[NuovoLab] Plastic Bullet e Sound Bomb: l'ordine pubblico se…

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Autore: Edoardo Magnone
Data:  
To: Mailing list del Forum sociale di Genova
Oggetto: [NuovoLab] Plastic Bullet e Sound Bomb: l'ordine pubblico secondo l'esercito israeliano - 17/11/08
Plastic Bullet e Sound Bomb: l'ordine pubblico secondo l'esercito israeliano

di Alessio Marri - 17 novembre 2008

Lacrimogeni sparati ad altezza uomo. Oppure fatti rimbalzare al suolo
per renderne imprevedibile ogni perversa traiettoria. O ancora esplosi
a decine, contemporaneamente, in modo da creare una fitta pioggia di
pesanti bossoli di ferro lunghi un palmo, pericolosissimi per il capo.
La consueta manifestazione che si svolge ogni venerdì a Bill'in per
protestare contro la costruzione del muro è appena cominciata. Si dice
che la partecipazione vada a intermittenza: una settimana si registra
una forte presenza, quella successiva meno.

E quest'oggi ci sono all'incirca duecentocinquanta persone, l'onda
bassa. Ma quanto basta per ottenere nell'immediato una risposta
repressiva assolutamente fuori luogo: un semplice tentativo pacifico
di superamento della barriera di filo spinato che in punto offre un
piccolo varco a terra si tramuta in pretesto per aprire il fuoco.
Lacrimogeni ovunque. Fortunatamente la direzione del vento ne
allontana i fumi aiutando i manifestanti a divincolarsi dalla presa
impietosa dei gas, che qui oltre a irritare gli occhi, se respirati,
causano violente tossi e bruciori alla gola. L'esercito israeliano ne
dispone di due tipi: quello canonico che necessita il fucile e un
altro invece da lanciarsi a mano per raggiungere distanze più corte.
Alcuni ragazzini rispondono con le tipiche fionde palestinesi: lunghe
fila da far roteare a tutto braccio che raggiungono sì distanze
lontane ma con precisione difficilmente calcolabile.
La folla in gran parte si disperde. In prima linea rimangono giovani
adolescenti tra i dieci e i quindici anni. Sono per loro i proiettili
di gomma (o rubben bullet) che i soldati israeliani cominciano con
estrema costanza a far partire. Mirano, sparano, ricaricano e
riprendono a puntare in un circolo vizioso che fortunatamente
quest'oggi non colpirà nessuno. Altre invece le notizie che giungono
dall'altra manifestazione, quella di Nill'in. Una giovane attivista
europea è stata colpita all'altezza dell'avambraccio da una cartuccia
di lacrimogeno. Perde molto sangue, serviranno diversi punti di
sutura.
A Bill'in il fronte intanto si sposta su di un lato. Un gruppo sparuto
di circa trenta tra palestinesi e internazionali continua tenacemente
la sua protesta di fronte a una camionetta di cinque o sei militari.
Di mezzo sempre le recinzioni. Ostacoli sempre molto semplici da
superare per chi è fornito di armi di ultima generazione. Un uomo
viene sfiorato alla testa da un lacrimogeno, ma la fortuna ha voluto
che non ci siano conseguenze. La protesta pacifica però incomincia a
risentire delle notizie che giungono da Nill'in, laggiù la repressione
si è fatta più violenta, servono rinforzi. Pian piano la
manifestazione cominca il suo deflusso. Non sono state perciò
rispolverate le procedure militari che solitamente prendono piede nei
contesti più difficili. Quelle per le quali, a totale discrezione
dell'esercito israeliano, da un megafono viene dichiarata la chiusura
dell'area con la frase canonica "This is military zone". La
manifestazione diventa agli occhi dei militari totalmente illegale e
non autorizzata. Ogni mezzo, se quelli precedenti non vi erano
sembrati di per sé antidemocratici, viene impiegato per disperdere i
dimostranti. Si sparano proiettili di gomma a distanze ravvicinate, si
ricorre ai manganelli, oppure ancora alle cosiddette sound bomb,
piccole bombe di color nero o arancione che emettono frastuoni
talmente potenti da indurre nei malcapitati forti emicranie e perdita
di equilibrio. Soprattutto se, come ampiamente appurato, vengono
lanciati appositamente tra le gambe dei manifestanti. E' in questa
occasione che per tutti coloro che non riescono a fuggire in tempo
partono i pestaggi e i fermi più violenti. Immagini sconcertanti come
quelle di un soldato israeliano che spara da un metro e mezzo di
distanza un proiettile di gomma ad una gamba di un palestinese appena
arrestato durante una manifestazione. Il video agghiacciante è solo
una delle innumerevoli testimonianze sull'arbitrarietà e le crudeltà
che il popolo palestinese vive giorno per giorno sotto l'occupazione
militare israeliana.

http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=8307