Già, le balle di Berlusconi sono pari solo alle sue gaffes. Forse.
Ma attenzione: il suo non può essere semplicemente considerato un  
atteggiamento superficiale, incoerente, grottesco.
Faccio un esempio di questi giorni.
Bondi chiede la chiusura di Glob - L'osceno del villaggio, programma  
di Enrico Bertolino, comico nonché esperto di comunicazione.
Sui giornali on-online si discute se sia per l'intervista a Ilona  
Staller (che peraltro parla di sesso, pornografia e politica,  
sostanzialmente roba che non scandalizza più nessuno).
O se sia stato il servizio satirico su Mara Carfagna, il quale non è  
poi niente di sconvolgente a dirla tutta.
Lasciamoli discutere per i fatti loro e noi invece indirizziamo  
l'attenzione altrove.
Domenica 9 novembre alle 23.30, la sera dell'intervista a Ilona  
Staller, ho visto la puntata di Glob, tutta.
Non mi succede mai, ma stavolta mi interessava perché parlava della  
gaffe di Berlusconi: Obama abbronzato.
E mentre si discute se sia stata la Staller o la Carfagna a  
scandalizzare Bondi, il vero motivo si perde tra gli starnazzamenti da  
gossip.
Bertolino quella sera analizzava, da comunicatore, la strategia  
comportamentale di Berlusconi, prendendo spunto dal caso  
dell'aggettivo pararazzista "abbronzato".
Quello che diceva era che, ben lungi dall'essere una gaffe, questa  
forma di paralinguaggio (e metalinguaggio) fa parte di una precisa  
strategia di comunicazione.
Purtroppo non ritrovo lo spezzone. Chi ha Sky può trovarlo forse:  
sarebbe molto istruttivo per tutti vederlo.
Il concetto era chiarissimo. Il linguaggio ammiccante, gli  
atteggiamenti politically incorrect, quelle che noi, gente di  
sinistra, riteniamo al più delle boutades becere sono, al contrario,  
parte integrante di un modo di fare politica. Berlusconi non fa  
gaffes, Berlusconi usa le gaffes e tutto un repertorio di gags e  
battute  come aggancio nei confronti di un elettorato su cui quegli  
strumenti fanno presa. "Come si risolve il problema dei precari?"  
“Sposi il figlio di Berlusconi. Con quel sorriso se lo può  
permettere”. Io mi incazzo, voi vi incazzate, tutti ci incazziamo,  
scriviamo e diciamo parole di fuoco per la giusta indignazione e  
intanto però abbiamo abboccato al giochetto. Lo sa anche lui che è una  
dichiarazione stupida, scorretta, offensiva della dignità di un  
lavoratore e di una donna. Ma intanto ha portato il discorso su un  
altro piano. Anche perché se non ricordo male, la domanda venne  
proprio da una giovane esponente di FI. Non si parla più del  
precariato bensì della scempiaggine di Berlusconi. Anzi di più: il  
problema del precariato è diventato qualcosa che si può trattare con  
la sublime banalità che in uno strano cortocircuito accomuna i potenti  
e il popolino. Osservatelo bene: ciò che dice, ciò che fa, lo mette  
apparentemente alla pari delle discussioni da bar (con tutto il  
rispetto per i bar e per la gente che li frequenta, me compresa) e  
quindi alla portata di tutti.
In fondo cosa ha detto di straordinario? Che Obama è abbronzato?  
Capirai... quante volte l'avremo sentita questa battuta?!
E' ovvio che è scorretta e razzista. Ma potrebbe dirla chiunque. E  
proprio su questo Berlusconi ha fatto leva per porsi al di fuori e al  
di sopra della necessità di correttezza politica.
Il suo gioco, a mio parere, è di incarnare il contadino furbo, l'uomo  
che viene dal popolo, che si comporta come il popolo dicendo le bugie,  
dicendo battute scorrette in barba ai protocolli, addirittura facendo  
le corna ai capi di stato nelle foto ufficiali. Che lo vogliamo o no,  
molta gente ritiene le sue delle battute innocue. Addirittura ci si  
può identificare con lui.
E allora? I politici dell'opposizione dovrebbero giocare allo stesso  
gioco? Ovvio che no.
Però bisogna cominciare a pensare che Berlusconi non fa gaffes, non è  
semplicemente becero e superficiale.
Bisogna cominciare a osservare il suo comportamento con un ottica  
diversa.
Tant'è vero che al buon Bertolino, che ci ha provato, gli hanno subito  
fischiato il fallo.
ILa