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Da repubblica online di oggi 17 aprile 2008
Le tute blu lombarde contro i flussi di extracomunitari
E i camalli di Genova accusano il governo Prodi: "Ha messo fuori i
delinquenti"
Gli operai Fiom che votano a destra "Così protetti da tasse e criminalità"
"Votiamo Cgil in azienda e Bossi nell'urna. Che c'è di strano?
La prima ci dà il contratto, la seconda la garanzia che i soldi restino al
Nord"
dal nostro inviato PAOLO GRISERI
Gli operai Fiom che votano a destra<br>"Così protetti da tasse e
criminalità"</B>
BRESCIA - L'importante è saper rispondere alla domanda: "Mi conviene?".
Paolo, ad esempio, ha capito che gli conviene votare Bossi perché la Lega lo
protegge. Ha 22 anni, sta appoggiato al muro insieme ai coetanei durante la
pausa mensa alla Innse Berardi, 250 metalmeccanici specializzati alla
periferia di Brescia. Da chi ti protegge la Lega? "Dagli extracomunitari".
Ne hai bisogno alla tua età? "Non è bello doversi difendere quando vai alla
stazione". Che cosa vuol dire che la Lega ti difende? "Che, bloccherà i
flussi, non li lascerà più entrare in Italia".
Il capannello aumenta, la discussione si anima, Enrico contesta: "Tutte
balle, ti lasci riempire la testa dalla tv. Non siamo a Chicago, dov'è tutta
'sta criminalità? E poi i criminali non ci sono in Italia? Prova ad andare
in Sicilia". "Quelli almeno sono nostri e ce li curiamo noi. Ma dobbiamo
preoccuparci anche di quelli che esportano gli altri?". E' facile sfottere
Paolo. Christian scioglie la tensione con la battuta vincente: "Vuoi
bloccare l'ingresso in Italia agli extracomunitari proprio tu che sei
dell'Inter?".
Paolo sembra soccombere. Ma l'aiuto vero gli arriva da Gianni, un ragazzo di
32 anni che a queste elezioni non ha votato. Un grillino adirato con la
Casta? "No, non ho votato perché non posso ancora. Sono albanese, sono
arrivato nel '99. Il mio vero nome è Hashim ma siccome è troppo complicato,
tutti mi chiamano Gianni". Quando potrai votare per chi voterai? "Per il
partito che sceglieranno la maggioranza degli italiani". In questo momento è
la destra. Ti andrebbe bene la destra? "Perché no?". Forse perché potrebbe
bloccare l'ingresso degli stranieri alle frontiere. "E allora? Io sono
entrato, in autunno sono arrivati anche mia moglie e i miei figli. Se non
arrivano tanti altri a farci concorrenza è meglio".
Così, in dieci minuti di chiacchiere da bar, Paolo e Gianni fanno a pezzi
quel che resta del concetto di solidarietà, caro alla Dc di Martinazzoli,
che ha governato queste terre durante la prima repubblica, come alla Fiom di
Giorgio Cremaschi, che continua a governare il sindacato di fabbrica con il
70% dei voti alle elezioni delle rsu.
Votano Fiom in azienda e Bossi nell'urna? "Dov'è il problema? Si vede che la
Fiom e Bossi gli servono". Angelo, delegato a un passo dalla pensione, sa
che la sua è una risposta provocatoria. Ma anche profondamente vera. "Da
queste parti - spiega - le aziende hanno fame di operai specializzati. Qui i
contratti integrativi sono ricchi, arriviamo a strappare aumenti di 2-3 mila
euro all'anno".
Tute blu quasi benestanti, ben diverse da quelle che, sull'altro lato della
strada, costruiscono i camion all'Iveco, la vecchia e gloriosa Om, e portano
a casa i salari degli operai Fiat. "Alla Innse - aggiunge Angelo - molti
abitano nei paesi delle valli bresciane. Con il passare del tempo si sono
fatti la villetta a schiera. Una conquista che adesso hanno paura di perdere
con l'aumento del costo della vita". Qui si chiede ai comunisti di
contrattare l'aumento con il padrone, perché loro sono ancora i più bravi
nel settore ("tremila euro all'anno, sputaci sopra"), e si chiede a Bossi di
realizzare il federalismo fiscale. Il comunista ti porta i soldi ma è la
Lega che li difende.
La sirena del federalismo, ad esempio, è quella che ha attirato Giovanni,
contadino cuneese prestato all'industria della gomma. Arriva davanti al bar
"Sporting", il ritrovo degli operai sul piazzale della Michelin di Cuneo, e
spiega la sua soddisfazione: "Finalmente abbiamo vinto, adesso si può fare
il federalismo fiscale". Che cosa vuol dire? "Che siamo padroni a casa
nostra, che le tasse restano qui e non vanno a Roma. Con tutte quelle che
paghiamo io e mia moglie per l'azienda agricola".
Giovanni ha 49 anni e, come molti da queste parti, ha iniziato a compiere le
sue scelte politiche nel ventre della Balena bianca: "Qui - ricorda -
votavano tutti Dc, anzi votavano tutti Coldiretti", la potente associazione
dei contadini democristiani. Rotto quel contenitore, Giovanni è diventato un
leghista moderato. Uno che dice: "All'inizio votavo Lega per protesta. Poi
mi sono un po' allontanato quando dicevano che volevano la secessione".
Ma anche lui, quando si tratta di scegliere il sindacato, finisce per
affidarsi a Cgil, Cisl e Uil. Gaspare e Luigi, delegati di fabbrica,
raccontano del flop del SinPa, il sindacato dei leghisti: "Nel 2000 aveva
fatto il pieno alle elezioni del consiglio di fabbrica, avevano il 33% dei
voti. Poi sono rapidamente spariti. Quello del sindacalista non è un ruolo
che si improvvisa. Non basta dire "Roma ladrona" per chiudere un contratto".
Per il momento, comunque, sono i partiti del centrodestra più dei sindacati
del Carroccio a mettere in crisi i sindacati confederali. A Brescia, dove lo
straordinario è la regola, la detassazione promessa da Berlusconi ha fatto
breccia. Aldo, delegato della Fim dell'Innse, ammette sconsolato: "Quello è
stato un colpo da maestro".
La Lega è forte, i messaggi del centrodestra bucano il video, ma la sinistra
delle fabbriche dov'è finita? Sam, 35 anni, lavora alla Michelin di Cuneo
insieme a un gruppo di altri ragazzi di colore. "Arriviamo tutti dal Benin,
siamo in Italia da molti anni, abbiamo preso la cittadinanza. Abbiamo sempre
votato Rifondazione". Ma? "Questa volta non lo abbiamo più fatto. Ci siamo
riuniti per parlarne. Una parte ha scelto il Pd perché sperava di bloccare
Berlusconi. Ma alcuni hanno proprio deciso di smetterla con la sinistra.
Votano Berlusconi perché la sinistra litiga troppo, non si trova mai
d'accordo su nulla".
Per guardare in faccia la delusione della sinistra radicale basta andare a
Genova, nel cuore del Porto, roccaforte dei camalli della Compagnia unica
dove su sette delegati di area Cgil quattro sono di Rifondazione due dei Ds
e due di Lotta Comunista. Mauro spiega la sconfitta dell'Arcobaleno: "A
Genova si dice: "Ci hanno presi nella lassa", ci hanno fregati. Molti hanno
votato Pd credendo che tanto il 4 per cento alla Camera si faceva e che
Veltroni fosse vicino a Berlusconi nei sondaggi. Invece non era vero
niente".
Basta l'ingenuità a spiegare tutto? "No che non basta. Ne abbiamo parlato
martedì tra di noi. Rifondazione ha sbagliato". Dove ha sbagliato? "Ad
esempio con l'indulto". Ma l'indulto, una volta non era una legge di
sinistra? "Lo dici tu. Ma quale sinistra? Ha messo fuori i delinquenti altro
che sinistra". Forse non sarà solo per questo che nei seggi di Crevari,
storico quartiere partigiano di Genova, la Lega batte la Sinistra arcobaleno
486 a 358. Sarà anche perché "un partito come Rifondazione non può votare a
favore della guerra", come dice Matteo, operaio all'Iveco di Brescia. O
perché "non si raccolgono i voti nelle fabbriche promettendo di cambiare la
legge 30 sul precariato per poi non fare nulla", come rimpiange Luca che
scarica container al porto.
Così finisce che la delusione ti lascia a casa (a Genova l'astensione
coincide con i 40 mila voti persi dall'Arcobaleno) o ti getta nelle braccia
di Ferrando e Turigliatto: "Almeno loro la guerra non l'hanno votata", si
consola Matteo all'Iveco. Il risultato è che la Lega avrà quattro ministri e
l'Arcobaleno non c'è più. "Adesso tocca a Bossi mantenere le promesse", dice
Alberto, della Fiom di Brescia. Ma anche lui sa che è una magra
consolazione: "Sai come andrà a finire? Che quando la gente che ha votato
Lega si incazzerà verrà da noi a chiederci di fare gli estremisti, la lotta
dura e i blocchi stradali".