bel comunicato,
e ben comunicato.
----Messaggio originale----
Da:
sphee@???
Data: 23-gen-2009 10.53
A: <nogelminispbo@inventati.
org>
Ogg: [Nogelminispbo] Comunicato sull'inaugurazione dell'
anno accademico
Ieri sera non ce l'ho fatta,
ma stamattina ho scritto
due righe di comunicato come d'accordo in
assemblea.
Ve le incollo,
direi di girarlo, maneggiarlo, aggiustarlo leggerlo fino
alle 15.30 -
16.00 in modo che se non ci sono obiezioni lo mandiamo ai
media di
movimento, all'università e magari anche a qualche giornale,
oltre che
mandarlo in stampa.
Io per primo non ne sono convintissimo (non avevo
molta ispirazione),
quindi spero proprio che qualcuno di voi copra ogni
eventuale buco.
Il tono dissacratorio è fortemente voluto (nonchè
fortemente
moderato :D ).
G.
****
In occasione dell'Inaugurazione
dell'anno accademico 2008/2009
I nostri saluti al magnifico Rettore
Pier Ugo Calzolari,
che balla sulle macerie dell'università pubblica.
I nostri saluti ai suoi cortigiani,
riuniti in pompa magna.
Non
abbiamo, purtroppo, fatto in tempo a stampare abbastanza
couponsd'invinto all'evento dell'anno, ci ritroviamo quindi ancora una
volta costretti a dover comunicare al Magnifico Rettore ed alla sua
Corte tutta tramite un comunicato.
Per fortuna, mentre noiosi
balletti aristocratici si tengono nell'Aula
Magna di Santa Lucia,
qualcosa è successo.
In quattro mesi di mobilitazione le studentesse e
gli studenti di questa
e di altre università italiane ed europee hanno
finalmente preso
coscienza di quello che sta accadendo da quindici anni
a questa parte:
ci siamo finalmente resi conto che il processo
quindicennale di
aziendalizzazione e privatizzazione dell'Università
pubblica sta
arrivando al capolinea, e non staremo a guardare.
La
distruzione è stata precisa e lenta, portata avanti con la stessa
accuratezza con cui per il 24 gennaio si è organizzata la festa.
Nel
frattempo, al di fuori delle lustre aulae magnae, l'ennesima crisi
del
sistema finanziario internazionale colpisce duramente le lavoratrici
e
i lavoratori in tutti i paesi del mondo, le politiche repressive di
questo governo fomentano il delirio securitario: il Pacchetto Sicurezza
è un atto terroristico verso la libertà non solo delle e dei migranti,
ma anche di chi esprime legittimamente il proprio dissenso politico
eludendo le soglie della rappresentanza per una presa di parola
diretta.
Mentre il Rettore e i suoi festeggiano una nuova solidarietà
sociale si
salda attraverso le nostre lotte, Francia, Spagna, Paesi
Baschi, Stati
Uniti, Germania e Grecia: dovunque studenti e
studentesse, lavoratrici e
lavoratori gridano il loro dissenso, aprendo
spazi di conflitto che
minano alle basi il sistema della crisi.
133,
poi 180, il denominatore comune è privarci dell'accessibilità allo
studio e della libertà dei saperi, dell'autonomia e della libertà della
ricerca: non più studentesse e studenti, ricercatrici e ricercatori o
insegnanti, ma semplici unità produttive di un sistema che non guarda
alla nostra formazione ma che agisce nell'ottica della mercificazione
delle nostre esistenze, all'interno dei circuiti universitari per
sfociare poi in quel carcere di precariato che chiamano 'mondo del
lavoro'.
Molto è stato fatto in questi mesi: abbiamo tenuto lezioni in
piazza,
abbiamo occupato le nostre università, possiamo addirittura
affermare di
esserci ripreso, in alcuni momenti, quello che è nostro:
la nostra
libertà di auto-formarci, e di averla messa in pratica in
momenti di
condivisione, di critica e di conflitto. Abbiamo costruito
percorsi
politici con chi l'università la vive e vi lavora.
Rivendichiamo la
politicità delle nostre azioni, perchè vi riconosciamo
un enorme
potenziale di cambiamento.
Rivendichiamo la politicità della
nostra mobilitazione, in opposizione
alle mancate prese di posizione
ambigue e vuote di contenuto
dell'Università di Bologna e della sua
classe dirigente su provvedimenti
che la riguardano in prima persona.
Abbiamo denunciato, denunciamo, e continueremo a denunciare
l'appartenenza dell'ateneo e la connivenza del Rettore con l'Aquis, il
vero Circolo dei Baroni, accaniti a raccogliere le briciole che cadono
dal banchetto del finanziamento pubblico. Ci opponiamo e resisteremo al
tentativo di
imbrigliare la libertà dei saperi e della ricerca nelle
maglie di una
“qualità” che appare come un certificato di garanzia per
il miglior
compratore, e che non risponde alle necessità e ai bisogni
dell'Università, ma a quelli di Confindustria.
Mettiamo in pratica
percorsi di cambiamento che partono dalle nostre
aule, che costruiscono
dal basso un'Università libera, partecipata e
aperta a tutti e a tutte.
Chiediamo scusa, ancora una volta, se non abbiamo potuto prender parte
al Gran Ballo: ci sarebbe piaciuto, ma avevamo poco da festeggiare.
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