Saluti da Roma.
Letto email di Gino. Nessuna figura di merda. Personalmente, tanta delusione, per diverse ragioni.
Perchè un'assemlea in cui si vuole dare spazio a tutti viene criticata perchè si cerca di dare spazio a tutti.
Perchè si dice di un'assemblea che ha scritto un documento sull'aquis che sta facendo il giro del mondo che non produce documenti politici. Perchè un'assemblea i cui comunicati scatenano continuamente putiferio tra i soggetti a cui sono rivolti si dice che non produce documenti politici. Perchè un'assemblea che ha organizzato una tre giorni fitta di iniziative tra cui c'è la partecipazione di un dei massimi nomi di intellettuali italiani si dice che non da risultati. Perchè il riuscire ad avere tre aule dalle 15 alle 21 da una presidenza ostile mi sembra un risultato politico. Perchè l'avere informato (INFORMATO) un bel pò di gente su quello che stava accadendo mi sembra un risultato politico. Perchè il portare degli spezzoni presenti e importanti ai cortei mi sembra un risultato politico.
Perchè quello che tu chiami 'soviet', Gino, è uno spazio di confronto aperto in cui l'unica cosa che si richiede alla partecipazione delle persone è l'apertura al confronto, che spesso viene scambiata per la necessità che tutti accettino le proprie pratiche (che ci sta tutta) senza però essere aperti a quelle degli altri. Forse non sai molto bene cos'è un soviet, e non sta di certo a me spiegartelo.
Resta il fatto che maggiore informazione e coscienza di quello che si dice, si fa e di come si agisce (e la conseguente responsabilità di quello che si dice, si fa e di come si agisce) non si può chiedere a nessuno, ma io personalmente la ritengo una pratica di buonsenso che dovrebbe prescindere le proprie discendenze o appartanenze politiche.
Non biasimo assolutamente chi critica certe pratiche organizzative, vorrei solamente che si compiesse il passo dalla critica all'azione critica. Ma abbiamo la maturità e la consapevolezza per farlo? E' un messaggio che rivolgo a molti, a me in primis.
A criticare ci hanno abituati da bambini, annegandoci nel qualunquismo della società lobotomizzata.
Quello che la mobilitazione sta chiedendo a molti è un agire critico, e mi rendo conto che molti di noi hanno difficoltà in questo senso.
Per quanto mi riguarda agire critico in comunità vuol dire semplicemente discutere dando soggettività piena a tutti quelli che all'assemblea partecipano.
Cercare una struttura similburocratica che incanali le nostre azioni in confini ben definiti, magari mutuando qualche definizione di efficienza per sentirci più importanti, mi sembra in contrasto con gli obiettivi stessi della mobilitazione.
Mi fa piacere che altre assemblee riescano a decidere più in fretta. Tuttavia anche in questo senso inviterei a maggiore attenzione e maggiore partecipazione critica, in quanto spesso dietro due assemblee ci sono stati altri venti momenti di confronto.
Mi sembra che si cerchi una sorta di 'rapidità' politica a scapito dell'efficacia delle pratiche.
Noi non siamo la proloco, non dobbiamo per forza fare una sagra al mese. Noi dobbiamo produrre critica, cosa che è leggermente più complicata. Un'azione politica seria non è facile, lo è ancora di meno quando nasce dal confronto tra modi di pensare e di agire diversi che cercano di incontrarsi. Io personalmente vorrei continuare a cercare quest'incontro, se a scienze politiche si deciderà per la linea delle lezioni in piazza ogni settimana (lodi a chi lo fa) che per la fretta di fare iniziative perde significato e diventa una parata farò le mi e congratulazioni ai 'masti di festa' di turno e cercherò di fare politica da qualche altra parte.
Col beneplacito di tante persone.
Solo un'ultima cosa. Questa a Gino direttamente.
Le solite persone che fanno politica da vent'anni io a scienze politiche non le ho proprio viste. Io personalmente non facevo politica in questo modo almeno da quando sono arrivato a bologna, e mi sembra che tanti altri in assemblea siano sulla stessa linea.
In ogni caso, mi fa piacere lavorare con persone navigate e mi sembra che da loro si possa imparare abbastanza, magari l'esperienza aiuta a volta a guardare oltre i meccanismi più palesi per comprendere meglio alcune cose.
Mi sembra però che anche questo richieda un minimo di attenzione e di umiltà.
Mi scuso per la lunghezza,
Giuseppe.
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