[NuovoLab] Diaz, la rivincita del silenzio

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Aihe: [NuovoLab] Diaz, la rivincita del silenzio
Repubblica Genova

LE OMBRE DEL G8
Scena muta in aula dell´ex capo della Digos genovese, Spartaco Mortola.
Gli avvocati ripartono all´attacco
Diaz, la rivincita del silenzio
Dopo l´exploit di Fournier, gli imputati tornano a tacere
L´esultanza degli agenti nei vicoli, esaltati per il massacro appena
compiuto
Una testimone racconta "Ho visto rubare telefonini e portafogli ai ragazzi
picchiati"
MASSIMO CALANDRI
AVVALENDOSI della facoltà di non rispondere, Spartaco Mortola ha scelto di
fare scena muta in tribunale. O per dirla con le parole del suo avvocato,
ha deciso di non aggiungere una virgola in più a quanto dichiarato in
precedenza sulla sciagurata irruzione della polizia alla Diaz. Peccato. La
breccia aperta da Michelangelo Fournier, il numero 2 della Celere che ha
confessato d´aver visto nella scuola episodi da «macelleria messicana»,
pare essersi prontamente richiusa. Mortola all´epoca era il capo della
Digos genovese e in questa pagina nera del G8 ha senz´altro giocato un
ruolo da protagonista: ma non accetta il contraddittorio con l´accusa.
Altrettanto ha fatto Carlo Di Sarro, anche lui funzionario di polizia ed
imputato. Sostengono di aver già raccontato tutto nel corso dei precedenti
interrogatori davanti al pm. «Il mio cliente aveva parlato per venti ore,
rispondendo correttamente a contestazioni che - mi auguro in buona fede -
non potevano essere fatte. Contestazioni che contenevano errori e
contraddizioni evidenti», spiega Maurizio Mascia, avvocato di Mortola. Il
legale soprattutto si concentra su di un passaggio fondamentale,: le
telefonate che la notte dell´irruzione il capo della Digos fece all´allora
magistrato di turno, Francesco Pinto.
«In Procura gli inquirenti parlavano di un paio di chiamate e qualche
minuto di chiacchiere. In realtà le telefonate tra Mortola e Pinto furono
molte di più, tanto che nel giro di due ore restarono in contatto per
oltre 25 minuti. Il funzionario teneva regolarmente informato il
magistrato di quanto stava accadendo all´interno della scuola: e al
telefono gli disse chiaramente "Ci hanno provato", riferendosi alla
coltellata vibrata da un Black Bloc all´agente Nucera. Ma è un passaggio
misteriosamente sparito nella ricostruzione filmata elaborata dal Racis,
gli specialisti dei carabinieri di Parma: che hanno "ottimizzato" il video
girato quella notte, tagliando però questa scena». Alla polemica Mascia
aggiunge una memoria, consegnata al presidente del tribunale, Gabrio
Barone.
Sul fuoco delle polemiche getta ulteriore benzina Carlo Di Bugno, avvocato
di Giovanni Luperi che nel 2001 era vice-capo dell´Ucigos. Motiva la sua
richiesta di recuperare tutte le dichiarazioni dell´allora questore
Francesco Colucci - e inserirle nel fascicolo del processo - parlando di
«intimidazioni» dei pm. E facendo domande su di una inchiesta «parallela»
della Procura di Genova, con investigazioni e forse intercettazioni
telefoniche. «L´accusa sostiene che Colucci abbia detto il falso nel corso
dell´interrogatorio in aula del mese scorso. A questo punto, in nome della
trasparenza del procedimento, chiediamo che tutte le sue dichiarazioni
entrino nel processo». I pm Francesco Cardona Albini ed Enrico Zucca si
sono riservati di dare il loro parere nel corso della prossima udienza,
fissata per mercoledì 27 giugno. «Sarebbe strano che non fossero
d´accordo», insiste Di Bugno. «Ma forse ci sono alcune cose che non
sappiamo. Dall´atteggiamento che i pm hanno tenuto oggi in aula, suppongo
che per la nuova inchiesta su Colucci sia in corso un´attività
investigativa. La prima cosa che mi viene in mente sono le intercettazioni
telefoniche».
E´ importante segnalare anche che al termine dell´udienza sono stati
ascoltati due testimoni delle parti civili. Il primo, un residente del
centro storico, ha ricordato di essere svegliato in piena notte da un
gruppo di persone, presumibilmente poliziotti della «Celere», che
inneggiava al massacro appena perpetrato alla Diaz. Il secondo teste, una
donna, ha raccontato di aver visto dal suo terrazzo di casa la
"perquisizione" nella scuola: in particolare una ventina di poliziotti in
divisa con casco, anfibi, scudi e manganelli urlava eccitata, con accento
romano. Vide inoltre alcuni agenti mettersi in tasca telefonini cellulari
e portafogli trovati nei locali.

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Il racconto del leader della polizia in veste di testimone davanti ai
pubblici ministeri
"Dissi di collaborare con le indagini..."
i verbali
In parlamento "Adotteremo tutti i provvedimenti correttivi necessari"
Ecco alcuni passaggi del lungo interrogatorio cui venne sottoposto, in
veste di testimone, Gianni De Gennaro dai pm genovesi Enrico Zucca e
Francesco Cardona Albini, il 17 dicembre del 2002 a Roma presso locali
riservati messi a disposizione dalla procura della repubblica.
Sulla preparazione del servizio d´ordine del G8: «Non sono state date
indicazioni specifiche sulla necessità di operare un maggior numero di
arresti dalla giornata di sabato 21».
«Ricordo bene invece che raccomandai il giorno dopo misura, prudenza e
sobrietà nel dare notizia sull´evento (l´irruzione alla Diaz, ndr), l´ho
detto sicuramente al prefetto Andreassi e credo direttamente al dottor
Sgalla; non si poteva non dare comunicazione circa gli esiti della
perquisizione, ma raccomandai terzietà nel fornire tali elementi
all´opinione pubblica, non mi sembrava il caso di fare una conferenza
stampa».
Successivamente, sull´indagine interna affidata a tre superispettori:
«...diedi indicazione di fornire la massima collaborazione possibile agli
ispettori incaricati dell´indagine conoscitiva....non ho assunto nessuna
informazione ulteriore su tali eventi, anche perché qualsiasi diversa
iniziativa poteva comunque turbare l´inchiesta giudiziaria oltre ad essere
vietata normativamente».
In precedenza al comitato parlamentare di indagine conoscitiva nell´agosto
del 2001 De Gennaro spiegò che: «Al termine (dell´ispezione, ndr) non si
avrà alcuna reticenza a valutarne i risultati, a adottare i provvedimenti
correttivi necessari, anche di natura disciplinare, come non si è mancato
di fornire all´autorità giudiziaria ogni necessaria e convinta
collaborazione per il migliore e più spedito esito delle indagini».

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LE REAZIONI
Prodi annuncia la svolta in Parlamento. L´associazione magistrati: i
legali non parlino di torture
Caso De Gennaro, è bufera "Ma ora sia rinnovamento vero"
laura tartarini Scandaloso che se ne vada solo adesso. Guai, poi, se al
suo posto dovessero mettere un suo fedelissimo, uno di quelli
rappresentati dagli imputati al processo Diaz
MARCO PREVE
E´ strettamente legato al G8 di Genova il dibattito polemico scatenatosi
ieri dopo che il premier Romano Prodi ha annunciato che il capo della
polizia Gianni De Gennaro «sarà sostituito nel suo incarico al termine del
suo settimo anno di mandato. Ribadisco la completa e totale fiducia nei
confronti di De Gennaro, fiducia che gli ho personalmente riconosciuto
anche in recenti occasioni in cui le forze di Polizia hanno dimostrato
grandi capacità, compostezza e senso di responsabilità». Laura Tartarini
uno degli avvocati più impegnati nel Genoa Legal Forum, accoglie la
notizia con queste parole: «Trovo scandaloso che sia avvenuto solo ora. E
che nessuno gli abbia fino ad oggi chiesto di riferire seriamente su
quanto accaduto a Genova nel 2001. Ma adesso la preoccupazione è un´altra.
Che al suo posto non vada a sedere un suo fedelissimo, un membro di quella
cordata che ha i suoi rappresentanti seduti tra gli imputati del processo
Diaz. Vorremmo un rinnovamento vero. Vorremmo che non ci fosse più il capo
di una polizia le cui più alte gerarchie si avvalgono della facoltà di non
rispondere davanti ai giudici o che, come accaduto nel caso dell´ex
questore Colucci finiscono incriminati al termine della loro deposizione».
Diametralmente opposto il parere di Pierferdinando Casini leader dell´Udc:
«La sinistra radicale ha ottenuto il suo scopo, dopo aver dato vita ad una
campagna di discredito nei confronti della polizia e dei suoi alti
dirigenti, proponendo ancora una volta una commissione di inchiesta sul G8
e destabilizzando le istituzioni del Paese con continui ricatti ai vertici
dicendo che saranno rimossi. Si tratta di un ulteriore atto di arroganza
del governo».
Sui fatti del 2001 il presidente del Consiglio Romano Prodi, rispondendo
alla Camera all´interrogazione del socialista Roberto Villetti che
chiedeva l´istituzione della commissione parlamentare d´inchiesta, ha
detto: «Attendiamo che la giustizia prosegua serenamente nel suo lavoro».
E Se Pippo Fallica, Forza Italia, sul caso De Gennaro parla di «epurazione
da sistema sudamericano», il capogruppo del Prc al Senato, Giovanni Russo
Spena ribatte. «In un paese civile verrebbe considerato scandaloso che il
Capo della Polizia, sia rimasto imperturbato al suo posto dopo una vicenda
gravissima, che ha scandalizzato tutto il mondo, come quella di Genova nei
giorni del G8 e che ancora ci resti dopo la confessione del vicequestore
Fournier».
Sempre sui fatti del G8 e della Diaz in particolare anche la giunta ligure
dell´Anm, l´Associazione Magistrati, è intervenuta sulle dichiarazioni
dell´avvocato Silvio Romanelli che aveva provocatoriamente definito
"torture" gli interrogatori dei pm in aula: «Con riguardo alle gravi
dichiarazioni - è scritto nel comunicato - riportate da Repubblica del
difensore di alcuni degli imputati del processo per i fatti della scuola
Diaz, l´Anm stigmatizza le espressioni usate nei confronti dei
rappresentanti della Pubblica accusa: il termine "torture" è
inaccettabile. I tecnici del processo, a differenza dei cittadini comuni
hanno obblighi deontologici di continenza nel commentare i processi. Se un
difensore accusa il pm di praticare la tortura, un domani qualche imputato
potrebbe sentirsi legittimato a chiamare boia il giudice che pronuncia la
sentenza».



--
Carlo
Forum Verso La Sinistra Europea - Genova
http://versose.altervista.org/
Coordinamento Genovese contro l'Alta Velocità
http://notavgenova.altervista.org/

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