La Storia siamo Noi!
La partecipazione alla manifestazione di sabato 17 novembre
ha superato ogni più benevola previsione. Non eran certo i
numeri visti in piazza a Genova, quelli che speravamo o ci
attendevamo nelle frenetiche giornate che hanno preceduto la
manifestazione.
E' stata una mobilitazione straordinaria malgrado i
boicottaggi di Trenitalia, malgrado il terrorismo dei mezzi
di informazione pronti a contare, augurandoseli, i danni;
malgrado l'ambiguità di un sindaco che ora si punta sul
petto la medaglia del buon andamento del corteo e gli
equilibrismi di boccheggianti partiti pronti a trarre linfa
dalla forza di questa mobilitazione (facendo chiedere a quei
100.000 quel che loro non riescono ad ottenere dalle
postazioni di governo).
Non era né facile né scontato, tornare a riprendersi le
strade di Genova, tornare a riprendersi quella voce troppo a
lungo rimasta silenziosa, esser così tante e tanti per non
far scrivere ad altri la storia dei giorni del luglio 2001.
Non era facile ma doveroso rispondere immediatamente e
politicamente da qui, da Genova, nella ristrettezza di
tempi ineludibili e non dilazionabili, imposti da un
calendario fitto e dalla tempistica del processo, prossimo
alle sentenze.
Non era facile, nella sempre minor agibilità politica per
i movimenti che si vorrebbero schiacciati dalle logiche e
dal calendario imposti dalla rappresentanza di palazzo,
forzare la ritualità dei meccanismi tra nomenklature,
prender la parola con forza e tempestività e
dire:vogliono terrorizzarci, voglion dare 225 anni di
carcere a 25 di noi, voglion riscrivere la storia di ieri ed
ipotecare quella di domani. Torniamo a Genova, ripartiamo
da Genova.
Questo, senza ambiguità, era il senso col quale si è
chiamato il popolo di Genova a tornare in piazza, questo ha
affermato la moltitudine per le strade della nostra città
durante il corteo di sabato.
Ripartire dalla storia del 2001 per scrivere la vera storia
di quei giorni, quella di 300 mila persone che hanno sfidato
gli 8 saccheggiatori del pianeta, occupanti abusivi della
città di Genova nel luglio 2001.
Ripartire da quei giorni per difendere 25 compagni,
compagne, fratelli e sorelle, per non farli sentire
soli:rischiano di esser rovinati da richieste di condanne
gravi e tutte politiche, di pagare perchè 300 mila persone
sognavano un altro mondo possibile.
Ripartire da quei giorni per raccontare la violenza
torturatrice del potere nelle strade di Genova, alla Diaz, a
Bolzaneto: macelleria i cui responsabili sono stati
riabilitati e promossi in questi anni dai governi di
entrambi gli schieramenti.
PROMOSSI E RIABILITATI DAGLI STESSI CHE DOVREBBERO FARE LUCE
SU QUEI FATTI ISTITUENDO LA COMMISSIONE DI INCHIESTA.
La storia di quei giorni non la posson riscriver i tribunali
e nemmeno i palazzi del potere.
Ma non ci si può fermare qui e sopratutto non lo si può
fare dopo una mobilitazione come quella cui abbiamo
partecipato, che abbiamo costruito.
C'è un filo che lega i fatti di quei giorni al clima che
viviamo oggi: il delirio securitario gestito ad arte per
legittimare politiche repressive e incanalare paure e
pulsioni contro i migranti, un parlamento che da sinistra a
destra stanzia 30 milioni di euro per un altro vertice degli
8 saccheggiatori, le ruspe e le espulsioni targate PD, i
CPT, le politiche proibizioniste, gli abusi e gli omicidi di
polizia nelle strade e nelle carceri, il saccheggio delle
valli alpine e di Vicenza, le politiche di guerra chiamate
missioni di pace.
Il filo che lega queste politiche alle violenze del potere
di quei giorni è ciò che deve condurci a provare a
scrivere ed a FARE un'altra storia per i giorni che
verranno.
A Genova si è riaffacciato un movimento che non ha
compatibilità da rispettare se non la coerenza di
continuare a contrastare oggi ciò che contrastava 6 anni
fa, se non l'esigenza di tentare la trasformazione del mondo
che lo circonda a partire dalle contraddizioni dei nostri
quartieri e dei territori per arrivare alle grandi questioni
globali.
Perchè l'animo col quale saremo a Vicenza il 15 dicembre
è lo stesso col quale nel nostro quartiere promuoviamo
diritti e partecipazione imbattendoci nella stupidità di
una amministrazione miope o, peggio, volutamente promotrice
di intolleranza ed esclusione.
Da Genova riparte quella voglia di cambiare il mondo, di
difendere i beni comuni, di costruire la vera democrazia
assoluta contro muri, violenza e proibizioni del potere, per
ricostruire legami ed edificare una società altra con la
stessa passione, la stessa capacità critica e quelle
stesse pratiche che anche con la requisitoria dei PM Canepa
e Canciani si vorrebbero spaventare, terrorizzare ed
ammutolire.
Centro Sociale Zapata - Genova
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