No, no, non c'è niente di banale.
Anzi quello che hai individuato è proprio uno degli snodi-chiave della
trasformazione nella comunicazione di massa in Italia.
Non voglio fare quella con la puzza al naso, ma programmi come
Striscia sono sì, popolari, ma infilano tutto nello stesso calderone.
A me va bene Striscia finché sbugiarda il mago Donascimiento perché
anche quella è una cosa della sua importanza.
Ma non si può mettere sempre tutto sullo stesso piano. Politica e
gossip, tapiri ed evasione fiscale.
Poi ci facciamo una bella risata e dopo consigli per gli acquisti. Mi
pare fosse Le iene che faceva i questionari di storia ai politici.
Beh, ho sempre pensato che quel fenomeno fosse emblematico della
situazione del nostro paese.
Non tanto per ciò che rivelava (sai che novità) ma perché alla fine
metteva tutto in burletta.
Il fatto di non sapere la data della rivoluzione francese non è
semplicemente un'asineria di cui ghignare.
Se queste persone che ci dovrebbero rappresentare non sanno cosa è
stata la rivoluzione francese, vuol dire che ignorano le implicazioni
che ha avuto nello sviluppo di un pensiero razionale e laico. E se
ignorano questo forse non sanno poi così bene cos'è il pensiero laico,
tanto per fare un esempio.
Queste persone di fatto gnorano che l'affermazione dei diritti
dell'uomo (come principio universale e condiviso) si è sviluppata
proprio da quel contesto storico, culturale e politico. Dunque che c'è
da ghignare? Sarebbero ben altre le considerazioni da fare e le
conclusioni da trarre.
A parte il fatto che io dell'ignoranza io non riesco mai a ridere,
perché a prescindere da chi coinvolge è pur sempre un limite.
Ma ancora una volta quel giochino riconosce, e tutto sommato
autorizza, un fenomeno che come dici tu fino a 15 anni fa sarebbe
stato impensabile.
Sì, certo, è colpa dell'ignoranza generale dei politici, ma a riderci
sopra non sono loro.
Semplicemente si prestano al gioco perché si sono accorti che il gioco
che torna a loro vantaggio.
Infatti se tutti più o meno sono più o meno ignoranti allora non
importa più che il singolo abbia certe competenze, tanto la conoscenza
storica è una cosa da "intellettuali".
E attenzione: non è che noi, gente di sinistra, siamo immuni.
Purtroppo la matrice culturale che permette di ridere sul fatto di non
conoscere la storia è la stessa, precisa, identica che giustifica le
esternazioni su Mussolini, dittatore buono.
ILa
Il giorno 19/nov/08, alle ore 17:57, Roberto Nieri ha scritto:
> Condivido in pieno e ti ringrazio per l'analisi e le informazioni.
> Il problema dei problemi, però, è che tutta questa strategia fa
> presa, porta voti e tanti.
> Quello che voglio dire è che un tale gioco al ribasso bastato fino a
> pochi anni fa non acrebbe funzionato.
> La sua strategia si basa sull'assunto:
> "non siete voi cittadini che dovete pensare elevato, condividere i
> valori sacri della Costituzione, e nel far questo tentare, seppur
> simbolicamente, avvicinarvi al modo di pensare lucido, altruista e
> impeccabile dei politici che rappresentano degnamente gli interessi
> di tutti".
> "No, sono io furbetto come voi, che mi immedesimo in voi, scendo su
> vostro piano, condivido come voi interessi particolari, coltivo come
> voi, e più di voi, i miei interessi e le mie passioni, e sbeffeggio
> chi si prodiga per l'interesse generale".
> In questa strategia si colloca anche l'esternazione "Ma Mussolini in
> fondo non è stato un dittatore, ha sdolo mandato al confino qualche
> dissidente..."
>
> Dicevo appunto che questo tipo di atteggiamento politico non avrebbe
> mai funnzionato fino a 15-20 anni fa (diciamo prima di Tangentopoli).
> Oggi invece, purtroppo, dopo aver distrutto o comunque minato la
> coscienza civile e morale di un paese (o di una parte di esso) a
> suon di Drive-In, Striscia la Notizia, Canale 5, Italia 1 e Rete 4,
> tutto questo gli è possibile.
> Sarà banale, ma io la vedo così, pur riconoscendo, naturalmente, che
> tale degrado non è tutto merito suo...
> Roberto
>
>
>
> --- Mer 19/11/08, blanca <blanca@???> ha scritto:
> Da: blanca <blanca@???>
> Oggetto: [Forumlucca] Gaffe balle e strategie di comunicazione
> A: forumlucca@???
> Data: Mercoledì 19 novembre 2008, 17:13
>
> Già, le balle di Berlusconi sono pari solo alle sue gaffes. Forse.
> Ma attenzione: il suo non può essere semplicemente considerato un
> atteggiamento superficiale, incoerente, grottesco.
> Faccio un esempio di questi giorni.
> Bondi chiede la chiusura di Glob - L'osceno del villaggio, programma
> di Enrico Bertolino, comico nonché esperto di comunicazione.
> Sui giornali on-online si discute se sia per l'intervista a Ilona
> Staller (che peraltro parla di sesso, pornografia e politica,
> sostanzialmente roba che non scandalizza più nessuno).
> O se sia stato il servizio satirico su Mara Carfagna, il quale non è
> poi niente di sconvolgente a dirla tutta.
> Lasciamoli discutere per i fatti loro e noi invece indirizziamo
> l'attenzione altrove.
> Domenica 9 novembre alle 23.30, la sera dell'intervista a Ilona
> Staller, ho visto la puntata di Glob, tutta.
> Non mi succede mai, ma stavolta mi interessava perché parlava della
> gaffe di Berlusconi: Obama abbronzato.
> E mentre si discute se sia stata la Staller o la Carfagna a
> scandalizzare Bondi, il vero motivo si perde tra gli starnazzamenti da
> gossip.
> Bertolino quella sera analizzava, da comunicatore, la strategia
> comportamentale di Berlusconi, prendendo spunto dal caso
> dell'aggettivo pararazzista "abbronzato".
> Quello che diceva era che, ben lungi dall'essere una gaffe, questa
> forma di paralinguaggio (e metalinguaggio) fa parte di una precisa
> strategia di comunicazione.
> Purtroppo non ritrovo lo spezzone. Chi ha Sky può trovarlo forse:
> sarebbe molto istruttivo per tutti vederlo.
> Il concetto era chiarissimo. Il linguaggio ammiccante, gli
> atteggiamenti politically incorrect, quelle che noi, gente di
> sinistra, riteniamo al più delle boutades becere sono, al contrario,
> parte integrante di un modo di fare politica. Berlusconi non fa
> gaffes, Berlusconi usa le gaffes e tutto un repertorio di gags e
> battute come aggancio nei confronti di un elettorato su cui quegli
> strumenti fanno presa. "Come si risolve il problema dei precari?"
> “Sposi il figlio di Berlusconi. Con quel sorriso se lo può
> permettere”. Io mi incazzo, voi vi incazzate, tutti ci incazziamo,
> scriviamo e diciamo parole di fuoco per la giusta indignazione e
> intanto però abbiamo abboccato al giochetto. Lo sa anche lui che è una
> dichiarazione stupida, scorretta, offensiva della dignità di un
> lavoratore e di una donna. Ma intanto ha portato il discorso su un
> altro piano. Anche perché se non ricordo male, la domanda venne
> proprio da una giovane esponente di FI. Non si parla più del
> precariato bensì della scempiaggine di Berlusconi. Anzi di più: il
> problema del precariato è diventato qualcosa che si può trattare con
> la sublime banalità che in uno strano cortocircuito accomuna i potenti
> e il popolino. Osservatelo bene: ciò che dice, ciò che fa, lo mette
> apparentemente alla pari delle discussioni da bar (con tutto il
> rispetto per i bar e per la gente che li frequenta, me compresa) e
> quindi alla portata di tutti.
> In fondo cosa ha detto di straordinario? Che Obama è abbronzato?
> Capirai... quante volte l'avremo sentita questa battuta?!
> E' ovvio che è scorretta e razzista. Ma potrebbe dirla chiunque. E
> proprio su questo Berlusconi ha fatto leva per porsi al di fuori e al
> di sopra della necessità di correttezza politica.
> Il suo gioco, a mio parere, è di incarnare il contadino furbo, l'uomo
> che viene dal popolo, che si comporta come il popolo dicendo le bugie,
> dicendo battute scorrette in barba ai protocolli, addirittura facendo
> le corna ai capi di stato nelle foto ufficiali. Che lo vogliamo o no,
> molta gente ritiene le sue delle battute innocue. Addirittura ci si
> può identificare con lui.
> E allora? I politici dell'opposizione dovrebbero giocare allo stesso
> gioco? Ovvio che no.
> Però bisogna cominciare a pensare che Berlusconi non fa gaffes, non è
> semplicemente becero e superficiale.
> Bisogna cominciare a osservare il suo comportamento con un ottica
> diversa.
> Tant'è vero che al buon Bertolino, che ci ha provato, gli hanno subito
> fischiato il fallo.
>
> ILa
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