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«Fs, clima di terrore»
26 agosto 2008| Federico Biglieri
Dipendenti terrorizzati, luoghi di lavoro non sempre sicuri, ricorso sistematico allo straordinario. Sotto questi punti di vista, l’infortunio occorso giovedì al giovane operaio delle officine Fs savonesi, svela altre possibili chiavi di lettura.
«L’aria all’interno delle Ferrovie si è fatta irrespirabile, i dipendenti vivono nel terrore del licenziamento. Tendono addirittura, per quanto possibile, a nascondere gli infortuni che si procurano al lavoro, per paura di una lettera di fine rapporto o di una chiusura del reparto» racconta Francesco Pastorino, segretario Filt Cgil di Savona che ha sentito la necessità di intervenire sugli ultimi avvenimenti di cronaca che hanno interessato dipendenti Fs (gli otto “fannulloni” di Genova, il macchinista allontanato per via delle denunce sull’insicurezza delgli Etr spezzati e l’amputazione avvenuta nelle officine savonesi) per rendere l’idea dell’invivibilità presente all’interno di Trenitalia.
«Hanno sbattuto in mezzo alla strada otto meccanici perchè non avrebbero rispettato il contratto. Proprio loro che secondo contratto nazionale avrebbero dovuto iniziare, a partire dal 2002, un’opera di internalizzazione della manodopera, trasformando gli operai esterni in dipendenti a tutti gli effetti. La direzione è esattamente opposta: per aggirare la contrattazione collettiva con le sigle sindacali, Trenitalia continua ad attingere lavoratori da serbatoi di ditte appaltatrici».
Dei circa quaranta operai che lavorano nei capannoni dell’officina savonese, i dipendenti “effettivi” non superano la dozzina. I restanti provengono da quattro ditte diverse, ciascuna specializzata in un settore preciso (come la Omg, azienda di carpenteria metallica per la quale lavora Massimiliano Fiore). «I risultati si possono intuire - continua Pastorino - quando non hai un solo capo che ti comanda, ma prendi ordini da quattro soggetti differenti, l’incertezza aumenta. E, insieme, diminuisce la sicurezza sul lavoro. L’infortunio di questo ragazzo non è il primo e, temo, non sarà l’ultimo».
Alla faccia dunque della “tolleranza zero” agitata da Brunetta contro gli statali: due su tre, in quelle officine, sono alle dipendenze di privati. «E poi deve spiegarmi il Ministro come fa un’azienda come Trenitalia ad aumentare la produttività del 30 per cento quando, in dieci anni, ha portato il proprio parco dipendenti da 220 mila a 90 mila unità. Vuol dire che questi ragazzi si sono rimboccati le maniche, iniziando a vivere di straordinario - ovviamente, per la gioia di Trenitalia. Gli operai dell’Omr savonese ne fanno almeno un’ora o due al giorno, nonostante molti dei quali non godano dei vantaggi e delle agevolazioni che hanno i “veri” dipendenti Fs».
Più lavoro, più stanchezza, più probabilità di distrarsi e commettere un’ingenuità. Come quella di Massimiliano. «Anche se la versione data dai vertici non è esattamente veritiera - confida un collega che ha chiesto di rimanere anonimo - Io c’ero, e posso dire che non si è amputato un dito con un semplice trapano. Si tratta di un trapano a colonna, uno strumento estremamente pericoloso. Improvvisamente un’estremità del guanto è finita sotto la punta rotante: è stato un’attimo, il dito ha girato tre volte su se stesso. Senza il pronto intervento dei presenti, che hanno spento subito la macchina, Massimiliano avrebbe perso tutto il braccio».
A complicare un impiego già duro sotto molti aspetti, il cambio di competenze che i vertici hanno decretato alcuni anni fa: l’officina savonese, un tempo unicamente “trasporto cargo” (cioè adibita alla manutenzione dei soli vagoni merci) è stata convertita in “trasporto cargo e regionale”, obbligata a provvedere anche al mantenimento delle vetture destinate ai passeggeri. «Due lavori completamente diversi. Se per le prime serve la mazza, per i secondi ci vuole il cacciavite. Non sono competenze che si apprendono in poco tempo, eppure questi ragazzi sono impeccabili, mettendo tutti i giorni sui binari carrozze sicure e testate. Carrozze che hanno mediamente 30/40 anni, sempre rotte».
Un po’ meno sicuro è l’ambiente di lavoro. Pur non essendo state rilevate mancanze gravi, all’entrata delle officine è affisso un documento nel quale il Rappresentante della Sicurezza dei Lavoratori, Giuseppe Jurato, segnala alcune difformità rispetto alla norma. “Le prove di alta tensione vengono fatte in un luogo non protetto per alcune di esse” si legge. Oppure, “i locali del capannone misto carri-carrozze sono in pessime condizioni igienico-sanitarie (non utilizzo degli aspiratori per i fumi delle saldature)”. Nonostante le promesse, ad oggi le note non hanno ancora trovato risposta. Nessuna risposta è arrivata anche dal quartier generale di Trenitalia, che «non commenta le dichiarazioni del signor Pastorino e non ha intenzione di entrare nel merito della polemica».
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Carlo
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