[Cm-roma] La California contro le auto chiede i danni dell'e…

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Autore: oltre
Data:  
To: Critical Mass Roma
Oggetto: [Cm-roma] La California contro le auto chiede i danni dell'effetto serra
La California contro le auto chiede i danni dell'effetto serra.
Inquinamento, da Ford a Gm lo stato fa causa ai big dei motori.

DAL NOSTRO INVIATO VITTORIO ZUCCONI.

WASHINGTON - Non c'è più posto per le automobili nell'Hotel California,
stanco di respirare veleni e succhiare tubi di scappamento. La lunga
intensa, feroce love story fra i californiani e le macchine precipita, come
nei film per signore tradite sfornati proprio qui a tonnellate, verso un
divorzio, finanziariamente devastante come tutti i divorzi.

Nello stato dove il governatore stesso, il leggendario Terminator
Schwarzenegger possiede una flotta di super fuori strada Hummer, la versione
civile di quelle disgraziate jeep militari che esplodono ogni giorno sulle
strade dell'Iraq, l'imminenza delle elezioni ha provocato la prima causa per
«danni ambientali» Intentata dal governo contro i costruttori di auto sia
americani che giapponesi. E la prospettiva di cifre di risarcimenti
inimmaginabilil, capaci di far apparire i 300 miliardi di dollari inflitti
ai produttori di sigarette (ma mai pagati) come una tosse passeggera.

La California che ha creato la modernità e ha inventato a Hollywood il
«sogno Americano», ha asfaltato i propri deserti e le proprie coste, ha
creato le ribellioni studentesche e ambientali a sinistra e le rivolte
antifiscali a destra e oggi rinnega ciò che l'ha fatta: the car,
l'automobile. Soffocata nella conca di Los Angeles dai 46 milioni di
marmitte che vomitano polveri e ozono nell'aria bloccata dalle inversioni
termiche esiste, cinturata dagli spaghetti bowl dalle scodelle di
sovrappassi, sottopassi, svincoli che annodano le sue superstrade senza
dipanare mai il traffico, la terra dellesuperhighway trasformate in
parcheggi lunghi centinaia di chilometri vuole almeno fingere di ribellarsi.

Il procuratore generale dello stato, che è una carica elettiva e quindi
esposta a ogni tentazione demagogica, Bill Lockyer, ha presentatro querela
per danni ambientali contro Ford, Daimler-Chrysler, General Motors, Toyota,
Nissan e Honda con l'accusa di avere asfissiato i 37 milioni di persone che
vivono in California, più gli altri milioni che vivono nella clandestinità,
non censiti.

«Se questa querela arrivasse mai a una condanna e a una pena finanziaria, le
case automobilistiche potrebbero tranquillamente chiudere e mettersi a
produrre temperamatite» è il commento del capo economista del «Centro
Ricerche sull'Automobile» del Michigan, un istituto finanziato dai
costruttori di macchine.

ll vento delle elezioni imminenti, dal quale anche il Terminator austriaco
rischia di essere terminato dopo l'elezione trionfale, ha ispirato sia la
nuova legge voluta proprio dal governatore contro l'opinione del proprio
partito per ridurre di un quarto gli scarichi delle auto entro il 2009, sia
questa improbabile ma sensazionale mossa legale del procuratore Lockyer. La
California, che da sola supera l'emissioni inquinanti degli altri stati
americani e sarebbe la settima nazione al mondo per la quantità di gas
riversati nell'atmosfera, è anche lo stato nel quale, comprensibilmente, le
sensibilità ecologiche sono più acute.

Tra la bellezza sensazionale dei suoi deserti, delle sue coste e delle sue
foreste, e l'orrore soffocante della conca di Los Angeles quando i venti
imprigionano l'aria calda tra il Pacifico e la Sierra, stanno le automobili,
le grandi nemiche da sconfiggere. l nuovi modelli ibridi, con motori
combinati elettrici e a scoppio, hanno venduto qui più che in tutti gli
altri 49 stati americani insieme, anche grazie agli sconti fiscali fino a 3
mila dollari offerti ai 70 mila acquirenti, nel 2005, della popolarissima
«Toyota Prius».

Proprio come nelle love stories finite male, tuttavia, anche il rapporto fra
i californiani e le automobili è assai più complesso del semplicismo
elettorale dei cacciatori di voto.

La California non può più vivere con le sue troppe automobili, ma non può
neppurevivere senzadi esse. I trasporti pubblici nella grande Los Angeles,
regione ormai estesa ben oltre le dimensioni di una Lombardia o di un Lazio,
sono a tutti i fini pratici, inesistenti. Soltanto nella diligente ed
ecologicamente per benino San Francisco funziona una metropolitana degna di
questo nome. Il commuting, il pendolarismo quotidiano fra la casa e il
lavoro richiede in media il doppio del tempo di qualunque altra regione
Americana, un'ora e mezza al giorno bloccati nei leggendari ingorghi che
neppure la frenetica costruzione di nuove «grandi opere» ha mai alleviato,
secondo ilclassico paradosso del traffico: più autostrade si costruiscono,
più saranno ingorgate. E quei 50 milioni di vetture che si avvinghiano l'una
con l'altra nelle ore di punta, portando all'esasperazione automobilisti che
a volte sparano senza ragione, come accadde qualche anno addietro sulla
infernale San Diego Freeway vedono accanto alle Bentley, alle Porsche, alla,
alle Ferrari e alle Bmw dei divi, la collezione di catorci fetidi passati di
mano in mano fino agli ultimi arrivati dalla frontiera del Messico.

Colpire le case produttrici, che già devono sottoporsi alle regole
ambientali della California, le più severe del mondo, sembra la maniera più
efficace di tappare alle fonte l'inquinamento atmosferico, nel sogno di
riportare questa terra agli anni nei quali la valle era una di-stesa di
agrumeti, appunto nella Orange Valley, prima che la Guerra portasse qui i
grandi produttori di aereoplani, attratti dal clima arido. Nessuno, tranne i
repubblicani più duri e puri, angeli custodi del business e dell'industria,
osa mettersi contro la corrente salutista ed ecologista di uno stato dove
già è un reato fumare in un'auto dove viaggi un bambino al di sotto dei 12
anni. Si è adeguato Schwarzy, repubblicano anomalo, pro abortista, pro
ricerca sugli embrioni, oggi sceso in Guerra contro quell'effetto serra che
il leader del suo stesso partito, Bush, e i mandarini della destra
considerano ancora come un mito da dimostrare, per non offendere i propri
benefattori elettorali. E gli è corso dietro il procuratore generale dello
stato, con la sua causa per danni contro le sei sorelle del motore a
scoppio, sognando, se non la California di ieri ormai sepolta, al-meno una
vittoria elettorale nella California di domani.

Vincerele elezioni, anche andando a piedi.

Tratto da "la Repubblica" di venerdì 22 Settembre 2006, pag. 21 (Storie
d'America).

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