----Messaggio originale----
Da: desimone_c@???
Data: 13-dic-
2006 8.20 PM
A: <info@???>
Ogg: interrogazione a risposta
immediata
(Iniziative volte a garantire un riconoscimento di
carattere pubblicistico delle coppie di fatto - n. 3-00481)
PRESIDENTE. L'onorevole De Simone ha facoltà di illustrare la sua
interrogazione n. 3-00481 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a
risposta immediata sezione 8).
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente,
ministro, il Governo si è impegnato - mi auguro mantenga questo impegno
- a presentare entro gennaio un progetto di legge sulle unioni civili
che tenga conto delle ultime sentenze della Corte costituzionale in
materia di riconoscimento di diritti alle coppie conviventi, come nel
caso di Adele Parrillo che abbiamo appena seguito.
Stiamo parlando di
2 milioni di persone e l'Italia è l'unico paese europeo a non avere una
legge che riconosca giuridicamente le coppie di fatto omosessuali ed
eterosessuali, sancendo pari dignità e diritti a tutti coloro che
scelgono di costruirsi una vita insieme, al di fuori del vincolo del
matrimonio.
Parliamo di diritti patrimoniali, reversibilità della
pensione, diritti fiscali, assistenza sanitaria: non si toglie niente a
nessuno, ma si aggiungono diritti a chi non ne ha. Su questo punto il
programma dell'Unione contiene un impegno a legiferare e vi è un
dibattito che ci preoccupa perché prevalgono ideologismi, come abbiamo
sentito anche oggi pomeriggio in quest'aula.
Apprendiamo dai giornali
che vi è un'idea di progetto di legge già pronta, quindi vogliamo
sapere - lo chiediamo a lei che ha la delega assieme al ministro
Pollastrini - come il Governo intenda regolamentare il riconoscimento
di carattere pubblicistico delle coppie di fatto omosessuali ed
eterosessuali.
PRESIDENTE. Il Ministro per le politiche per la
famiglia, onorevole Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI,
Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, vorrei
far sapere a chi ci ascolta da casa che, al contrario di ciò che ha
detto l'onorevole Volontè, non vi è stata nessuna decurtazione sul
fondo per la famiglia. Francamente usare questo momento, che dovrebbe
servire a spiegare, per fare confusione è abbastanza grave (Applausi
dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra
Europea, Italia dei Valori e Comunisti Italiani).
Detto questo,
accolgo volentieri quest'ulteriore interrogazione che ci consente di
approfondire meglio l'argomento.
Vorrei ribadire che il Governo si è
impegnato con un ordine del giorno che, al di là del regolamento del
Senato, vede l'impegno politico da parte dello stesso Presidente del
Consiglio. In ogni caso, vorrei anche ribadire che il Governo intende
presentare un disegno di legge che attuerà il punto del programma con
il quale si è presentato agli elettori.
L'Unione proporrà il
riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone
che fanno parte delle unioni di fatto. Al fine di definire natura e
qualità di un'unione di fatto non è dirimente il genere dei conviventi
né il loro orientamento sessuale. Va considerato, piuttosto, quale
criterio qualificante, il sistema di relazioni sentimentali,
assistenziali, di solidarietà, la loro stabilità e volontarietà.
Checché se ne dica questo punto del programma è molto chiaro e questo
mi consente di dire con molta franchezza all'onorevole De Simone, la
quale mi ha fatto una domanda precisa sul riconoscimento delle unioni
di fatto, che il nostro programma non parla di riconoscimento delle
unioni civili e delle coppie di fatto, ma del riconoscimento dei
diritti delle persone che fanno parte delle unioni civili.
Questa è
una situazione di fatto, che non potremo non accertare, dalla quale il
disegno di legge del Governo farà discendere diritti e prerogative
perché vi è, chiaramente, l'intenzione profonda di rispettare la nostra
Carta costituzionale che fa esplicito riferimento alla famiglia fondata
sul matrimonio, ma non prevede equiparazione esplicita ad altre forme.
Diverso è l'impegno a superare il fatto di far parte di una convivenza
di fatto, qualunque forma di discriminazione rispetto all'accesso anche
ai servizi.
Detto questo, è presto per dire quale sarà il contenuto
del nostro sforzo come Governo. È noto a tutti che siamo una compagine
governativa molto pluralista, dentro la quale vi sono tutte le
sensibilità presenti non solo nella maggioranza ma credo, dopo quello
che abbiamo ascoltato, anche da parte di alcuni esponenti
dell'opposizione in questo Parlamento. Il Governo farà un primo
tentativo di sintesi che intende offrire al Parlamento perché sia il
Parlamento, nella sua sovranità e nella capacità di incontro e di
dialogo con tutti i gruppi parlamentari, a realizzare per il paese una
legge rispettosa del pluralismo culturale del paese stesso.
PRESIDENTE. L'onorevole De Simone, alla quale ricordo che ha due minuti
a disposizione, ha facoltà di replicare.
TITTI DE SIMONE. Ministro,
noi apprezziamo il lavoro che lei ed il Governo state facendo perché il
Parlamento è indietro rispetto al paese, ma anche in modo ipocrita,
considerato che oggi il 25 per cento dei deputati usufruisce
dell'estensione di benefit al partner eterosessuale more uxorio. Questo
Parlamento, purtroppo, non parlerà di proposte di matrimonio gay né di
PACS, ma non si può nemmeno andare al di sotto della soglia della
decenza. Non si può fare una legge qualsiasi, magari risolvendola con
contratti privati. Non sarebbe né serio, né rispettoso.
Noi pensiamo
ci si debba far carico di un principio essenziale: il rispetto degli
articoli 2 e 3 della Costituzione che sanciscono l'uguaglianza dei
cittadini ed il riconoscimento delle diverse formazioni sociali. Queste
oggi sono le numerose unioni e famiglie che si affiancano a quella
tradizionale senza togliere niente a nessuno. Quindi, il Governo deve
occuparsi dell'equiparazione dei diritti e del riconoscimento pubblico
delle unioni omosessuali, perché solo questo carattere pubblicistico
sancisce il riconoscimento sociale ed un principio di non
discriminazione per coloro che non possono sposarsi. Infatti, nei
diritti delle persone c'è innanzitutto quello di essere considerati
cittadini a tutti gli effetti: stessi diritti, stessi doveri.
Al fondo
di questa discussione, se mi è consentito, c'è qualcosa di
insopportabile, ancorché velato, ovvero la presunzione di inferiorità,
di indegnità verso l'unione di due persone dello stesso sesso, fatto
largamente accettato nella società, ma che molti qui dentro vorrebbero
relegato ancora alla clandestinità ed a un diritto di serie inferiore,
anche con una dose di doppia morale. Se qualcuno ha questa idea, anche
dentro l'Unione - e mi riferisco ad alcune dichiarazioni in salsa
«teodem» - noi le consideriamo apertamente da contrastare. Va bene il
dialogo, ma senza cedere sul principio della laicità, dell'uguaglianza
e del rispetto della vita delle persone.
Vogliamo un confronto ampio,
aperto, che coinvolga innanzitutto i movimenti, chi è portatore di
quest'istanza di civiltà che crediamo debba mobilitarsi. Crediamo che
questo Governo debba ricucire la separatezza tra il paese reale e la
politica, costruire una sintonia. Se l'Unione non ascoltasse e voltasse
la testa dall'altra parte farebbe un errore che non potremmo
condividere per il bene di un paese che vogliamo più civile per tutti
(Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra
Europea e Comunisti Italiani e di deputati del gruppo L'Ulivo).