[Nogelminispbo] due(?) parole sulla didattica

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Author: marco.borri3@virgilio.it
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To: nogelminispbo
Subject: [Nogelminispbo] due(?) parole sulla didattica
Visto che per motivi di limiti di capacita' di presenza ubiqua e
obliqua, mentre sverno il mio inverno a roma, mi trovo a saltare anche
la prossima assemblea, vi mando un paio di cose su cui penso si possa
discutere rispetto al percorso altra didattica.
Intanto l'interesse
dell'emiliani e' una gran cosa ( applausi a chi l'ha intercettata).
Parliamoci appena possiamo, soprattutto per quanto concerne il come
portare avanti a livello pratico e tecnico il percorso di proposte
contenute nel documento. Appena posso mi metto a scrivere la versione
breve-programmatica del documento, appena mi sento un po' piu' creativo
di ora. Anche perche' nel momento in cui il docu-breve deve essere una
proposta, dobbiamo ragionare su un paio di cose che la
contestualizzano...
Per come la vedo io, le proposte singole devo
tessere una tela di direzione. Ossia, qual e' il senso complessivo
dell'insieme di proposte?Per come la vedo io (bis), il senso sta' nella
relazione fra parte di analisi e campo di proposte. Nel momento in cui
il docu individua una strutturazione complessiva della didattica come
coerente con il percorso di riforme degli ultimi trent'anni e la sua
finalita' di disciplina del pensiero per generare una certa tipologia (
o certe tipologie) di forza-lavoro, il senso complessivo delle proposte
si propone ( tautologia..) di aprire uno squarcio su contenuti e metodo
che crei un controcampo di saperi e un controcampo di pratiche di
produzione di saperi, ma non fine a se stesso. Quindi, bisogna
individuare un insieme coerente di proposte che siano costituenti (
scusate la parola abusata) di uno spazio trasversale e interno ai corsi
istituzionalizzati e che attraverso il ribaltamento dell'organizzazione
delle lezioni, dei percorsi di studio, del materiale di studio, del
collegamento fra discipline e dei sistemi valutativi, generi un sapere
"estraneo" e interno al tempo stesso.
Provo a spiegarmi meglio. A
cavallo tra i '60 e '70, negli USA, il movimento studentesco, specie le
sue componenti di "minoranza ( bugia..) etnica o di genere", si
concentrano sull'apertura di dipartimenti e curricula di controsapere:
black, chicano, women studies, ect. Perche'? perche' nel momento in cui
l'universita' veniva individuata come sito di produzione e sostegno
dell'egemonia dell'ideologia capitalista, bianca e maschilista che
regge e costituisce la struttura sociale a stelle e strisce, queste
componenti di movimento individuano questi percorsi di studio come
pratiche di liberazione non solo intellettuale, ma come vere prorprie
postazioni di "contropotere" ( dai, non storcete il naso, ci siamo
capiti..), che agissero sulla costruzione di senso nell'accademia ma
che contribuissero anche ad una trasformazione delle relazioni
politiche del corpo sociale stesso: i corsi sulla storia chicana veniva
preteso fossero tenuti da docenti chicani, per studenti del barrio ( la
cui presenza nel campus doveva essere assicurata e finanziata
dall'univerista' stessa) e tra le cui finalita' non c'era soltanto
l'insegnamento ma la produzione di progetti concreti da riversare sul
barrio e che fosserero autogestiti assieme alle componenti
universitarie dagli abiatanti del barrio stesso ( l'autodeterminazione
dello studio faceva il paio con l'autodeterminazione delle relazioni
sociali, politiche ed economiche di soggetti subordinati).
Torniamo a
noi. Mutatis mutandis, che ci vogliamo fare con st'altra didattica,
oltre che studiare in modo piu' dignitoso e meno inutile e alienante?
Qual e' la relazione fra insegnamento in universita' e struttura
sociale della citta' di bologna, tanto per circoscrivere il campo? Ora,
il discorso si deve forse porre in termini di apertura di spazi e
traiettorie ( scusate il linguaggio immaginifico, ma ho il cervello un
po' svagante). I/le docent* scelt*, a cui abbiamo mandato la versione
estesa del documento, non sono stati scelti solo perche' bell* e
interessant*, ma perche le discipline da loro insegnate, messe una di
fianco all'altra, collegate in modo interdisciplinare, legate
attraverso sistemi di studio , ricerca e valutazione trasversale,
formano qualcosa come l'apertura di un dipartimento... ( oh, cosi' la
vedo io). Allora, oltre che alla qualita' del sapere, l'insieme delle
proposte deve mirare a rendere possibile la costruzione di questa tela
discorsiva complesiva che puo' restituire non solo un sapere
antiegemonico, ma anche uno spazio di produzione di pratiche che
possano agire sul tessuto sociale di bologna, individuando quelle
pratiche di studio e ricerca che non isolino l'universita' dalla
citta', ma la facciamo collassare su di essa. Per fare degli esempi al
volo, se dico gentili-emiliani-mezzadra da una parte e migranti a
bologna dall'altra, se dico sbraccia-bergamaschi da una parte e
politiche securitarie del comune dall'altra, se dico ricciardi-chicchi-
borghi da una parte e tessuto produttivo bolognese dall'altra, quali
sono le proposte che possono tessere la comprensione delle correlazioni
fra condizione migrante, condizione lavorativa e politiche securitarie
in modo critico e creativo, e che allo stesso tempo facciano retroagire
questa produzione di sapere con i soggetti reali che da queste
politiche e processi sono investiti? Credo questa sia la domanda su cui
si deve interrogare la formuazione delle proposte sulla didattica,
fatti salvi tuttle le analisi epistemologiche, pedagogiche e di
relazioni di potere contenute nel documento versione oblunga, anzi
proprio in considerazione di queste.
Ho finito. Insomma, mi sembra un
percorso interessante. vediamo che ne caviamo fuori. E scusate la
lunghezza. Buona rivoluzione a tutt*.

marco (And the words that are
used
For to get the ship confused
Will not be understood as they're
spoken
For the chains of the sea
Will have busted in the night
And be
buried at the bottom of the ocean)