[Nogelminispbo] Comunicato sull'inaugurazione dell'anno acca…

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Autor: sficciolo
Data:  
A: nogelminispbo
Assumpte: [Nogelminispbo] Comunicato sull'inaugurazione dell'anno accademico
Ieri sera non ce l'ho fatta,
ma stamattina ho scritto due righe di comunicato come d'accordo in
assemblea.
Ve le incollo, direi di girarlo, maneggiarlo, aggiustarlo leggerlo fino
alle 15.30 - 16.00 in modo che se non ci sono obiezioni lo mandiamo ai
media di movimento, all'università e magari anche a qualche giornale,
oltre che mandarlo in stampa.

Io per primo non ne sono convintissimo (non avevo molta ispirazione),
quindi spero proprio che qualcuno di voi copra ogni eventuale buco.
Il tono dissacratorio è fortemente voluto (nonchè fortemente
moderato :D ).

G.

****
In occasione dell'Inaugurazione dell'anno accademico 2008/2009

I nostri saluti al magnifico Rettore Pier Ugo Calzolari,

che balla sulle macerie dell'università pubblica.

I nostri saluti ai suoi cortigiani,

riuniti in pompa magna.


Non abbiamo, purtroppo, fatto in tempo a stampare abbastanza
couponsd'invinto all'evento dell'anno, ci ritroviamo quindi ancora una
volta costretti a dover comunicare al Magnifico Rettore ed alla sua
Corte tutta tramite un comunicato.

Per fortuna, mentre noiosi balletti aristocratici si tengono nell'Aula
Magna di Santa Lucia, qualcosa è successo.

In quattro mesi di mobilitazione le studentesse e gli studenti di questa
e di altre università italiane ed europee hanno finalmente preso
coscienza di quello che sta accadendo da quindici anni a questa parte:
ci siamo finalmente resi conto che il processo quindicennale di
aziendalizzazione e privatizzazione dell'Università pubblica sta
arrivando al capolinea, e non staremo a guardare.

La distruzione è stata precisa e lenta, portata avanti con la stessa
accuratezza con cui per il 24 gennaio si è organizzata la festa.
Nel frattempo, al di fuori delle lustre aulae magnae, l'ennesima crisi
del sistema finanziario internazionale colpisce duramente le lavoratrici
e i lavoratori in tutti i paesi del mondo, le politiche repressive di
questo governo fomentano il delirio securitario: il Pacchetto Sicurezza
è un atto terroristico verso la libertà non solo delle e dei migranti,
ma anche di chi esprime legittimamente il proprio dissenso politico
eludendo le soglie della rappresentanza per una presa di parola diretta.
Mentre il Rettore e i suoi festeggiano una nuova solidarietà sociale si
salda attraverso le nostre lotte, Francia, Spagna, Paesi Baschi, Stati
Uniti, Germania e Grecia: dovunque studenti e studentesse, lavoratrici e
lavoratori gridano il loro dissenso, aprendo spazi di conflitto che
minano alle basi il sistema della crisi.

133, poi 180, il denominatore comune è privarci dell'accessibilità allo
studio e della libertà dei saperi, dell'autonomia e della libertà della
ricerca: non più studentesse e studenti, ricercatrici e ricercatori o
insegnanti, ma semplici unità produttive di un sistema che non guarda
alla nostra formazione ma che agisce nell'ottica della mercificazione
delle nostre esistenze, all'interno dei circuiti universitari per
sfociare poi in quel carcere di precariato che chiamano 'mondo del
lavoro'.

Molto è stato fatto in questi mesi: abbiamo tenuto lezioni in piazza,
abbiamo occupato le nostre università, possiamo addirittura affermare di
esserci ripreso, in alcuni momenti, quello che è nostro: la nostra
libertà di auto-formarci, e di averla messa in pratica in momenti di
condivisione, di critica e di conflitto. Abbiamo costruito percorsi
politici con chi l'università la vive e vi lavora. Rivendichiamo la
politicità delle nostre azioni, perchè vi riconosciamo un enorme
potenziale di cambiamento.
Rivendichiamo la politicità della nostra mobilitazione, in opposizione
alle mancate prese di posizione ambigue e vuote di contenuto
dell'Università di Bologna e della sua classe dirigente su provvedimenti
che la riguardano in prima persona.
Abbiamo denunciato, denunciamo, e continueremo a denunciare
l'appartenenza dell'ateneo e la connivenza del Rettore con l'Aquis, il
vero Circolo dei Baroni, accaniti a raccogliere le briciole che cadono
dal banchetto del finanziamento pubblico. Ci opponiamo e resisteremo al
tentativo di
imbrigliare la libertà dei saperi e della ricerca nelle maglie di una
“qualità” che appare come un certificato di garanzia per il miglior
compratore, e che non risponde alle necessità e ai bisogni
dell'Università, ma a quelli di Confindustria.
Mettiamo in pratica percorsi di cambiamento che partono dalle nostre
aule, che costruiscono dal basso un'Università libera, partecipata e
aperta a tutti e a tutte.
Chiediamo scusa, ancora una volta, se non abbiamo potuto prender parte
al Gran Ballo: ci sarebbe piaciuto, ma avevamo poco da festeggiare.