[Lecce-sf] Vendola abbandona il Prc, una scissione senza par…

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Autor: gabriele1985@virgilio.it
Data:  
Para: forumlecce
Assunto: [Lecce-sf] Vendola abbandona il Prc, una scissione senza partito
di Gabriele Caforio
www.titolidicoda.org

Nella stessa sala di
Chianciano, in cui sei mesi fa la mozione di Ferrero prevaleva su
quella di Vendola al congresso di Rifondazione Comunista, tra ieri ed
oggi è stata confermata la scissione del partito da parte dell’area
vendoliana e bertinottiana.


Il governatore della Puglia parla di
“un nuovo partire piuttosto che un nuovo partitino, un processo
piuttosto che una sigla, una nuova casa in cui la sinistra delle
libertà possa ospitare comunità di popolo e non élite di presunte
avanguardie. Perché il senso della sinistra sta tutto nella capacità di
prefigurare e costruire il cambiamento”. L’area vendoliana,
“Rifondazione Per la Sinistra”, ci tiene a ribadire che per ora la loro
sigla non è ancora quella di un partito, ma indica solo la nascita di
un nuovo processo costituente, nato attorno al seminario di Chianciano
di questi giorni, e dovuto alla rottura con le linee del resto del
partito. Non tutti i vendoliani, però, seguiranno il loro leader:
almeno un terzo dei “suoi” delegati rimarranno comunque nel Prc.Gli
altri protagonisti di questo strappo sono: Franco Giordano (ex
segretario), Gennaro Migliore (ex capogruppo alla Camera), Alfonso
Gianni (ex sottosegretario allo Sviluppo economico) e altri ex
parlamentari e dirigenti del Prc. Mostrano vicinanza a Vendola anche il
gruppo guidato da Katia Bellillo, ex ministro, e Umberto Guidoni,
parlamentare europeo, che dovrebbe staccarsi dal Pdci. Anche la
maggioranza dei Verdi di Grazia Francescato sembrerebbe vicina a Rps.

Nel suo intervento Vendola rievoca il passato Arcobaleno (il cartello
elettorale nato in fretta e furia in un bar di Roma prima delle
politiche del 2008), definendolo come “un segno grafico e non un sogno
collettivo, un cartello e non un laboratorio della società, un accordo
di stati maggiori e non un patto costruito con pezzi di mondo del
lavoro e di giovani generazioni”. Ma in vista delle prossime europee e
in ricordo della disfatta di aprile scorso, Nichi Vendola ora vuole
parlare solo di primarie. Primarie su tutto, sulle persone, sulle idee
e attacca ancora l’Arcobaleno che non ebbe il coraggio di “praticare la
consultazione dei territori e della società civile: “anche organizzando
quelle primarie che devono divenire uno dei modi ordinari di
funzionamento della sinistra”.Non mancano le critiche vendoliane al
Partito Democratico: "l'altra sinistra, quella del Pd, mirata al
centro, sembra persa nei propri contorcimenti tattici, incapace di un
pensiero che non sia subalterno al piano inclinato del governare in
sintonia esibita con i poteri forti. Il veltronismo si presenta ormai
come un mix compiuto di radicalismo etico e di moderatismo sociale, che
pratica la prospettiva di una alternanza senza alternativa".

Paolo
Ferrero ci ha provato per l’ultima volta a convincere gli scissionisti
vendoliani, definendo una contraddizione in termini una scissione in
nome dell’unità. Una scissione che, secondo Ferrero, “va verso destra
rispetto al profilo del partito”, rischiando la subalternità al Pd una
volta fuori da Rifondazione. Vendola ha ribadito "non provare acrimonia
verso Ferrero e il suo gruppo dirigente. “Sono sereno perché faccio ciò
che sento sia giusto fare. Rifondazione è stata la mia casa e questo
addio non è un partire indolore. A quelli di noi che condivideranno
questa scelta, voglio dire che non dobbiamo sentirci avversari di
Rifondazione". E invita i compagni che restano nel Prc a "battersi
perché nasca una sinistra nuova, una sinistra del lavoro e delle
libertà". Vendola rispondendo indirettamente a Ferrero ha sottolineato
che "la scissione è già nei fatti, è già avvenuta perché quando in una
comunità si rompono i vincoli di solidarietà non è più possibile
tornare indietro. Le nostre linee politiche si sono divaricate in modo
radicale, c'è stata una rottura nella concezione dello stare assieme,
come è avvenuto nella vicenda della cacciata di Piero Sansonetti dalla
guida di Liberazione. Quella era già la scissione. Gli appelli di oggi
sono solo esercizi di galateo e lasciano il tempo che trovano". Tutto
ciò accade a Chianciano e accade a pochi mesi delle elezioni europee in
cui tutta la sinistra italiana sa di giocarsi una partita vitale dal
punto di vista della sopravvivenza politica e rappresentativa. Non a
caso Pd e Pdl litigano in questi giorni per l’approvazione (alla
Porcellum maniera) di una nuova legge elettorale che innalzi le soglie
di sbarramento. Il Pd chiede il 4%, il Pdl il 5% e l’abolizione delle
preferenze e solo i dalemiani si sono opposti ad una soglia superiore
al 3%. È palese che si stia tentando di fare l’ennesimo taglio
rappresentativo anche al Parlamento Europeo ai danni delle forze di
sinistra e di alcune forze minori a destra. Si cerca anche di limitare
gli spazi di azione dell’Udc e di Idv che si sono espresse a favore
della soglia al 4%.

Insomma una scissione in nome dell’unità, ma
dal canto suo Ferrero poco si avvicina ai ripetuti inviti del Pdci di
Diliberto ad un’unione delle forze comuniste italiane (Pdci e Prc)
auspicabile sia alla luce delle vecchie e nuove scissioni e sia,
soprattutto, in vista di un processo di ricostruzione della sinistra di
cui l’Italia ha fortemente bisogno.