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Aihe: [NuovoLab] invito Presentazione libro di Piero Bernocchi a Ge OGGI mart 6 h 17, 30

Ricordo a tutti/e l'iniziativa di OGGi alle 17.30

saluti. Andrea Tosa

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CONFEDERAZIONE COBAS
ROMA viale Manzoni 55 - Tel 0670452452 - Fax 0677206060 - email: cobas@??? - sito: www.cobas.it
GENOVA vico Agnello 2 - Tel./ Fax 0102758283 - cobaslig@???








INVITO



IN MOVIMENTO


di Piero BERNOCCHI






L’autore presenta il libro:






A Genova MARTEDI’ 6 MAGGIO ORE 17.30


presso la COMUNITA’ DI S. BENEDETTO - Teatro degli Zingari




introduce: Marco Scanavini (Confederazione COBAS di Genova)


discutono con l’autore:


Don Andrea GALLO (Comunità di S. Benedetto)


Norma BERTULLACELLI (Centro ligure di documentazione per la Pace)


Marco FERRANDO (portavoce del Partito Comunista dei Lavoratori)


Heidi GIULIANI (ex senatrice PRC)


Matteo JADE (Centro sociale Zapata)












Confederazione COBAS Genova





Info: Marco Scanavini (340/3686613)
Andrea Tosa (347/4112598)






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Segue : scheda di presentazione del libro




SCHEDA LIBRO “IN MOVIMENTO” (di Piero Bernocchi)




  E’ uscito in questi giorni in libreria, pubblicato da Massari editore, “IN MOVIMENTO” (pagg. 384, euro 15), il libro di Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas della scuola.  Contiene i suoi scritti politici, e quelli sindacali a carattere generale, dal 2000 al 2008, sulla situazione nazionale e internazionale, sul movimento no-global mondiale e italiano, sugli anni del governo Berlusconi e su quelli del centrosinistra, sulla coraggiosa e difficile battaglia politica e sindacale che i COBAS combattono contro il neoliberismo, la guerra, la mercificazione della scuola, della sanità e dei beni comuni, il razzismo, l’invadenza vaticana nelle scelte istituzionali e in quelle dei cittadini; e per il lavoro sicuro e adeguatamente retribuito, per il reddito, i servizi sociali pubblici, una politica di pace fuori e dentro i confini nazionali, una vera democrazia sindacale che restituisca ai lavoratori/trici i diritti negati dal monopolio dei sindacati di Stato e
 concertativi.
  Pubblichiamo qui una parte dell’introduzione del libro.  
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    IN MOVIMENTO
  di Piero Bernocchi



Per chi si batte contro un’organizzazione economica, sociale e politica del mondo ove dominano il profitto, lo sfruttamento, la guerra e la mercificazione totale dell’esistente, il nuovo secolo si è aperto con la buona novella della nascita di un sorprendente movimento contro la globalizzazione liberista e il “pensiero unico” dei padroni del mondo, sbrigativamente denominato movimento no-global. L’esordio ufficiale dei no-global ha avuto, proprio nei giorni a ridosso del passaggio di secolo, la massima risonanza mondiale grazie alla clamorosa contestazione del WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, a Seattle, ove decine di migliaia di antiliberisti, appartenenti a sindacati, strutture sociali, contadine, studentesche, ambientaliste, pacifiste e culturali hanno espresso l’opposizione dell’altro mondo possibile ai principi liberisti e capitalisti che dominano il globo.
Da allora il movimento si è progressivamente esteso in tutto il mondo, dandosi strumenti organizzativi differenziati, dai Forum mondiali e continentali alle varie Reti tematiche che oramai innervano il pianeta. E’ un movimento a forti tinte anticapitalistiche, anche se vi convivono molte componenti più moderate che ritengono possibile mutare in senso egualitario, solidale e pacifico il sistema dominante senza passare per eventi traumatici, in un’ottica tipicamente riformista. Ma, oltre ad essere un grande movimento di contestazione, il suo punto di forza dipende dall’aver messo efficacemente in discussione quella diffusa e dominante pedagogia della passività che, soprattutto dopo il crollo del Muro di Berlino e del “socialismo reale” nell’Est europeo, aveva consentito ai padroni del mondo di far dilagare il “pensiero unico”, cioè la tesi che quello capitalistico fosse l’unico mondo possibile.
Il grado di conoscenza delle alternative possibili, da parte del movimento no-global, si è invece dimostrato elevato e nel giro di pochi anni esso ha squadernato una vasta gamma di proposte alternative in tutti i campi dell’esistenza, al fine di ricostruire il mondo su basi egualitarie, pacifiche e solidali, eliminando il dominio del profitto, della merce e della guerra, dando massima forza al semplice ed efficace slogan “Un altro mondo è possibile” (a cui molti hanno aggiunto “e indispensabile”).
A pochi anni di distanza da quell’evento epocale che era stato il crollo del “socialismo reale”, rinasceva così non solo la speranza del cambiamento ma soprattutto una originale alleanza mondiale antiliberista, strutturata ben diversamente dalle vecchie Internazionali politiche e sindacali, senza Partiti o Stati-guida, basata sul riconoscimento paritario di migliaia di strutture, reti, associazioni che si battono contro il neoliberismo, la guerra, il razzismo, il patriarcato.
In Italia il movimento è esploso in maniera clamorosa a Genova nella radicale contestazione del G8 dei padroni del mondo, portando in campo una nuova generazione di militanti dopo un ventennio di grandi difficoltà per i movimenti politici di massa. E la radicalità di quella discesa in campo ha così impaurito i poteri dominanti italiani, e in primo luogo il governo Berlusconi, da provocare la più spietata e feroce repressione, a livelli di mattanza mai visti neanche nei peggiori momenti degli anni’70.


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Ciò malgrado, il movimento è riuscito a superare gli ostacoli repressivi e per circa tre anni ha scosso il torpore e la passività del Paese, promuovendo iniziative e mobilitazioni in tutti i campi e avviando una vasta offensiva contro quella guerra permanente e globale che, dopo i tremendi attentati alle Twin Towers dell’11 settembre, il governo USA e i loro alleati, tra cui il governo italiano, avevano lanciato ferocemente, a partire dall’invasione dell’Afghanistan.
E contro la minaccia, poi realizzatasi, di una nuova invasione militare in Iraq, il 15 febbraio 2003 il movimento no-global e no-war raggiungeva il suo apice, portando nelle strade del mondo decine di milioni di persone, stabilendo un record di presenze in una protesta globale senza precedenti nella storia dell’umanità.
Mentre poi, a livello globale, i Forum mondiali si spostavano dal Brasile, all’India, poi al Venezuela, Pakistan, approdando con notevole successo per due volte in Africa (Mali e Kenia), e l’intero movimento si espandeva toccando quasi ogni lido, in Italia, il paese che aveva dato massimo contributo alla diffusione e al successo no-global, il clima cambiava per il ritorno massiccio della politica politicante, dei partiti della sinistra istituzionale e dei sindacati
concertativi e di governo – rimasti frastornati dopo la vittoria di Berlusconi – e per la loro strumentale interferenza con i movimenti. Tale intervento determinava prima una pesante impasse delle strutture unitarie di movimento, soprattutto per il drastico spostamento di impegno verso il progetto politico-elettorale dell’Unione prodiana, accompagnato dall’intenzione di sottrarre al movimento ogni indipendenza per utilizzarlo come strumento di pressione: e successivamente, la lacerazione del tessuto unitario e la ristrutturazione parziale, in varie reti, patti e alleanze territoriali, dei no-global e dei movimenti antagonisti, in coincidenza con la formazione della nuova sinistra di governo. Il resto, il fallimento e la caduta del governo Prodi, è cronaca degli ultimi giorni.
Questo libro cerca di offrire un filo conduttore tra tutti questi eventi attraverso i miei principali scritti politici dal 2000 ad oggi. E’ anche la storia, la cronaca e il resoconto teorico, ideale e culturale di una cruciale battaglia politica condotta dai COBAS perché non fosse consentito al centrosinistra di praticare impunemente quelle politiche liberiste, belliciste e antisociali che avevano caratterizzato il governo precedente di centrodestra, perché i contenuti della destra non trionfassero veicolati dal governo Prodi, e non venissero svendute le battaglie del movimento antiliberista.
Questo libro è anche la dimostrazione di quanto avessero ragione i COBAS - e le poche altre forze che hanno dato seguito a quanto sostenuto fin dal 2001 dal movimento no-global e no-war, non cedendo alle lusinghe dell’inserimento nella casta della dilagante borghesia di Stato - nel denunciare i pericoli insiti nel coinvolgimento della “sinistra radicale”, e innanzitutto del Prc, nel governo Prodi e nella sua politica liberista e militarista.
Lungi dallo spostare a sinistra quel governo, è stata la sinistra di governo a spostarsi su una politica mutata a 180 gradi rispetto a quella proclamata nel triennio di massima salute del movimento di opposizione: dalla guerra alle questioni sociali e del lavoro, dai diritti civili alla precarietà, non c’è un punto sul quale le politiche neoliberiste non abbiano trionfato con il governo Prodi, in quantità e qualità analoga al precedente governo berlusconiano.
Ma questi sono anche scritti finalizzati ad offrire un’alternativa, una stabile alleanza antiliberista, che eviti il ricorso miracolistico a Partiti-sintesi, come soggetti salvifici della trasformazione, accetti la pluralità del crescente fronte antiliberista mondiale e delle varie strutture italiane sociali, sindacali e politiche. Ci rivolgiamo non solo al movimento no-global e alle sue strutture più visibili come i Forum, ma anche a quelle Reti territoriali e di scopo che si battono (in Italia, dalla mobilitazione vicentina contro il Dal Molin, alla salda alleanza No-Tav che ha bloccato governi e poteri forti in Val di Susa, fino alle Reti che difendono il territorio contro l’espropriazione dell’acqua, della natura, della salute, e alle mafie dello smaltimento rifiuti) contro tutte le metastasi del cancro capitalistico nei territori.
La difesa del lavoro dipendente, delle strutture pubbliche (a partire da scuola e sanità, minacciate da mercificazione e privatizzazione) e dei beni comuni nei territori, la lotta contro la guerra e la precarietà, contro il razzismo e il sessismo e in difesa dei diritti civili minacciati dalle gerarchie vaticane; ma anche le nuove forme dei movimenti politici di massa; la crescita di un sindacalismo alternativo che riesca a battere l’oligarchico monopolio dei diritti imposto dai sindacati concertativi; l’articolazione di una plurale alleanza antiliberista, attraverso Patti e lavoro comune: sono questi i temi principali che i lettori e le lettrici troveranno qui.
Infine, il libro è una esortazione ad unirsi al movimento di trasformazione sociale, battendo con il proprio impegno la pedagogia della passività, che vorrebbe convincerci dell’inutilità dei nostri sforzi per eliminare il dominio del profitto economico, della guerra, della mercificazione di uomini e donne, natura ed esseri viventi, idee e sentimenti sul nostro pianeta.






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