[NuovoLab] cambio al vertice dei militari..

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Autore: Edoardo Magnone
Data:  
To: forumgenova
CC: scienzaepace
Oggetto: [NuovoLab] cambio al vertice dei militari..

Leggendo tra le righe sembra di capire che da ora in poi il vertice militare
dell’Organo di Comando e Controllo Militare in Libano sarà + "mansueto"..

http://www.paginedidifesa.it/2006/mini_060920.html




Nella questione di Castagnetti c’è qualcosa di più del cosiddetto ‘siluramento’.
Ed è perfino lecito chiedersi chi e che cosa sia stato veramente silurato.
Sull’onda delle rimostranze di Kofi Annan per l’intervista rilasciata dal
generale Castagnetti al Corriere della Sera la nostra Difesa si è affrettata a
‘proporre’ altri candidati. La designazione ufficiale di Castagnetti alla guida
della cellulla strategica ‘presso l’Onu’ (non ‘dell’Onu’) era stata annunciata
parecchi giorni dopo l’intervista ed era apparsa come la conferma che il
ministro Parisi, oltre alla competenza, riteneva che la chiarezza d’idee e la
franchezza fossero doti necessarie al delicato incarico.
Evidentemente il ministro non si rendeva conto che queste doti non sono
apprezzate all’Onu dove le critiche non servono a far riflettere ma a scatenare
risentimenti. Lo dovevano però sapere i suoi consiglieri, a partire dal capo di
stato maggiore della Difesa, i quali avevano due alternative: suggerire al
ministro di non candidare Castagnetti o candidarlo ugualmente e difenderlo fino
alla morte. Era evidente che una terza alternativa, quella di candidarlo e poi
soccombere, sarebbe stata un disastro non solo e non tanto per Castagnetti,
quanto per il governo e per l’Italia.

Come sempre accade, la ‘cattedra’ ha scelto l’opzione più infelice: quella da
scartare. Ma non si è accontentata di questo: l’ha ‘migliorata’ inventandosi la
storia delle ‘procedure’ delle designazioni che solo Kofi Annan può fare. Si è
perciò aggiunto un ulteriore scorno: ufficialmente Castagnetti non è stato
‘silurato’ da Annan, che viste le circostanze potrebbe essere un titolo di
merito, ma lo si è fatto ‘perdere’ nella competizione con due altri colleghi.
Per giunta, il ministro Parisi e i suoi consiglieri si sono dichiarati “molto
soddisfatti” della scelta di Kofi Annan.

Nel più meschino gioco del fair play diplomatico e politico non c’è stato un
accenno di resistenza e non c’è stata neppure una posizione ufficiale salvo
quella della ‘soddisfazione’. Per uscire con onore dall’impasse auto-provocato
sarebbe bastata una precisazione di questo genere: “Il governo prende atto
della preclusione personale (perché solo di questo si tratta e non di
competenze professionali) del segretario generale nei riguardi del generale
designato e ne ritira la candidatura. Il governo rinnova al generale
Castagnetti la sua piena fiducia e gli chiede scusa per l’imbarazzo nel quale
lo ha inopinatamente posto”.

Ma la exit strategy non è mai stata il punto forte della nostra Difesa così come
la gestione delle conseguenze è una scienza sconosciuta in via XX Settembre.
Tuttavia il veto di Annan non è una semplice preclusione nei riguardi di un
candidato, ma è una deliberata insolenza dell’Onu, del Dpko e di Kofi Annan nei
confronti dei massimi dirigenti politici e militari italiani. Castagnetti non
era ‘un candidato’ e meno che mai avrebbe dovuto passare per ‘uno dei
candidati’. Non si spende il vertice del comando interforze in un momento in
cui sono da gestire nuove fasi operative in Afghanistan, il ritiro dall’Iraq e
lo spiegamento in Libano soltanto per fare i giochetti diplomatici. Castagnetti
era ‘destinato’ a quella posizione e ad essa era stato ‘comandato’