Giuseppe, parole sante sulla necessità di ascoltare (e impegnarsi per capire). Pure, parole sante sul passeggio dalla critica all'azione critica. Chi dovesse limitarsi alla critica dovrebbe imparare l'uso dei distinguo, indispensabili per non generalizzare.
Il punto però è che qualche problemino c'è (nulla è perfetto) e non serve fare finta che non ci sia. Problemi di pratiche, che vanno superati attraverso il confronto di queste ultime. Non serve nemmeno prendersela troppo e tirare fuori i soviet.
dunque, è sbagliato essere eccessivamente critici quanto essere eccessivamente fiduciosi. Fondamentale rimane PARTECIPARE e non chiudersi in una torre d'avorio del tipo a lettere si fanno le canne io non ci vado
Si capisce che sono bipartisan?
Insomma, da una parte è vero che un sacco di gente si è rotta il cazzo di interventi senza capo ne coda da parte delle solite tre persone, e di alcuni atteggiamenti un po' "padronali" sui cortei. Dall'altra, cazzo, se non ti piace qualcosa o ingoi il rospo oppure prendi il microfono e fai delle altre proposte.
Di solito dopo tirate del genere qualcuno fa notare: si va bene allora un colpo al cerchio uno alla botte cos'hai concluso con questa mail?
Regà, che non c'è da concludere nulla. Nessuno di noi parte da una posizione dalla quale può "aprire gli occhi" agli altri, nessuno di noi è il leader carismatico capace di far diventare un'assemblea la macchina rivoluzionaria che tutti aspettiamo (occhei, non tutti ;-) Nessuno di noi ha capito tutto, nessuno ha"La Linea" da seguire alla fine della quale ci attendono fausti eventi tipo morte di Cossiga. Abbiamo però il vantaggio di essere migliaia di studenti con un obbiettivo comune tirare un po'fuori la testa dalla merda in cui ci stanno facendo asfissiare e un sacco di modi per raggiungerlo
Ciao, Ale
Sficciolo de sficciolis <sficciolo@???> ha scritto:
.hmmessage P { margin:0px; padding:0px } body.hmmessage { font-size: 10pt; font-family:Verdana } Saluti da Roma.
Letto email di Gino. Nessuna figura di merda. Personalmente, tanta delusione, per diverse ragioni.
Perchè un'assemlea in cui si vuole dare spazio a tutti viene criticata perchè si cerca di dare spazio a tutti.
Perchè si dice di un'assemblea che ha scritto un documento sull'aquis che sta facendo il giro del mondo che non produce documenti politici. Perchè un'assemblea i cui comunicati scatenano continuamente putiferio tra i soggetti a cui sono rivolti si dice che non produce documenti politici. Perchè un'assemblea che ha organizzato una tre giorni fitta di iniziative tra cui c'è la partecipazione di un dei massimi nomi di intellettuali italiani si dice che non da risultati. Perchè il riuscire ad avere tre aule dalle 15 alle 21 da una presidenza ostile mi sembra un risultato politico. Perchè l'avere informato (INFORMATO) un bel pò di gente su quello che stava accadendo mi sembra un risultato politico. Perchè il portare degli spezzoni presenti e importanti ai cortei mi sembra un risultato politico.
Perchè quello che tu chiami 'soviet', Gino, è uno spazio di confronto aperto in cui l'unica cosa che si richiede alla partecipazione delle persone è l'apertura al confronto, che spesso viene scambiata per la necessità che tutti accettino le proprie pratiche (che ci sta tutta) senza però essere aperti a quelle degli altri. Forse non sai molto bene cos'è un soviet, e non sta di certo a me spiegartelo.
Resta il fatto che maggiore informazione e coscienza di quello che si dice, si fa e di come si agisce (e la conseguente responsabilità di quello che si dice, si fa e di come si agisce) non si può chiedere a nessuno, ma io personalmente la ritengo una pratica di buonsenso che dovrebbe prescindere le proprie discendenze o appartanenze politiche.
Non biasimo assolutamente chi critica certe pratiche organizzative, vorrei solamente che si compiesse il passo dalla critica all'azione critica. Ma abbiamo la maturità e la consapevolezza per farlo? E' un messaggio che rivolgo a molti, a me in primis.
A criticare ci hanno abituati da bambini, annegandoci nel qualunquismo della società lobotomizzata.
Quello che la mobilitazione sta chiedendo a molti è un agire critico, e mi rendo conto che molti di noi hanno difficoltà in questo senso.
Per quanto mi riguarda agire critico in comunità vuol dire semplicemente discutere dando soggettività piena a tutti quelli che all'assemblea partecipano.
Cercare una struttura similburocratica che incanali le nostre azioni in confini ben definiti, magari mutuando qualche definizione di efficienza per sentirci più importanti, mi sembra in contrasto con gli obiettivi stessi della mobilitazione.
Mi fa piacere che altre assemblee riescano a decidere più in fretta. Tuttavia anche in questo senso inviterei a maggiore attenzione e maggiore partecipazione critica, in quanto spesso dietro due assemblee ci sono stati altri venti momenti di confronto.
Mi sembra che si cerchi una sorta di 'rapidità' politica a scapito dell'efficacia delle pratiche.
Noi non siamo la proloco, non dobbiamo per forza fare una sagra al mese. Noi dobbiamo produrre critica, cosa che è leggermente più complicata. Un'azione politica seria non è facile, lo è ancora di meno quando nasce dal confronto tra modi di pensare e di agire diversi che cercano di incontrarsi. Io personalmente vorrei continuare a cercare quest'incontro, se a scienze politiche si deciderà per la linea delle lezioni in piazza ogni settimana (lodi a chi lo fa) che per la fretta di fare iniziative perde significato e diventa una parata farò le mi e congratulazioni ai 'masti di festa' di turno e cercherò di fare politica da qualche altra parte.
Col beneplacito di tante persone.
Solo un'ultima cosa. Questa a Gino direttamente.
Le solite persone che fanno politica da vent'anni io a scienze politiche non le ho proprio viste. Io personalmente non facevo politica in questo modo almeno da quando sono arrivato a bologna, e mi sembra che tanti altri in assemblea siano sulla stessa linea.
In ogni caso, mi fa piacere lavorare con persone navigate e mi sembra che da loro si possa imparare abbastanza, magari l'esperienza aiuta a volta a guardare oltre i meccanismi più palesi per comprendere meglio alcune cose.
Mi sembra però che anche questo richieda un minimo di attenzione e di umiltà.
Mi scuso per la lunghezza,
Giuseppe.
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