A conferma di quanto detto allego notizia sulla caccia (razzista) al cinese ...
...e questi sono i pacifici religiosi tibetani tanto ben visti in occidente?
Edoardo Magnone
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Tibet, civili cinesi vittime della 'caccia al cinese'. Prime conferme
Secondo le autorità cinesi, le tredici persone rimaste uccise negli
scontri a Lhasa erano cinesi, vittime di una violenta 'caccia al
cinese' da parte dei manifestanti tibetani.
Una versione che fa discutere, ma che trova le prime conferme.
Juan Carlos Alonso, un turista spagnolo in partenza dal Tibet,
intervistato dalla France Presse ha raccontato: "Quando si sentivano
delle urla, potevate stare sicuri che stavano inseguendo un cinese.
Hanno preso una ragazza per strada e l'hanno portata verso una porta,
poi hanno cominciato a colpirla con delle pietre. Chiedeva
disperatamente aiuto e non so come possa esserne uscita. Molti cinesi
scappavano per salvarsi la pelle. I manifestanti tibetani avevano
coltelli, pietre, machete, utilizzavano tutto quello gli capitava per
le mani".
Diversi video amatoriali comparsi in rete (come questo) mostrano le
violenze dei manifestanti tibetani contro civili cinesi inermi.
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idart=10470
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Il 18/03/08, Edoardo Magnone<magnone.edoardo.tokyo@???> ha scritto:
> Conoscendo i rapporti di "cattivo" vicinato che intercorrono tra
> Giappone e Cina posso solo dire che anche sui telegionali nazionali
> giapponesi piu` o meno arrivano le stesse notizie che possono arrivare
> in Italia... ma con una sostanziale differenza! Ripeto che non sempre
> i giapponesi riescono ad essere obiettivi nel giudicare la cina e la
> sua politica...capirete, con quello passato.
>
> Comunque sia, persino le news giapponesi e le discussioni dei salotti
> televisivi stile vespa-del-sol-levante, pur soffermandosi sugli
> scontri, riconoscono che i morti sono avvenuti anche per mano dei
> "pacifisti" buddisti insorti (che a dir la verita` sembrano davvero
> pochi su una popolazione sostanzalmente in accordo con la lo sviluppo
> avuto grazie ad i finanziamenti cinesi).
> I negozi assaltati sono quasi tutti appartementi ad una minoranza di
> cinesi che ha deciso di investire i soldi di una vita aprendo piccole
> botteghe artigianali a conduzione famigliare in quello che per molti
> di loro e` un regione particolarmente ben vista dai finanziamenti
> statali ed in forte sviluppo. Talmente in sviluppo da pensare di
> rischiare la pelle per andare a vivere all`interno di una maggioranza
> estremamente razzista (nei confronti di ogni non autoctono), religosa
> (con tutto quello che questo termine negativo puo` comprendere nei
> confronti di un non buddista) ed indipendentista (nei confronti della
> cina).
>
> Edaordo Magnone
>
> PS. trovo estremamante ricca di spunti l`approfondimento allegato di
> seguito in corpo mail.
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> Il Tibet, la Cina e i Lama-party della sinistra "radical"
>
> Le mutevoli folgorazioni che spesso influenzano le scelte del ceto
> politico di sinistra riservano sempre delle bizzarre sorprese: dalle
> calde foreste del Chiapas l'attenzione ora si è spostata ai freddi
> altopiani del Tibet, a sostegno del Dalai Lama e con chiari intenti
> anticinesi. Emerge, come d'abitudine, la propensione a pontificare su
> quello che succede in casa altrui e, come sempre, il separatismo (del
> Kosovo, della Cecenia o del Tibet) è una bandiera che certa sinistra
> continua a sventolare con desolante supponenza. Proviamo ad immaginare
> la reazione se i comunisti cinesi dovessero offrire il loro sostegno
> ai separatisti della Padania. Allora, chi è e cosa vuole questo
> stravagante Dalai Lama che all'austerità dei templi buddisti
> preferisce confortevoli soggiorni negli hotel a 5 stelle dell'emisfero
> occidentale?
>
> Riteniamo utile riassumere i fatti storicamente assodati che hanno
> segnato i principali passaggi del Tibet, dall'oscuro medioevo lamaista
> al suo attuale trend di sviluppo economico e sociale come entità
> autonoma del grande pianeta Cina.
>
> Dal 1727 – ossia ben prima che la Padania e il regno delle due Sicilie
> diventassero parte integrante dello Stato italiano – il Tibet è
> diventato, a sua volta, parte integrante della Cina, sotto forma di
> dipendenza autonoma. In quanto tale è sempre stato dominato (fino alla
> rivoluzione) da un regime teocratico autoritario, con tutto il potere
> concentrato nella mani del Dalai Lama, capo spirituale e temporale.
>
> Tutta la terra era di proprietà del Gran Lama e della gerarchia
> teocratica buddista-lamaista, espressione di un rapporto di produzione
> feudale basato sulla servitù della gleba, con larghe fasce di
> schiavitù. L'investitura del Lama era sottoposta e ratificata alla
> corte imperiale di Pechino. Questa prassi è stata mantenuta anche nel
> periodo del Kuomintang.
>
> La Repubblica popolare cinese ha assunto il controllo del territorio
> tibetano il 23 maggio 1951. Da quel momento inizia un lungo processo
> di trasformazione sociale che comprende l'abolizione della servitù
> della gleba e della schiavitù, la distribuzione dei pascoli ai
> contadini senza terra (non esistono a quell'altitudine altre
> significative coltivazioni agricole) e la costituzione di cooperative.
> Inizia nel contempo il programma di alfabetizzazione di massa con
> partenza da quota zero.
>
> La costituzione cinese riconosce al Tibet (e non solo al Tibet) lo
> status di repubblica autonoma che comprende il riconoscimento della
> lingua, della cultura e della religione (all'incirca quello che la
> Costituzione italiana riconosce alle regioni autonome della Valle
> d'Aosta e del Trentino-Alto Adige).
>
> Nel 1959 un tentativo insurrezionale di bande armate addestrate dalla
> CIA in California (archivi resi pubblici dalla stessa CIA) viene
> sventato dalla popolazione di Lhasa che insorge in massa e costringe
> il Dalai Lama alla fuga in India. Sono totalmente false le accuse di
> genocidio rivolte alla Cina: la popolazione è più che raddoppiata
> negli ultimi 40 anni e, dei 2,7 milioni di abitanti, il 90% è di
> origine tibetana, e solo il 10% è composto da residenti di etnie
> diverse. La speranza di vita è salita dai 35 anni dei primi anni
> cinquanta ai 69 di oggi. Credo che l'ultima persona al mondo titolata
> a parlare di diritti umani sia il Dalai Lama.
>
> Spunti interessanti sulla politica di smembramento perseguita da
> Washington contro la Cina sono presenti nel libro "La grande
> scacchiera" di Z. Brzezinski, un insospettabile autore celebrato come
> lucido stratega del pensiero imperialista americano. A chi si sentisse
> irresistibilmente attratto dal tema dei "diritti umani" di ispirazione
> lamaista consiglierei di farsi la faticosa gita che dal Tibet,
> attraverso il colle sud dell'Everest, conduce nel contiguo Nepal, il
> piccolo stato himalayano sconvolto fino al 2006 da una guerriglia
> contadina, scoppiata nel 1996. Seguendo l'esempio dei loro fratelli
> tibetani, con cui sono legati da secoli, i contadini nepalesi sono
> insorti per liberarsi dalla servitù della gleba e dalla schiavitù,
> ossia dagli stessi rapporti feudali che il Dalai Lama amministrava nel
> Tibet prima della rivoluzione. L'inviato in Nepal di Le Monde
> Diplomatique, Cedric Gouverneur, ha scritto sul n° 11 del 2003: "Una
> parola ritorna costantemente sulla bocca di ogni guerrigliero
> intervistato: sviluppo! Gli insorti vogliono medici, strade, ponti,
> elettricità, dighe e poter esportare i loro raccolti. Vogliono
> semplicemente uscire dalla miseria". Evidentemente sono state le
> trasformazioni nel Tibet moderno che hanno acceso le speranze dei loro
> fratelli nepalesi. Vediamole queste trasformazioni.
>
> Dalla metà degli anni 90 il PIL del Tibet è aumentato del 13% l'anno,
> ossia più degli eccezionali ritmi di sviluppo della stessa Cina. Le
> opere edili sono raddoppiate e il commercio, che fino ad una decina di
> anni fa si svolgeva quasi esclusivamente col confinante Nepal, è
> cresciuto di 18 volte rispetto al 95. Con gli stessi ritmi vengono
> sviluppati il sistema sanitario e quello scolastico (entrambi
> inesistenti nel passato). Nel 2001 il governo di Pechino ha stanziato
> 65 miliardi di yuan per finanziare progetti di infrastrutture che
> permettano ai tibetani di uscire dal medioevo buddista- lamaista e di
> approdare nell'universo contemporaneo usufruendo dei vantaggi offerti
> dal progresso economico e sociale che sta trasformando la Cina
> popolare.
>
> Fino a pochi mesi fa l'unica via di comunicazione tra il Tibet e il
> resto della Cina era una strada dissestata che partendo da Golmund
> (provincia del Qinghai) consentiva ai camion di accedere a Lhasa in
> 50/60 ore di viaggio. Oggi lo stesso percorso si compie in 16 ore sul
> modernissimo "treno del cielo" che corre lungo i binari della più alta
> ferrovia del pianeta: oltre 1200 km. costruiti lungo un itinerario da
> fantascienza, a oltre 5.000 m. di altitudine.
>
> Sarebbe questa la "devastazione freddamente calcolata dalle autorità
> cinesi" che, come ci racconta il Dalai Lama, starebbe distruggendo le
> tradizioni e la cultura religiosa del popolo tibetano?
>
> Possibile che il ceto politico di sinistra non venga sfiorato dal
> dubbio di cadere nel ridicolo prestando fede alle lamentazioni di
> questo bizzarro personaggio
>
> Sergio Ricaldone
> http://www.resistenze.org
>
> ----------------------------------------------------------------------
>
> 2008/3/18, ugo <alfredo.beiso@???>:
> > Il Dalai Lama ha detto di essere pronto alle dimissioni se la situazione in
> > tibet degenera e diventa incontrollabile. La dichiarazione è arrivata durante
> > un incontro con la stampa a Dharamsala, in India, sede del parlamento tibetano
> > in esilio. Il leader spirituale dei tibetani, accusato dalla Cina di essere
> > dietro alle manifestazioni di Lhasa, ha detto di avere come "unica opzione le
> > dimissioni se le cose vanno fuori controllo".
> >
> >
> >
> > Altri 19 manifestanti tibetani sarebbero stati uccisi oggi dalle forze di
> > sicurezza cinesi in un'altra provincia della Repubblica Popolare, quella centro-
> > settentrionale del Gansu: lo ha denunciato il governo tibetano in esilio dal
> > suo quartier generale di Dharamsala, nel nord dell'India. Sempre secondo il
> > governo esiliato, il totale dei morti "accertati" in una settimana di disordini
> > e scontri sarebbe dunque salito ad almeno 99 unità.
> >
> > Nessuna indipendenza all'orizzonte
> > L'indipendenza del Tibet è "fuori questione": lo ha puntualizzato il Dalai
> > Lama, replicando alle accuse mossegli al riguardo dalla Cina, nel corso di una
> > conferenza stampa a Dharamsala, cittadina nello Stato settentrionale indiano
> > dell'Hichamal Pradesh dove vive in esilo dal 1959.
> >
> > Wen Jiabao si scaglia contro la "cricca del Dalai Lama"
> > Il primo ministro cinese Wen Jiabao si scaglia contro quella che ha definito
> > come la "cricca del Dalai Lama" di aver "premeditato e organizzato" le
> > violenze avvenute nei giorni scorsi a Lhasa, capitale del Tibet. La Cina ha
> > sostiene che i morti sono 13 mentre secondo il governo tibetano in esilio sono
> > almeno cento.
> >
> > Wen ha sottolineato che i rivoltosi hanno compiuto "saccheggi e incendi" e che
> > hanno ucciso "in modo estremamente crudele" dei "cittadini innocenti". La
> > versione della Cina, che non coincide con quella di molti testimoni, e' che le
> > forze di sicurezza non hanno fatto uso di armi da fuoco e che hanno esercito la
> > "moderazione" nella repressione dei moti.
> >
> > Il premier ha anche sostenuto che i disordini sono diretti a "sabotare le
> > Olimpiadi", che "da molte generazioni sono il sogno del popolo cinese".
> > "Dobbiamo portare avanti lo spirito olimpico e non politicizzare le Olimpiadi",
> > ha aggiunto. In una conferenza stampa stampa prolungatasi per due ore e mezzo
> > nella Sala dell'Assemblea del Popolo, Wen ha detto di avere "le prove" della
> > responsabilita' del Dalai Lama, il leader tibetano e premio Nobel per la pace
> > che vive in esilio in India e che nei giorni scorsi ha accusato Pechino di
> > compiere un "genocidio culturale" in Tibet. Si tratta, ha sostenuto Wen, di una
> > "menzogna".
> >
> > Wen ha anche ammesso, per la prima volta, che la rivolta tibetana si e'
> > estesa a molte zone del Paese. Secondo Wen queste circostanze dimostrano che il
> > Dalai Lama "non e' sincero" quando afferma di volere per il Tibet l'autonomia e
> > non l'indipendenza" ma ha lasciato uno spiraglio aperto alle trattative, se il
> > premio Nobel "accettera' che il Tibet e Taiwan sono parte integrale della
> > Cina".
> >
> > A Taiwan, dove sabato prossimo si svolgeranno le elezioni presidenziali e un
> > referendum sull'adesione all'Onu inviso a Pechino, Wen ha offerto la ripresa
> > dei colloqui sull'unificazione, probabilmente nella speranza che vengano
> > confermati i sondaggi che danno vincente Ma Ying-jeou, il candidato piu'
> > disposto a un compromesso.
> >
> > Wen Jiabao ha negato che sia in corso una stretta contro i dissidenti
> > Wen Jiabao ha poi negato che sia in corso una "stretta" contro i dissidenti in
> > vista delle Olimpiadi. E' una cosa, ha detto, "che non esiste". Rispondendo a
> > una domanda sulla sorte dell' attivista democratico Hu Jia, il cui processo
> > comincia oggi, ha affermato che verra' trattato "in accordo con la legge". Hu,
> > in prigione da tre mesi, e' accusato di "istigazione a sovvertire i poteri
> > dello Stato" e rischia una condanna fino a cinque anni di prigione.
> >
> > India. Manifestazione nel nord, chiesto intervento Onu
> > Oltre duemila tibetani provenienti da tutte le province dell'India del Nord
> > si
> > sono riuniti a Siliguri in una delle manifestazioni piu' affollate da anni,
> > chiedendo alle Nazioni Unite un'inchiesta sulla repressione cinese in Tibet.
> >
> > Guidati da centinaia di monaci in tunica marrone, alcuni dei quali
> > giovanissimi, i manifestanti hanno innalzato bandiere tibetane e marciando per
> > le vie di Siliguri hanno gridato slogan come "Vogliamo giustizia", "Vogliamo la
> > liberta' ".
> >
> > Dawa Gyalpo, che dirige una libreria di cultura tibetana nel villaggio
> > indiano di Salugara ed e' stato uno degli organizzatori del raduno, ha accusato
> > le Nazioni Unite di "osservare cio' che succede in Tibet, senza fare nulla",
> > mentre i tibetani dell'India chiedono che "l'Onu avvii un'inchiesta" sui fatti
> > di Lhasa.
> >
> > La manifestazione, cui hanno partecipato anche molte donne in abiti
> > tradizionali tibetani, si e' svolta presso il monastero di Kala Chakra, alla
> > periferia di Siliguri, e ha riunito tutti gli esuli tibetani provenienti dagli
> > stati indiani dell'Arunchal Pradesh, Meghalaya, Nagaland e West Bengala.
> >
> > D'Alema alla Cina: "Cessi la repressione in Tibet"
> > "Ci sarà un incontro alla Farnesina con l'ambasciatore cinese perché vogliamo
> > esprimergli la preoccupazione che abbiamo e la richiesta che cessi la
> > repressione, e che possano andare in Tibet osservatori internazionali", lo ha
> > dichiarato il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema.
> >
> > Obiettivo: spingere la Cina ad aprire un dialogo con il Tibet. "Ricordo che il
> > Dalai Lama - ha proseguito D'Alema - non chiede affatto l'indipendenza del
> > Tibet, ma il rispetto dei diritti nazionali del popolo tibetano. Sono le nostre
> > posizioni e saranno espresse all'ambasciatore della Repubblica Popolare cinese
> > dal sottosegretario Vernetti.
> >
> >
> >
> > fonte rai news24 ore 1300 del 18/04/08
> >
> >
> >
> >
> >
> >
> > ub
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> > Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal
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> > Ugo Beiso
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> > Moderiamoci: no html, risposte private in privato: il reply e' alla lista,
> > e viene letto da tutti gli iscritti.
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> > che agiscono localmente per iniziative "di movimento" a Genova.
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> "Non vedo nessun Dio quassù"
> (Yuri Gagarin)
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> "L'intelligenza militare è una contraddizione in termini"
> (Groucho Marx)
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> "Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perche' saranno giustiziati"
> (Piergiorgio Bellocchio)
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"Non vedo nessun Dio quassù"
(Yuri Gagarin)
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"L'intelligenza militare è una contraddizione in termini"
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"Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perche' saranno giustiziati"
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