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Don Gallo lancia il suo allarme e parla perfino di rischio scisma tra cattolici
LO SCONTRO
"Non andrò più a San Lorenzo se c´è la scorta sull´altare"
NADIA CAMPINI
«VOGLIO bene al mio vescovo, tutta la mia condanna alle scritte e alle minacce, ma in cattedrale non entrerò più fino a quando ci saranno in chiesa gli agenti della scorta, quegli angeli custodi che servono solo ad alimentare un clima di scontro». Don Andrea Gallo, fondatore della comunità di San Benedetto, conferma la sua fama di prete scomodo e dà voce con le sue parole al sentimento che accomuna molti cattolici. «Questo clima è frutto della crociata messa in moto negli anni passati dal partito di Dio, fondato da Ruini - spiega don Gallo - è in atto uno scisma silenzioso, con sempre più cattolici che sentono lontano questo modo di imporre le posizioni della chiesa, mentre Dio insegna a favorire il dialogo».
I commenti di don Gallo prendono spunto dalle critiche mosse da Andrea Rivera dal palco del concerto del primo maggio alla chiesa e al Vaticano. «Tutto è partito con i toni da crociata messi in campo nel 2005 sul referendum sulla procreazione assistita - ricorda ora don Gallo - ricordo bene i consigli e gli inviti pressanti arrivati e soprattutto il trionfalismo dell´allora presidente della Cei per il risultato. Evidentemente la reazione ad una società che si scristianizza e si secolarizza è stato un atteggiamento di chiusura che ha portato a negare l´esistenza di valori morali anche al di fuori della società cristiana, sembra di tornare al vecchio detto sul mala extra ecclesia´, che giudica male tutto quello che c´è al di fuori della chiesa, senza rendersi conto che una buona fetta di mondo cattolico è il primo a non accettare e a sentire estraneo questo tipo di ragionamento». Ecco perché don Gallo lancia l´avvertimento sul rischio di uno scisma silenzioso, quello che vede contrapposti i cattolici interventisti e quelli no. E´ lo stesso clima che ha portato all´organizzazione del Family day in programma il 12 maggio a Roma e la contro-manifestazione che si terrà sempre il 12 maggio a Roma. «Non ci sarò perché non ce la faccio - dice don Gallo - ma ho dato la mia adesione alla contro-manifestazione perché ritengo che sia necessario smontare questo clima da contrapposizione. Ho visto il tono dei volantini che sono arrivati sul family-day, sono pieni di contraddizioni, io vivo in mezzo alla gente e con i problemi mi ci confronto tutti i giorni e penso che il cristianesimo debba proporre non imporre».
In quest´ottica don Gallo aveva apprezzato le prime uscite dell´arcivescovo, soprattutto quando monsignor Bagnasco invece di valori «non negoziabili» aveva preferito parlare di «valori non valicabili», una differenza sottile, ma sostanziale. Poi è successo il pasticcio delle parole interpretate in un certo modo, le scritte, le minacce, fino alla pallottola. «Non credo proprio che ci sia un rischio reale per l´incolumità dell´arcivescovo - dice ancora il fondatore della comunità San Benedetto - e sono il primo a condannare le scritte e le minacce. Riconosco nell´arcivescovo il capo della mia chiesa, della chiesa che amo, ma proprio per questo mi sento umiliato come cattolico a pensare che l´arcivescovo debba essere affiancato dalle guardie mentre celebra messa, proprio per questo non metterò piede in cattedrale fino a quando ci saranno le scorte. Piuttosto mettano degli agenti col rosario in mano, perché questo sarebbe lo spirito vero della chiesa, parlare, dialogare, stare in mezzo alla gente. «
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