Re: [Forumlucca] "censura legale" di Paolo Barnard (Report)

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Aihe: Re: [Forumlucca] "censura legale" di Paolo Barnard (Report)
Qui c'è la controrisposta di Barnard

http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=5906
----- Original Message -----
From: Marcantonio Lunardi - Videomaker
To: forumlucca@???
Sent: Sunday, February 17, 2008 9:43 AM
Subject: Re: [Forumlucca] "censura legale" di Paolo Barnard (Report)


qui c'è la risposta della Gabanelli


http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=5903


se leggiamo questa lettera lei si prende carico delle spese di barnard


comunque la parte contrattuale e della rai non mi è chiara


marcantonio






Il giorno 16/feb/08, alle ore 11:11, Massimiliano Andreoni ha scritto:


    mi è arrivata questa mail ne sapete niente?
    sembrerebbe che la Rai ed anche Milena Gabbanelli abbiano scaricato Paolo 
    Barnard, famoslo collaboratore di Report a fronte dell'ennesima querela?
    Massimiliano





    Milena Gabanelli (da inoltrare)
    Inviato da: "Mariangela" moreee@???   mariangelabe
    Mar 12 Feb 2008 10:19 pm
    Censura 'legale'
    Paolo Barnard - 11 febbraio 2008



    Cari amici e amiche impegnati a dare una pennellata di decenza al nostro
    Paese, eccovi una forma di censura nell'informazione di cui non si parla
    mai. E' la peggiore, poiché non proviene frontalmente dal Sistema, ma
    prende il giornalista alle spalle. Il risultato è che, avvolti dal
    silenzio e privi dell'appoggio dell'indignazione pubblica, non ci si può
    difendere. Questa censura sta di fatto paralizzando l'opera di denuncia
    dei misfatti sia italiani che internazionali da parte di tanti
    giornalisti 'fuori dal coro'.
    Si tratta, in sintesi, dell'abbandono in cui i nostri editori spesso ci
    gettano al primo insorgere di contenziosi legali derivanti delle nostre
    inchieste 'scomode'. Come funziona e quanto sia pericoloso questo
    fenomeno per la libertà d'informazione ve lo illustro citando il mio
    caso.
    Si tratta di un fenomeno dalle ampie e gravissime implicazioni per la
    società civile italiana, per cui vi prego di leggere fino in fondo il
    breve racconto.



    Per la trasmissione Report di Milena Gabanelli, cui ho lavorato dando
    tutto me stesso fin dal primo minuto della sua messa in onda nel 1994,
    feci fra le altre un'inchiesta contro la criminosa pratica del
    comparaggio farmaceutico, trasmessa l'11/10/2001 ("Little Pharma & Big
    Pharma"). Col comparaggio (reato da art.170 leggi pubblica sicurezza)
    alcune case farmaceutiche tentano di corrompere i medici con regali e
    congressi di lusso in posti esotici per ottenere maggiori prescrizioni
    dei loro farmaci, e questo avviene ovviamente con gravissime
    ripercussioni sulla comunità (il prof. Silvio Garattini ha dichiarato:
    "Dal 30 al 50% di medicine prescritte non necessarie") e spesso anche
    sulla nostra salute (uno dei tanti esempi è il farmaco Vioxx, prescritto
    a man bassa e a cui sono stati attribuiti da 35 a 55.000 morti nei soli
    USA).



    L'inchiesta fu giudicata talmente essenziale per il pubblico interesse
    che la RAI la replicò il 15/2/2003.
    Per quella inchiesta io, la RAI e Milena Gabanelli fummo citati in
    giudizio il 16/11/2004(1) da un informatore farmaceutico che si ritenne
    danneggiato dalle rivelazioni da noi fatte.
    Il lavoro era stato accuratamente visionato da uno dei più alti avvocati
    della RAI prima della messa in onda, il quale aveva dato il suo pieno
    benestare.
    Ok, siamo nei guai e trascinati in tribunale. Per 10 anni Milena
    Gabanelli mi aveva assicurato che in questi casi io (come gli altri
    redattori) sarei stato difeso dalla RAI, e dunque di non
    preoccuparmi(2). La natura dirompente delle nostre inchieste
    giustificava la mia preoccupazione. Mi fidai, e per anni non mi
    risparmiai nei rischi.



    All'atto di citazione in giudizio, la RAI e Milena Gabanelli mi
    abbandonano al mio destino. Non sarò affatto difeso, mi dovrò
    arrangiare. La Gabanelli sarà invece ampiamente difesa da uno degli
    studi legali più prestigiosi di Roma, lo stesso che difende la RAI in
    questa controversia legale.(3) Ma non solo.
    La linea difensiva dell'azienda di viale Mazzini e di Milena Gabanelli
    sarà di chiedere ai giudici di imputare a me, e solo a me (sic), ogni
    eventuale misfatto, e perciò ogni eventuale risarcimento in caso di
    sentenza avversa.(4)
    E questo per un'inchiesta di pubblico interesse da loro (RAI-Gabanelli)
    voluta, approvata, trasmessa e replicata.*



    *( la RAI può tecnicamente fare questo in virtù di una clausola
    contenuta nei contratti che noi collaboratori siamo costretti a firmare
    per poter lavorare, la clausola cosiddetta di manleva(5), dove è sancita
    la sollevazione dell'editore da qualsiasi responsabilità legale che gli
    possa venir contestata a causa di un nostro lavoro. Noi giornalisti non
    abbiamo scelta, dobbiamo firmarla pena la perdita del lavoro
    commissionatoci, ma come ho già detto l'accordo con Milena Gabanelli era
    moralmente ben altro, né è moralmente giustificabile l'operato della RAI
    in questi casi).



    Sono sconcertato. Ma come? Lavoro per RAI e Report per 10 anni, sono
    anima e corpo con l'impresa della Gabanelli, faccio in questo caso
    un'inchiesta che la RAI stessa esibisce come esemplare, e ora nel
    momento del bisogno mi voltano le spalle con assoluta indifferenza. E
    non solo: lavorano compatti contro di me.
    La prospettiva di dover sostenere spese legali per anni, e se condannato
    di dover pagare cifre a quattro o cinque zeri in risarcimenti, mi è
    angosciante, poiché non sono facoltoso e rischio perdite che non mi
    posso permettere.



    Ma al peggio non c'è limite. Il 18 ottobre 2005 ricevo una raccomandata.
    La apro. E' un atto di costituzione in mora della RAI contro di me.
    Significa che la RAI si rifarà su di me nel caso perdessimo la causa.
    Recita il testo: "La presente pertanto vale come formale costituzione in
    mora del dott. Paolo Barnard per tutto quanto la RAI s.p.a. dovesse
    pagare in conseguenza dell'eventuale accoglimento della domanda posta
    dal dott. Xxxx (colui che ci citò in giudizio, nda) nei confronti della
    RAI medesima".(6)
    Nel leggere quella raccomandata provai un dolore denso,
    nell'incredulità.
    Interpello Milena Gabanelli, che si dichiara estranea alla cosa. La
    sollecito a intervenire presso la RAI , e magari anche pubblicamente,
    contro questa vicenda. Dopo poche settimane e messa di fronte
    all'evidenza, la Gabanelli tenta di rassicurarmi dicendo che "la rivalsa
    che ti era stata fatta (dalla RAI contro di me, nda) è stata lasciata
    morire in giudizio... è una lettera extragiudiziale dovuta, ma che sarà
    lasciata morire nel giudizio in corso... Finirà tutto in nulla."(7)



    Non sarà così, e non è così oggi: giuridicamente parlando, quell'atto di
    costituzione in mora è ancora valido, eccome. Non solo, Milena Gabanelli
    non ha mai preso posizione pubblicamente contro quell'atto, né si è mai
    dissociata dalla linea di difesa della RAI che è interamente contro di
    me, come sopra descritto, e come dimostrano gli ultimi atti del processo
    in corso.(8)
    Non mi dilungo. All'epoca di questi fatti avevo appena lasciato Report,
    da allora ho lasciato anche la RAI. Non ci sarà mai più un'inchiesta da
    me firmata sull'emittente di Stato, e non mi fido più di alcun editore.
    Non mi posso permette di perdere l'unica casa che posseggo o di vedere
    il mio incerto reddito di freelance decimato dalle spese legali, poiché
    abbandonato a me stesso da coloro che si fregiavano delle mie inchieste
    'coraggiose'. Questa non è una mia mancanza di coraggio, è realismo e
    senso di responsabilità nei confronti soprattutto dei miei cari.



    Così la mia voce d'inchiesta è stata messa a tacere. E qui vengo al
    punto cruciale: siamo già in tanti colleghi abbandonati e zittiti in
    questo modo.
    Ecco come funziona la vera "scomparsa dei fatti", quella che voi non
    conoscete, oggi diffusissima, quella dove per mettere a tacere si usano,
    invece degli 'editti bulgari', i tribunali in una collusione di fatto
    con i comportamenti di coloro di cui ti fidavi; comportamenti
    tecnicamente ineccepibili, ma moralmente assai meno.



    Questa è censura contro la tenacia e il coraggio dei pochi giornalisti
    ancora disposti a dire il vero, operata da parte di chiunque venga colto
    nel malaffare, attuata da costoro per mezzo delle minacce legali e di
    fatto permessa dal comportamento degli editori.
    Gli editori devono difendere i loro giornalisti che rischiano per il
    pubblico interesse, e devono impegnarsi a togliere le clausole di
    manleva dai contratti che, lo ribadisco, siamo obbligati a firmare per
    poter lavorare.
    Infatti oggi in Italia sono gli avvocati dei gaglioffi, e gli uffici
    affari legali dei media, che di fatto decidono quello che voi verrete a
    sapere, giocando sulla giusta paura di tanti giornalisti che rischiano
    di rovinare le proprie famiglie se raccontano la verità.
    Questo bavaglio ha e avrà sempre più un potere paralizzante sulla
    denuncia dei misfatti italiani a mezzo stampa o tv, di molto superiore a
    quello di qualsiasi politico o servo del Sistema.



    Posso solo chiedervi di diffondere con tutta l'energia possibile questa
    realtà, via mailing lists, siti, blogs, parlandone. Ma ancor più
    accorato è il mio appello affinché voi non la sottovalutiate.
    In ultimo. E' assai probabile che verrò querelato dalla RAI e dalla
    signora Gabanelli per questo mio grido d'allarme, e ciò non sarà
    piacevole per me.
    Hanno imbavagliato la mia libertà professionale, ma non imbavaglieranno
    mai la mia coscienza, perché quello che sto facendo in queste righe è
    dire la verità per il bene di tutti. Spero solo che serva.



    Grazie di avermi letto.
    Paolo Barnard



    Note:
    1) Tribunale civile di Roma, Atto di citazione, 31095, Roma 10/11/2004.
    2) Fatto su cui ho più di un testimone pronto a confermarlo.
    3) Nel volume "Le inchieste di Report" (Rizzoli BUR, 2006) Milena
    Gabanelli eroicamente afferma: "...alle nostre spalle non c'è un'azienda
    che ci tuteli dalle cause civili". Prendo atto che il prestigioso studio
    legale del Prof. Avv. Andrea Di Porto, Ordinario nell'Università di Roma
    La Sapienza , difende in questo dibattimento sia la RAI che Milena
    Gabanelli. Ma non me.
    4) Tribunale Ordinario di Roma, Sezione I Civile-G.U. dott. Rizzo-
    R.G.N. 83757/2004, Roma 30/6/2005: "Per tutto quanto argomentato la
    RAi-Radiotelevisione Italiana S.p.a. e la dott.ssa Milena Gabanelli
    chiedono che l'Illustrissimo Tribunale adìto voglia:...porre a carico
    del dott. Paolo Barnard ogni conseguenza risarcitoria...".
    5) Un esempio di questa clausola tratto da un mio contratto con la RAI :
    "Lei in qualità di avente diritto... esonera la RAI da ogni
    responsabilità al riguardo obbligandosi altresì a tenerci indenni da
    tutti gli oneri di qualsivoglia natura a noi eventualmente derivanti in
    ragione del presente accordo, con particolare riferimento a quelli di
    natura legale o giudiziaria".
    6) Raccomandata AR n. 12737143222-9, atto di costituzione in mora dallo
    Studio Legale Di Porto per conto della RAI contro Paolo Barnard, Roma,
    3/10/2005.
    7) Email da Milena Gabanelli a Paolo Barnard, 15/11/2005, 09:39:18
    8) Tribunale Civile di Roma, Sezione Prima, Sentenza 10784 n. 5876
    Cronologico, 18/5/2007: "la parte convenuta RAI-Gabanelli insisteva
    anche nelle richieste di cui alle note del 30/6/2005...". (si veda nota
    4) 





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Lunardi Marcantonio


è ricercando l'impossibile che l'uomo ha sempre realizzato il possibile
Coloro che si sono limitati a ciò che appariva loro come possibile,
non hanno mai avanzato di un solo passa


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