Questa è
gente che ha votato con Prodi un 24% di spese militari in più,
l’adesione allo scudo stellare, gli stragisti F35 di Novara, la
creazione del narcostato Kosovo, il colonialismo ammazzapopoli in
Iraq, Afghanistan, Libano. Questa è gente che non ha urlato di sdegno
quando Prodi ha spappagallato, su ordine del macellaio Olmert,
“Israele è Stato ebraico”, etnicamente pulito. Questa è gente che si è
“rinnovata” con un funzionariato di reduci spiegazzati e mettendo a
capo del Nord Est per le europee la pacifinta Lidia Menaguerra che
ciabattava nel sangue dei bambini afghani blaterando di “riduzione del
danno” (lo sconcio di presentare questa maleinvecchiata al fosforo
bianco nella circoscrizione del Dal Molin!). La Nato di cui, attizzato
dai suoi macelli in Jugoslavia, ci ha fatto ascari d’assalto il
barbiere di Gallipoli con i baffetti, il carro bestiame da mattatoio
agganciato alla locomotiva imperialista da un Berlinguer che diceva
“mi sento più sicuro nella Nato”, Dead man walking Bertinotti che si
fa lustrascarpe degli anfibi della Folgore in Libano, l’intero
territorio nazionale butterato dal vaiolo Usa, anche nucleare, una
classe politica essudata come percolato dalla discarica dei valori
nazionali di indipendenza e autodeterminazione, ecco il paesaggio nel
quale formicola il verminaio sociale italiano. E c’è qualcuno che si
ostina a narcotizzarsi pensando di poter collocare in un simile
territorio la riconquista di lavori stabili e salari adeguati,
pensioni affidabili e istruzione per uomini liberi, media onesti e
prevalenza della vita sul cemento, vittorie di Stato sulla criminalità
organizzata (che è poi nient’altro che collisione/collusione della
criminalità dei pizzini con la criminalità organizzata dei decreti e
dei consigli d’amministrazione), riconoscimento e fratellanza per gli
umani costretti a lasciare le loro terre dagli sfracelli e dalle
rapine di quelle stesse mafie con la coppola o il maglioncino
girocollo, addirittura un diverso rapporto di forze tra le classi.

Ogni tanto, a un pubblico che strabuzza gli occhi a sentir parlare di
sovranità ...[...]


[prosegue in http://fulviogrimaldi.blogspot.com/ ]