[NuovoLab] La furia contro i nomadi ricorda cose peggiori

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Autore: Edoardo Magnone
Data:  
To: Mailing list del Forum sociale di Genova
Oggetto: [NuovoLab] La furia contro i nomadi ricorda cose peggiori
da "Patria Indipendente" (N. 5, 25 maggio 2008, p.24)

Napoli e gli incendi dei campi
La furia contro i nomadi ricorda cose peggiori
di Leo Donati

Una giovane nomade (o zingara, se preferite)
tenta, pare, di rapire un bambino
a Ponticelli. E si scatena la rabbia
popolare. Viene incendiato un insediamento
di nomadi, costretti poi ad andarsene: le
immagini trasmesse dalla TV mostrano una
lunga catena di furgoncini Ape che di prima
mattina portano lontano persone e cose, come
in una diaspora. La gente applaude, urla,
salta di gioia. Una donna grida felice «Abbiamo
vinto» e batte le mani. Sono gli stessi
giorni in cui a Niscemi viene trovato il corpo
semibruciato di una ragazza di 14 anni,
uccisa da tre minorenni. Se si dovesse applicare
lo stesso principio di Ponticelli, anche
Niscemi dovrebbe essere distrutta col fuoco.
Là un tentato rapimento, qua un omicidio
tra i più brutali. Se la legge è quella dell'occhio
per occhio e dente per dente, non si
vede perché Niscemi sia stata salvata dalle
fiamme. Un delitto tentato dai nomadi è
forse più grave di uno commesso da italiani?
Quanto al grido «abbiamo vinto» ci siamo
chiesti se quella stessa donna lo abbia pronunciato
allorché le forze dell'ordine hanno
messo in manette un boss della camorra.
Non ce ne ricordiamo, e questo vorrebbe
dire che gli animi si placano solo quando a
vincere sono gesti illegali (come incendiare
un insediamento di nomadi) compiuti verso
categorie più deboli, mentre lo strapotere
dei boss, i loro traffici e la loro presenza sul
territorio non vengono percepiti come reati
e come attentati alla sicurezza. Anzi. Nelle
scuole napoletane, come sappiamo, molti
ragazzi inneggiano alla camorra.
Tutto ciò fa affiorare alle nostre menti
quello che Umberto Eco, negli stessi
giorni a Bologna, ha ricordato, e cioè che
gli uomini hanno bisogno di crearsi dei
nemici, individuandoli tra le categorie
più deboli e tra i cosiddetti diversi. Nessuno,
è chiaro, vuol sostenere che non si
debbano rispettare le leggi (le regole,
come è ormai invalso dire), o che non
sia necessario reprimere i reati commessi da
immigrati. Ma questa furia che appare come
liberatoria fa venire in mente le cose peggiori,
a cominciare dall'odio verso gli ebrei.
L'odio verso questo popolo fu rafforzato o
scatenato proprio da storie di bambini rapiti
per compiere i riti pasquali, come avvenne
per il piccolo Simone a Trento, evento
(mai provato) dal quale sono derivati pogrom
e odio crescente verso gli israeliti. È
così che si arriva in un batter d'occhio al nazismo
e alle camere a gas, all'indifferenza se
non all'approvazione di fronte alla deportazione
nei lager e all'eliminazione nelle camere
a gas. Nelle situazione di forti crisi sociali,
del resto, indicare un nemico ha sempre
prodotto effetti catastrofici, unendo le
classi povere verso obiettivi di comodo. Dicevamo
delle deportazioni e delle camere a
gas: possibile che alla cosiddetta «gente»
non venga in mente che gli zingari – brutti,
sporchi e cattivi – siano stati tra le principali
vittime della cosiddetta pulizia etnica operata
dai nazisti?
Se qualcuno di loro rapisce un bambino,
esistono le leggi che ne consentono la punizione.
Ma qui siamo invece ai princìpi e ai
comportamenti che, per esempio, negli Stati
Uniti hanno consentito la persecuzione
dei neri, come il linciaggio e la loro eliminazione
da parte di gruppi «ariani» come il
Ku Klux Klan. E che in Europa, lo ripetiamo,
hanno portato ai forni crematori.
È proprio vero: chi dimentica è condannato
a ripetere gli errori del passato. Ma a Ponticelli
e nel resto d'Italia c'è dimenticanza o
c'è addirittura la non conoscenza della storia?
Possibile che la maggioranza dei cittadini,
che di fronte alle fiamme dell'accampamento
nomade ha ballato e cantato, non
sappia che i roghi dei libri e l'incendio delle
sinagoghe aprirono la strada al nazismo? E
che le fiamme dei crematori sono e restano
il simbolo del punto peggiore a cui l'umanità
è arrivata? Il fuoco, il più appariscente
ma anche il peggiore dei riti pagani, torna
dunque a far sentire il suo calore.
Allora, non bisogna mai mollare, mai smettere
di ricordare che cosa è successo in Europa
poco più di mezzo secolo fa. E quanto
alle leggi, sappiamo bene a cosa portarono
quelle razziali del 1938. Non cadiamo di
nuovo in questi errori.


http://www.anpi.it/patria_2008/005/24_DONATI.pdf

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