Spariscono i nomi dei finanziatori dell'export bellico
Roberto Tesi
Con un colpo a sorpresa, nell'ultima relazione del governo al parlamento, sono
stati cancellati i nomi delle banche e dei paesi di destinazione delle
esportazioni di armi italiane. La denuncia è stata pubblicata ieri sul sito
«Osservatorio sulla finanza», promosso dalla rivista Valori che spiega come
nell'ultima relazione sull'export di armi, il governo ha «omesso» le tabelle
con le singole operazioni. Insomma, dalla relazione governativa del 2008,
appena pubblicata, è scomparso, così, l'elenco con il valore monetario e il
paese destinatario delle singole operazioni autorizzate alle banche. Rimane
unicamente l'elenco cumulativo, ma è impossibile sapere in quali operazioni e
paesi è coinvolta ogni singola banca.
Le organizzazioni promotrici della «campagna di pressione alle banche armate»
hanno scritto una lettera alla Presidenza del consiglio dei ministri, chiedendo
l'immediata correzione di quella che viene considerata «una inspiegabile
modifica della relazione». Tra l'altro, gli scorsi anni, sulla base dell'elenco
delle banche erano state messe «al bando» alcune banche e anche recentemente
l'assemblea dei soci del consorzio Ctm-Altroconsumo aveva respinto una
convenzione che prevedeva il finanziamento delle «botteghe» del comercio equo e
solidale, da parte di Banca Prossima, un istituto controllato da Banca Intesa,
una delle banche più impegnate nel finanziamento di export di armi.
La campagna di pressione contro le «banche armate» è promossa da tre riviste
del mondo cattolico, missionario e pacifista (si tratta di Missione Oggi,
Mosaico di pace e Nigrizia) attive fin dagli anni Ottanta nella promozione di
una legge nazionale per il controllo del commercio di armi italiane (Legge
185/90). Con l'entrata in vigore della Legge 185 del 1990 e per tutti gli anni
Novanta, le tre riviste - in collaborazione con i principali Centri di ricerca
italiani (l'Osservatorio sul Commercio di Armi, l'Istituto di Ricerche
economiche e sociali (Ires) della CGIL Toscana e Archivio Disarmo) hanno
costantemente monitorato l'applicazione della legge e l'esportazione di
armamenti italiani e internazionali.
A partire dal gennaio del 2000 le tre riviste hanno promosso la Campagna di
pressione alle «banche armate« per favorire un controllo attivo dei cittadini
sulle operazioni di finanziamento e appoggio delle banche al commercio delle
armi e un ripensamento dei criteri di gestione dei risparmi». La Campagna ha
quindi invitato le associazioni ed i correntisti ad interpellare i propri
Istituti di credito in merito ai servizi offerti alla produzione e al commercio
di armi chiedendo alle banche di definire e rendere pubbliche direttive
restrittive e di sospendere questi servizi.
fonte "IL MANIFESTO" del 20/06/08
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Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal
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