[Forumlucca] Fw: Ingrao: "Così si aiuta chi vuole la guerra"

Delete this message

Reply to this message
Autore: Alessio Ciacci
Data:  
To: forumlucca
Oggetto: [Forumlucca] Fw: Ingrao: "Così si aiuta chi vuole la guerra"
queste le valutazioni di Giuliano Ciampolini dei comitati di Pistoia
Alessio

----- Original Message -----
From: Giuliano Ciampolini
To: Undisclosed-Recipient:;
Sent: Tuesday, November 21, 2006 11:32 AM
Subject: Ingrao: "Così si aiuta chi vuole la guerra"


Carissimi/e, quanto abbiamo ascoltato in questi giorni (dai Tg e Gr) e quanto abbiamo letto sui più diffusi giornali italiani, a mio parere, è una conferma di quella classifica che colloca l'Italia oltre il 60° posto, nel diritto all'infomazione.

Sabato 18 novembre si sono svolte due manifestazioni:

- quella di Milano, con 50.000 persone, per una pace giusta in Medio Oriente, che garantisca i diritti del popolo palestinese (sulla base delle Risoluzioni dell'Onu) e la sicurezza e convivenza per tutti popoli di quell'area, compreso il popolo israeliano.
E' stata una bellissima manifestazione pacifista, con la presenza di tutto l'arcipelago nonviolento del movimento per la pace (l'Arci ha avuto un'ottima idea che ha caratterizzato l'immagine di tutta la manifestazione: ha diffuso migliaia di palloncini neri, con il simbolo della pace e la scritta SOS GAZA).

- quelle di Roma, con 5.000 persone, in solidarietà e per i diritti del popolo palestinese, a cui ha partecipato quell'area che affida la conquista di questi diritti più alla denuncia (dei crimini del governo israeliano e dell'indifferenza e complicità degli Usa e dell'Europa), che alla proposta e alla ripresa di trattative serie per la pace e, di conseguenza, continua ad illudersi che la conquista di questi diritti è affidata prevalentemente alle azioni di resistenza/reazione armata dei palestinesi; anche quest'area ha diverse articolazioni, compresa quella fanatizzata e violenta, composta da alcune centinaia di persone in tutta Italia, da qui partono gli slogan e le azioni di cui hanno parlato tutti i maggiori mass-media, oscurando - di fatto - l'informazione sull'oggetto vero di queste due manifestazioni, cioè i massacri ed i crimini quotidiani e la negazione di ogni diritto per il popolo palestinese (di cui è responsabile il governo israeliano, con la complicità ed il sostegno soprattutto del governo Usa).

Insomma, ancora una volta, le motivazioni di due manifestazioni, per responsabilità di poche centinaia di persone fanatizzate e violente e per scelta dei maggiori mass-media... vengono cancellate dall'informazione, annullando, o sminuendo - di fatto - gran parte il contributo dato dalle 50.000 persone che hanno partecipato alla manifestazione di Milano e anche della maggioranza di quelle che hanno partecipato alla manifestazione di Roma.

Per evitare il ripetersi di questo "copione", a mio parere non esistono soluzioni tipo "facciamo un servizio d'ordine".... anche perchè non esiste più una grande organizzazione come quelle del PCI che aveva capacità e autorevolezza per farlo.

Io non ho proposte convincenti per evitare il ripetersi di questo "copione": posso solo dire di essere contento di aver partecipato alla manifestazione di Milano e che, anche in futuro, parteciperò a manifestazioni dove - tra i soggetti promotori - non ci sono anche quelli che sicuramente faranno esibizioni come quelle di Roma...... anche perchè è davvero assurdo dedicare una giornata e spendere soldi per andare ad una manifestazione, sapendo che dopo - tramite i mass-media - verrà sicuramente utilizzata per non parlare delle motivazioni che l'hanno convocata, o addirittura per colpire il popolo a cui era destinata la solidarietà.

Giuliano.
Segue:
- "Equidistanza?": Jamal Zaqout, membro del Consiglio legislativo palestinese, non la pensa cosi.
- Ingrao: "Una vergogna per la sinistra, così si aiuta chi vuole la guerra".
- L'opinione di Mario Monforte sullo svolgimento della manifestazione di ROMA.
..............................
«Subito il cessate il fuoco e una conferenza di pace»
Appello agli stati europei: uscite dal silenzio
Jamal Zaqout, membro del Consiglio legislativo palestinese

L'escalation dell'aggressione militare israeliana al popolo palestinese ha raggiunto il suo apice con il massacro di Beit Hanoun che ha visto l'uccisione all'alba, nel sonno, di venti civili innocenti otto dei quali bambini e 5 donne, con più 50 persone ferite che versano in gravi condizioni.
Questo massacro è avvenuto dopo l'occupazione della stessa città durata alcuni giorni, durante i quali abbiamo contato altri sessanta morti e centinaia di feriti, la distruzione delle strutture e delle infrastrutture, dei collegamenti dell'acqua e della corrente elettrica, delle fognature e di decine di case; ettari di terra coltivati sono stati completamente rovinati considerando che Beit Hanoun è una delle più importanti realtà agricole palestinesi. I danni stimati ammontano a più di 50 milioni di dollari.

Tutto ciò avviene all'interno di una vasta operazione militare, martellante e continua nella striscia di Gaza, per cui il primo ministro israeliano Holmert vanta l'uccisione di più di 300 palestinesi, centinaia di feriti e decine di arresti oltre alla distruzione, l'isolamento e l'accerchiamento della striscia con l'interruzione di ogni tipo di aiuto: economico, umanitario e finanziario.

Questa politica sanguinaria conferma ancora una volta la volontà di Israele di chiudere qualsiasi prospettiva negoziale, sostanziata dall'uccisione di Rabin in poi, dalla pervicacia nel far fallire la trattativa di Camp David e la sepoltura dell'intero processo di pace. Malgrado le dichiarazioni dei suoi dirigenti circa l'impossibilità di una soluzione militare ed unilaterale del conflitto, Israele cerca di imporre con la forza il fatto compiuto e non ha mai abbandonato le soluzioni militari e violente.

Israele ha sistematicamente cercato di distruggere il partner palestinese per poi negarne l'esistenza e per questo ha isolato il presidente Arafat nella Muqata a Ramallah per oltre tre anni fino alla sua morte e non ha mai dimostrato nessuna disponibilità reale verso il suo successore, il presidente Abu Mazen malgrado i reiterati riconoscimenti per la sua personale onestà. Israele ha scientificamente perseguito l'obbiettivo di spingere la società civile palestinese verso la disillusione, la perdita di fiducia nel processo di pace e nella serietà stessa delle intenzioni israeliane nel volere una soluzione giusta, che mettesse fine all'occupazione e che potesse portare alla realizzazione dei due stati - Palestina e Israele - nei confini del 4 giugno del 1967; Israele ha fomentato e alimentato giorno dopo giorno l'irrigidimento e l'estremismo nella nostra gente.

Questo processo, che ha portato alla vittoria di Hamas come maggioranza parlamentare, viene usato oggi per sostenere l'assenza di un partner palestinese con cui trattare, ignorando così l'Olp e il presidente Abu Mazen eletto e delegato dal popolo su un programma politico chiaro per arrivare ad una soluzione politica. Stati Uniti e Israele hanno fatto fallire gli accordi di Oslo e se ne devono assumere la totale responsabilità. Gli Usa in particolare hanno continuato a "gestire" la crisi senza però cercare seriamente alcuna soluzione realistica e praticabile e, nonostante l'introduzione della cosiddetta Road Map adottata dal Consiglio di sicurezza Onu con la risoluzione 1551, non si sono mai impegnati veramente nella sua realizzazione e per farla rispettare ma hanno accondisceso a tutte le riserve israeliane, ignorando nel contempo il piano arabo di pace proposto dal summit di Beirut del 2002. Hanno lasciato mano libera ad Israele scambiando coscientemente il diritto alla difesa con l'aggressione militare senza mai preoccuparsi del diritto alla tutela e alla protezione per la popolazione palestinese.

Sì, la comunità internazionale ha fallito nel garantire la protezione del popolo palestinese, lasciandolo solo nei giorni dello sconforto, dei lutti, e della perdita della speranza a contare i suoi martiri ogni giorno, a denunciare l'aumento della povertà, della disoccupazione, la distruzione delle infrastrutture e della sua economia. L'Unione Europea come parte del quartetto, garante del processo negoziale, ha fallito a sua volta nel giocare un ruolo decisivo per la pace in Medio Oriente malgrado i suoi vitali e diretti interessi nella regione. Si è limitata a pagare ogni anno la fattura monetaria della politica americana e non si è mossa nei confronti di Israele neppure a seguito della distruzione di infrastrutture come l'aeroporto, il porto, le strade, le istituzioni civili e di sicurezza, scuole, ospedali, finanziate dal contributo europeo.

Malgrado le continue e palesi violazioni dei diritti umani e della 4° Convenzione di Ginevra, i governi dell'Unione Europea continuano a mantenere vivo l'accordo di partnerariato economico israelo/europeo nonostante l'obbligo del rispetto dei diritti umani e della legalità internazionale fossero le condizioni preliminari da salvaguardare.

Questa politica allineata da parte degli Usa e la debolezza dell'Unione Europea ha incoraggiato Israele nel continuare ad uccidere il futuro della pace e permesso l'imposizione con il fatto compiuto di nuovi confini attraverso al costruzione del muro, l'isolamento e l'ebraicizzazione di Gerusalemme oltre che la cantonizzazione del territorio della Cisgiordania, per impedire la nascita di uno Stato palestinese nei confini del '67, condizione obbligata per qualsiasi soluzione politica.

Questo silenzio della Comunità internazionale ha avuto successo invece nell'emarginare le forze pacifiste e democratiche israeliane consentendo la deriva militarista e xenofoba della classe dirigente che non ha avuto alcuna difficoltà nell'accogliere un razzista come il sig. Liebermann nel governo.

Per questo continuiamo a ripetere che la soluzione della questione palestinese sia elemento vitale anche per Israele, per sconfiggere il cancro dell'occupazione e della colonizzazione, che fa diminuire le opportunità per una pace giusta basata sul diritto e legalità internazionale e nel rispetto del diritto dei popoli all'autodeterminazione.

Il fallimento della comunità internazionale non deve significare l'abbandono della speranza e della lotta quotidiana in nome della legalità internazionale o arretrare nella convinzione del cambiamento, specialmente se continuiamo a costruire e a rafforzare i rapporti di solidarietà e di condivisione con le società civili degli altri paesi, a cominciare da quelli europei con quali vantiamo una storia lunga di amicizia.

Confidiamo in voi, infatti, in questo momento cruciale, affinché possiate spingere i vostri governi ad avere coraggio nel giocare un ruolo più incisivo ed imparziale nella ricerca di una soluzione pacifica del conflitto. Le forze della pace in Palestina e nel mondo, in Europa, devono costruire una strategia basata sulle lezioni di questo conflitto e sull'esperienza drammatica della politica americana nella regione fatta di aggressioni e propagandata come guerra al terrorismo, per promuovere al contrario il riconoscimento del diritto all'autodeterminazione dei popoli a cominciare da quello palestinese, per porre fine alle occupazioni e per la realizzazione di uno Stato democratico a fianco di quello israeliano.

L'Unione Europea, alla luce del fallimento americano e in collaborazione con gli altri partner del quartetto, ha il dovere di proporre un processo negoziale concreto convocando tutte le parti del conflitto in una Conferenza di Pace garantita internazionalmente in grado di imporre le tappe temporali che segnino la fine dell'occupazione - compresa quella di Gerusalemme - secondo i dettami delle risoluzioni internazionali e una soluzione giusta per i profughi in base alla risoluzione 194. Nel frattempo è urgente l'affermazione di un cessate il fuoco rispettato e l'attivazione di un sistema di protezione per il popolo palestinese al fine di permettere la "cura" della nostra società, la ricostruzione delle nostre istituzioni e della nostra economia.

Così facendo e solo così si potrà pensare di costruire una pace stabile e un futuro per l'intero Medio Oriente. Sappiamo che un vasto arco di forze ha manifestato ieri a Milano su una piattaforma che contiene tutti gli elementi necessari per invertire la rotta. Ne abbiamo un grande bisogno, abbiamo bisogno di una nuova iniziativa politica che cambi le cose.
.................................................................................................
"Quei giovani hanno idee simili alle mie, ma il loro è un errore politico"
Ingrao: "Una vergogna per la sinistra, così si aiuta chi vuole la guerra"
"Nessuno può augurarsi che ci siano nuove Nassiriya. Bisogna insegnare a questi ragazzi la ricerca della pace"
Intervista di GIOVANNA CASADIO (La Repubblica)
ROMA - "Nessuno può augurarsi che ci siano nuove Nassiriya, respingo quello slogan sciagurato con rabbia". Pietro Ingrao alza il tono della voce sulla parola "rabbia". A novantadue anni il leader della sinistra italiana (ex Pci, ora iscritto a Rifondazione) ha la voce un po' più fragile ma i concetti restano affilati. Li scandisce in un ragionamento sulla pace e sulla guerra, sui "giovani, quei giovani che hanno manifestato in piazza e che hanno magari tante convinzioni non dico uguali, ma simili alle mie, eppure sbagliano e bisogna spiegargli perché".

Per lei, Ingrao sono dei provocatori politici questi ragazzi che hanno scandito slogan invocando mille Nassiriya e bruciato i manichini-soldato avvolti nelle bandiere americana, israeliana, italiana?

"Non ho elementi per dire che sono provocatori, non userei questa definizione. Sono persone, sia pure di sinistra, che seguono posizioni e compiono atti completamenti sbagliati".

Lei esorta alla non-violenza?

"Considero gli atti che sono stati compiuti e le parole pronunciate da una parte del corteo di Roma, con quegli slogan vergognosi su "10,100, 1000 Nassiriya" come un profondo errore politico che può solo alimentare la continuazione della guerra in quelle terre e questo per me è il disastro fondamentale. Bisognerebbe insegnare".

Cosa, presidente Ingrao occorre insegnargli?

"Insegnare la ricerca e la conquista della pace. Quindi non solo l'insegnamento della non violenza, ma anche dell'azione e dell'iniziativa dei popoli e dei governanti per il ripudio della guerra. Voglio parlare del ripudio della guerra. Queste del resto non sono solo parole, convinzioni soggettive, ma vale il richiamo alla Costituzione della Repubblica. La nostra Costituzione all'articolo 11 legittima solo la guerra di difesa. La guerra che viene combattuta in Iraq in questo momento non è di difesa ma di aggressione".

Questo lo dicono anche coloro che hanno pronunciato gli slogan e bruciato le bandiere.
"Ma proprio così aiutano le forze che hanno promosso la guerra in Iraq e portano ancora avanti la guerra di aggressione. I loro atti si ritorcono contro qualsiasi intenzione o desiderio pacifista".

I cortei pro Palestina rischiano di diventare anti israeliani?
"No, i cortei pro Palestina non possono essere contro Israele. Conosco tanti e tanti che agiscono, lottano e scendono in piazza per tutelare e sostenere i diritti del popolo palestinese che indubbiamente sono stati colpiti e violati. Rispondere alle violazioni, agli attacchi però con le proposte di guerra preventiva che vengono da Bush è la linea profondamente sbagliata. Non solo perché la Costituzione del mio paese parla in un altro modo. È sbagliata anche nel concreto degli eventi che si stanno sviluppando. Torno all'Iraq perché è una situazione esemplare: l'Iraq è nel caos e lo stesso Bush che ha aperto il fuoco oggi è palesemente in una impasse tant'è che è stato espulso Rumsfeld principale sostenitore dell'iniziativa e nelle file del presidente americano sorgono dubbi su come andare avanti nel pantano iracheno".

E di questa impasse Usa, la pace deve approfittare?
"Bisogna ora più che mai lavorare per la pace e quindi è stupido oltre che sbagliato andare in piazza e invocare chissà quante altre Nassiriya. Non di quel sangue abbiamo bisogno ma di una linea completamente diversa della politica internazionale".

Medioriente, quante ragioni hanno i palestinesi e quante gli israeliani?


"Non accetto questa domanda quantitativa, è errata. La strada giusta è quella di due popoli due Stati e, prima di tutto, di spegnere ogni focolaio di guerra. Guardi, io non mi stanco di affermare che noi italiani dobbiamo avere sempre presente il dettato della Costituzione, l'articolo 11 che legittima la guerra di difesa, e non poteva, non può e non potrà accettare guerre preventive. Io so bene quante cose sbagliate e sciagurate siano state compiute dagli ex capi dell'Iraq, tuttavia non si doveva ricorrere alla guerra preventiva. Mi trova ripetitivo? Io vorrei che alla Camera e al Senato di fronte a tante vicende terribili e ad altrettante che se ne minacciano, qualcuno si alzasse in aula e dicesse: ecco, qui c'è la Costituzione. Questi ragazzi in piazza che non sono di destra, che non sono guerrafondai, hanno sbagliato e gravemente sulla guerra e sulla pace, su qualcosa che riguarda la sorte del paese".
(19 novembre 2006)
.................................
----- Original Message -----
From: Mario Monforte
To: Undisclosed-Recipient:;
Sent: Monday, November 20, 2006 2:27 PM
Subject: Comunicato sul 18 novembre


SULLA MANIFESTAZIONE A ROMA DEL 18 NOVEMBRE



Se qualcuno avesse voluto far fallire un'importante manifestazione e dare l'opportunità al regime mass-mediale in atto di far passare i sostenitori della causa palestinese come orridi affiliati al fondamentalismo terrorista islamico, ai tetri buffoni della destra italica - primi responsabili dei morti italiani in Iraq, avendo voluto partecipare all'occupazione militare Usa del paese - di dar fiato alle trombe stonate della piú fascista retorica patriottarda, al centrosinistra di allinearsi goffamente su tali temi - ebbene non avrebbe potuto far di meglio di quanto è stato fatto durante e a conclusione della manifestazione romana del 18 novembre.

Slogani bolsi - ripresi dal tempo del Vietnam -, assurdi - perché è insensato gridare «una dieci, cento .» etc., in quanto stragi del genere sono quotidiane in Iraq -, sbagliati - perché non qualificano l'azione che dobbiamo condurre in Italia, anzi la fanno facilmente squalificare di fronte alla pur manipolata «opinione pubblica», e bloccano qualsiasi dibattito chiarificatore -, uniti a palloccolose imitazioni di quanto si fa altrove e in altri contesti - fantocci dati alle fiamme, etc. -, erano proprio quello che ci voleva, per offrire un bel sostegno a tutto lo schieramento politico italiano, ivi compreso chi ha indetto la contemporanea ambigua manifestazione a Milano.

C'è da chiedersi fino a che punto possa arrivare l'idiozia: questa risulta davvero tanta. Anche troppa. Perciò, è inevitabile la seguente domanda: si tratta davvero solo di idiozia? Perché infiltrati e agenti provocatori non avrebbero potuto conseguire un risultato, per loro, piú soddisfacente.

Comunque sia - pur supponendo, e fondatamente, un bel mix di cerebrolesi, infiltrati, provocatori - dichiariamo forte e chiaro che non vogliamo nemmeno sentire le solite chiacchiere sui "compagni che sbagliano", che non c'è assolutamente niente da discutere, e che non si tratta per niente di "questioni interne alla sinistra": abbiamo di fronte un "insieme" che non hanno nulla a che fare con la sinistra - e, per quanto ci riguarda, non permetteremo a questa gente di merda (senza offesa per la merda, realtà naturale, che serve per le coltivazioni biologiche) di riuscire a coinvolgerci una seconda volta nel contesto della loro opera di distruzione.

Quindi, comunichiamo la nostra conseguente presa di posizione:

1.      se fra le forze che promuovono le iniziative e manifestazioni a sostegno della causa palestinese c'è una maggioranza che favorisce la gente di merda indicata, o comunque ne permette la presenza, o comunque la tollera - noi non vi parteciperemo piú.


2.      Se fra le forze che promuovono le iniziative e manifestazioni a sostegno della causa palestinese c'è una minoranza che favorisce la gente di merda indicata, o comunque ne permette la presenza, o comunque la tollera - noi pretendiamo che venga allontanata, da subito e sempre.


3.      Se fra le forze che promuovono le iniziative e manifestazioni a sostegno della causa palestinese c'è qualcuno che favorisce la gente di merda indicata, o comunque ne permette la presenza, o comunque la tollera - noi pretendiamo che venga buttato fuori, da subito e sempre.


4.      Riguardo a prossime iniziative e manifestazioni, a cui parteciperemo se si attuano la chiarificazione e la ripulitura indicate, richiediamo che si organizzi un preciso e deciso servizio d'ordine - che proceda a impedire l'opera di questa gente di merda, con tutti i mezzi possibili.




Saluti a tutti,

per l'Area della Sinistra toscana,

Mario Monforte

----------------------------------------------------------------------------------------------
Questo messaggio non può essere considerato SPAM
poiché include la possibilità di essere rimosso da ulteriori invii di posta elettronica.
Qualora non intendesse ricevere ulteriori comunicazioni la prego di rispondere
(cliccando su RISPONDI e INVIA) e mettendo come Oggetto: CANCELLA
e farò subito la cancellazione dal mio indirizzario di posta elettronica, scusandomi per il disturbo.