http://www.sorelleditalia.net/2008/03/13/linsostenibile-peso-della-194/
L’insostenibile peso della 194
E’ difficile parlare del suicidio di Ermanno Rossi, ginecologo
affermato, punto di riferimento del cattolico ospedale Gaslini di
Genova ma al tempo stesso delle donne che potevano permettersi una
spesa di minimo 500 euro per interrompere una gravidanza in modo
discreto. E’ difficile parlarne perché lascia intravedere quello
che già si sa e che ci si ostina a negare, e cioè che le
interruzioni di gravidanza le fanno, eccome se le fanno, anche i
ginecologi legati a strutture care al Vaticano - e quindi in teoria
obbedienti alle direttive ecclesiastiche sulla difesa della vita a
tutti i costi.
Lo faceva per soldi Ermanno Rossi? Questo è uno degli aspetti più
interessanti di questa vicenda. Assicurano i parenti che se ha
commesso qualcosa di illegale lo ha fatto per la sua generosità, la
sua disponibilità. Bisogna credere loro? Certo, e chiunque abbia una
certa dimestichezza con il mondo delle interruzioni di gravidanza si
rende conto che è molto probabile che sia così. Nessuna donna
abortisce con superificialità, mai, nemmeno quando si tratta di
extracomunitarie alla quinta interruzione ma è altrettanto vero che
quando una donna ha deciso vuole farlo presto, senza aspettare che la
gravidanza ‘cresca dentro’, ricorda Silvio Viale, radicale,
ginecologo che si batte da anni per l’introduzione in Italia della
pillola abortiva RU486.
Più i giorni passano, più diventa difficile anche da un punto di
vista psicologico oltre che legale. Ma proprio i tempi spesso fanno
sì che le interruzioni spesso slittino oltre la scadenza consentita
dei tre mesi e rendano necessario il ricorso a un aborto
clandestino. ’Oggi l’attesa è mediamente di un mese e l’urgenza
prevista dall’ultimo comma dell’articolo 8 della 194 non è
rispettata. Allo stesso modo, non è mai stata attuata alcuna politica
per garantire il personale necessario, senza penalizzare i non
obiettori, prevista dall’art. 9′, ricorda Silvio Viale.
I medici non ci sono, insomma, in Liguria le cifre ufficiali dicono
che l’obiezione è del 51,5% fra i ginecologi, del 53,6% fra gli
anestesti, del 26,1% fra gli infermieri. Ma sono cifre del 1999 e non
è ben chiaro come mai il ministero della Salute tolleri che la
Regione Liguria (e anche la Campania) non invii dati aggiornati. E
dunque se bisogna fare una corsa ad ostacoli fra medici in gran parte
obiettori, spesso senza saperlo e quindi perdendo ancora più tempo, e
una burocrazia che di fatto rendono inapplicabile la legge 194, è
evidente che, chi può, ricorre al medico che opera con discrezione.
Chi può, appunto.
E quindi è difficile scrivere di tutto questo perché la sensazione
è di averlo già fatto tanto in questi mesi. Abbiamo parlato
dell’obiezione di coscienza e degli aborti clandestini facili,
immediati, basta una pillola acquistata in farmacia. Abbiamo parlato
delle donne cattoliche e del loro ricorso all’aborto comunque,
indipendentemente dalle direttive vaticane. Abbiamo sottolineato
anche il distacco tra le parole pronunciate dal Vaticano rispetto
alla società. Sappiamo tutto, insomma, e allora che cosa ci dice di
più il suicidio di Ermanno Rossi? Che un ginecologo dell’ospedale
di proprietà di una fondazione presieduta da Angelo Bagnasco,
presidente della Cei, vale a dire dei vescovi italiani, non può
lasciare che la realtà venga alla luce. Che la pressione delle
autorità ecclesiastiche su questo tema è diventata troppo forte. Per
alcuni insostenibile.