Sul libro "Istituzioni post-manicomiali" di Nicola Valentino
"Il primo resoconto non di mano psichiatrica di come funzionano alcuni
dei nuovi dispositivi territoriali del dopo-manicomio, quali le ora
diffusissime "Case Famiglia".
Nicola Valentino è sia collaboratore e coeditore di "Sensibili alle
Foglie", piccola casa editrice che mantiene un settore dedicato al campo
storie, produzioni poetiche, artistiche, di 'pazienti' psichiatrici, che
in tale campo animatore per mostre, incoraggiare tali produzioni, e
anche operatore di inchieste e analisi di tipo sociologico. (Vedi in
www.sensibiliallefoglie.it). Ha per questi motivi frequentato alcune di
queste nuove "Strutture Intermedie Residenziali" ('SIR') e ne dà qui un
resoconto.
Un resoconto di tipo non tanto polemico e militante quanto invece di
tipo distaccato sociologico, che riconosce anche la buona volontà di
alcuni operatori. Analizza i 'dispositivi' agenti in queste strutture
del dopo-manicomio confrontandoli con quelle di altre strutture
totalizzanti, quali le carceri. Ma è una analisi sociologica di tipo
narrativa discorsiva, non quindi specialistica, si legge ben
scorrevolevomente.
Le SIR sono strutture statali ma anche a gestione privata, messe in
piedi durante e dopo lo smantellamento dei manicomi, inizialmente
approntate per quei pazienti provenienti dal manicomio che non avevano
trovato una sistemazione familiare od autonoma. Ma anche e ora in
prevalenza sono il luogo d'abitazione e vita per chi, dopo l'
"impazzimento" non è più accettato in famiglia e non ha una
abitazione-vita autonoma o gli psichiatri decidono che non è in grado di
autonomia.
Risultano luoghi che, secondo questa analisi di Nicola Valentino, hanno
già oramai definitivamente perso la speranza di 'riabilitare', la
maggior parte non lo tentano più affatto. Riconoscono questa deriva
negativa anche alcuni operatori che desiderebbero proseguire nella
pratica basagliana di "non più costrizioni, non più manicomi", ma si
trovano resi impotenti e demoralizzati dalla situazione.
L'analisi rileva il ripresentarsi ampio e netto in queste nuove
strutture degli stessi meccanismi di incasellamento, riduzione e
privazione di autonomia, privazione di diritti, fino anche a completa
sopraffazione e disumanizzazione, propri dei vecchi manicomi. Situazione
dovuta al controllo e alla routine giornaliera degli operatori sui
'pazienti'.
Nonostante che per legge - la 180 detta 'Basaglia' - i 'pazienti' hanno
ora diritti, però la struttura agisce come se non ne avessero. Per il
controllo del denaro, per il controllo dell'indipendenza, per il
controllo dei farmaci, .. . - Quando i familiari non abbiano fatto agire
le vecchie leggi di interdizione ed inabilitazione, tuttora ancora in
piedi ! E sono spesso i familiari a chiedere per i 'pazienti'
restrizioni ai soldi, ad uscire .. .
Non ci si deve far ingannare dal nome "Casa Famiglia", riconoscono
alcuni degli stessi operatori addetti, perché non è come in una famiglia
vera, dato che "il paziente non può mandare a quel paese l'operatore
come potrebbe fare un figlio od una figlia".
La struttura ha il potere e i 'pazienti ' la subiscono giocoforza
passivamente, ben presto subiscono completamente. I pazienti risultano
di fatto deprivati di qualsiasi margine di azione e decisione
indipendente importante, anche mediante l'attutimento farmacologico
operato su loro.
Le sigarette, l'alcool, il caffé, sono l'unico fare autodeterminato, a
cui quindi ci si appiglia . Un operatore testimonia che in una
situazione di aumento di libertà il fumatore accanito non prese più le
sigarette una dietro l'altra.
Il "paziente che dà fastidio" è una classificazione di fatto operata in
queste SIR, molto più importante di fatto di quelle psichiatriche
ufficiali, e si risolve quasi di regola con un aumento dei farmaci . Ad
es. se 'dà fastidio' per irrequietezza o non seguire gli altri nel
programma comune, non c'è molto tempo di seguirlo trovare le cause
discorrerci come richiederebbero i metodi basagliani .., l'operatore è
già stressato di per sé .., si ricorre ad un aumento dei farmaci.
E' ovvio che i 'pazienti' ripiegano su forme di lasciarsi andare. Fino
ad una ben presto passività arresa indefinita.
Salvo casi sporadici, come il caso, riportato in questo libro, della
residenza a 'I Platani ' di Bologna, dove due ricoverati 40-50-enni ben
inseriti, volevano invece essere trasferiti dalla direzione della casa
famiglia ad una casa di riposo per anziani lontana; ci si è opposti
riuscendo ad ottenere ragione; ma anche perché ci sono stati degli
operatori che si sono messi dalla parte dei pazienti contro le decisioni
della direzione.
Questo libro non è solo una analisi descrittiva. Il metodo di raffronto
sociologico fra analoghe situazioni totalizzanti raffrontate a quella
psichiatrica in questione, permette all'autore di avanzare anche ipotesi
su alcuni aspetti che la descrizione psicologica e psichiatrica non è in
grado di vedere. Quali che la cosiddetta 'spersonalizzazione' cioè
perdita dell'identità, sia in realtà una "risposta di sopravvivenza",
quale si manifesta anche in certe situazioni non psichiatriche.
Anche l'insonnia o l'abuso di alcool possono essere considerate, da
questo punto di vista sociologico, avanza l'autore, risposte sociali di
reazione. Cioè una forma di reazione sociale ad una situazione negativa,
anziché malattie senza senso."