[Lecce-sf] INOLTRA: Sulla Marcia Pace Assisi: Don Vitaliano …

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Autore: Antonella Mangia
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To: lecce social forum, CSSF, gsf puglia
Oggetto: [Lecce-sf] INOLTRA: Sulla Marcia Pace Assisi: Don Vitaliano della Sala

    dopo quella di ieri, l’ideatore della marcia per la pace si starà rivoltando nella tomba!
http://www.donvitaliano.it/?p=234#more-234


Aldo Capitini (Perugia, 23 dicembre 1899 - 19 ottobre 1968) fu un intellettuale, un pacifista, un antifascista, sicuramente uno tra i primi in Italia a cogliere e a teorizzare il pensiero gandhiano. Nato in una famiglia modesta, si dedicò dapprima agli studi tecnici per necessità economiche e, in seguito, a quelli letterari come autodidatta. Lesse D’Annunzio, Marinetti, Boine, Slataper, Jahier, Ibsen, Leopardi, Manzoni, la Bibbia, Gobetti, Michelstaedter, Kant, Kierkegaard, profondamente influenzato dal Vangelo, San Francesco, Mazzini, Tolstoj e Gandhi. Nel 1924 vinse una borsa di studio presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, nel curriculum universitario di Lettere e Filosofia.
Nel 1930 fu nominato segretario della Normale, ma nel 1932 fu costretto da Giovanni Gentile ad abbandonare il suo posto in seguito al rifiuto della tessera del Partito Nazionale Fascista. L’anno successivo fece ritorno a Perugia.
Nel periodo di tempo tra il 1932 e il 1934 Capitini compì numerosi viaggi a Roma, Firenze, Bologna, Torino e Milano per incontrare numerosi amici antifascisti e intessere in questo modo una fitta rete di contatti.
Nel 1942 fu arrestato in una retata della polizia del regime. Durante il soggiorno in carcere il movimento antifascista decise di costituirsi in partito (Partito d’Azione). Tale scelta fu deprecata da Capitini, che contestava sia i metodi di resistenza armata, sia gli intenti a cui i partiti sono votati: la conquista del potere. Tale fine era contrario all’impegno di educazione delle moltitudini che Capitini intendeva perseguire.
Nel 1944 fu costretto a nascondersi nella campagna umbra per non essere deportato in un lager nazista.
Nel secondo dopoguerra organizzò a Perugia i COS (Centri di Orientamento Sociale), con i quali cercò di attuare la sua idea di democrazia dal basso e di potere di tutti (idea che divenne centrale nell’ultima fase della sua riflessione). I COS erano assemblee popolari nelle quali i cittadini discutevano di problemi amministrativi e politici. Si diffusero in altre città del centro-sud, ma non durarono molto, anche per l’ostilità dei partiti. Creò inoltre i COR (Centri di Orientamento Religioso) ed il Movimento di Religione, in collaborazione con Ferdinando Tartaglia, singolare figura di sacerdote scomunicato ed audace teologo, il cui pensiero ha significativi punti di contatto con quello di Capitini.
Nel 1952 contribuisce con le sue idee ed aspirazioni alla nascita dell’Associazione Vegetariana Italiana.
Il 24 settembre 1961 fu il promatore e l’organizzatore della prima marcia Perugia-Assisi, la marcia per la Pace e la fratellanza dei popoli. Dice di aver proposto la marcia perché è un “accomunamento dal basso” , è “un’estrinsecazione fisica disciplinando il corpo ad una idea che si serve pensando a tutti” e permette di ristabilire un contatto con la terra. “L’espressione «dal basso» vuol dire esattamente di muovere dai singoli esseri, nella loro esistenza e molteplicità”. Così scrive nella sua autobiografia: “Nel campo della nonviolenza, dal 1944 ad oggi, posso dire di aver fatto più di ogni altro in Italia. Ho approfondito in più libri gli aspetti teorici, ho organizzato convegni e conversazioni quasi ininterrottamente, ho lavorato per l’obiezione di coscienza, ho promosso, attraverso il Centro di Perugia per la nonviolenza, convegni Oriente-Occidente, la Società vegetariana italiana, la Marcia della pace da Perugia ad Assisi del 24 settembre 1961, e poi il Movimento
nonviolento per la pace e il periodico Azione nonviolenta che dirigo. Della Consulta italiana per la pace, una federazione di organizzazioni italiane per la pace sorta dopo la Marcia di Assisi, sono ancora presidente.
Sono, insomma, riuscito a far dare ampia cittadinanza, nel largo interesse per la pace, alla tematica nonviolenta. Come teoria e come proposte di lavoro, la nonviolenza in Italia ha una certa maturità. E qui, come dicevo, ho avuto più occasioni d’incontro che con la pura e semplice religione. In fondo, quando sono andato due volte a Barbiana, a parlare con Don Lorenzo Milani e la sua scuola, la discussione e l’esposizione non è stata altro che sulla nonviolenza, per la quale egli mi disse di convenire con me”.
Aldo Capitini aveva l’abitudine di definirsi un ‘religioso laico’. Egli accomunava la religione alla morale in quanto essa critica la realtà e la spinge al cambiamento in positivo. Quella di Capitini era un’opposizione religiosa al fascismo. Il sentimento religioso, inoltre, nasce nei momenti di difficoltà e sofferenza, in particolare nel rapporto individuale con la morte.
L’idea di laicità nasceva dal distacco di Capitini dalla chiesa cattolica, complice del regime: egli sosteneva che col concordato del 1929 la Chiesa avesse legittimato il potere di Mussolini dimenticando le violenze squadriste e, in tal modo, lo sostenesse garantendo la sua moralità di fronte alla maggior parte della popolazione che riponeva fiducia nell’istituzione religiosa. Capitini arrivò persino a scrivere al vescovo di Perugia chiedendo l’annullamento del proprio battesimo in segno di non-collaborazione.
Col termine persuasione Capitini indicava la fede, la profonda credenza in determinati valori ed assunti. L’apertura è l’opposto della chiusura conservatrice ed autoritaria del fascismo, e l’elevazione dell’anima verso l’alto e verso Dio.
Un concetto chiave nella filosofia capitiniana era la compresenza di tutti gli esseri, dei morti e dei viventi, legati tra loro ad un livello trascendente, uniti e compartecipi nella creazione di valori.
Nella vita sociale e politica la compresenza si traduce in omnicrazia, o governo di tutti, un processo in cui la popolazione tutta prende parte attiva alla decisioni e alla gestione della cosa pubblica: “Ogni società fino ad oggi è stata oligarchica, cioè governata da pochi, anche se rappresentanti di molti; oggi specialmente, malgrado la diffusione di certi modi detti democratici, il potere (un potere enorme) è in mano a pochi, in ogni Paese. Bisogna, invece, arrivare ad una società di tutti, alla omnicrazia”.
Non può mancare il concetto di nonviolenza, un ideale nobile, sinonimo di amore, coerenza di mezzi e fini, la forza in grado di sconfiggere il fascismo.
Il liberalsocialismo di Capitini e di Guido Calogero si sviluppa in modo autonomo dal socialismo liberale di Carlo Rosselli. Si forma infatti in un periodo posteriore, quando il regime fascista è vicino al collasso, nell’ambiente dei giovani crociani che hanno studiato ed insegnato alla Normale di Pisa, mentre il pensiero di Rosselli, che lo precede temporalmente, essendosi forgiato nel fuoco della lotta antifascista, in Italia e in Europa, già a partire dagli anni ‘20, si iscrive in modo diretto nella tradizione socialista. Capitini per liberalismo intende il libero sviluppo personale, la libera ricerca spirituale e produzione di valori. Il socialismo è invece nei suoi intendimenti la realizzazione nel lavoro, l’assistenza fraterna dell’umanità lavoratrice soggetto corale della storia. Anche se "il socialismo liberale di Rosselli […] è una delle eresie del socialismo, mentre il liberalsocialismo è un’eresia del liberalismo” (M. Delle Piane), si può affermare tuttavia
che entrambi condividessero la critica dei totalitarismi sia di destra che di sinistra, una visione laica della politica e l’obiettivo di una profonda riforma morale e sociale dell’Italia distrutta dalla guerra.
L’educazione profetica è quella di colui che, con uno sguardo al futuro, è capace di criticare la realtà sulla base di valori morali, anche a costo di sembrare fuori dal suo tempo.
Con l’espressione civiltà pompeiana-americana intende biasimare la mentalità materialista che vede del lusso e nel possesso la realizzazione dell’uomo.
Il "tempo aperto" è il tempo libero che ognuno potrebbe destinare alla discussione, alla socializzazione, al raccoglimento, all’elevazione spirituale.
Morì per delle complicanze in un intervento chirurgico il 19 ottobre 1968.
Ora, dopo le ipocrisie dei pacifisti nonviolenti che giustificano gli eserciti, dopo il tradimento degli organizzatori della marcia per la pace, dopo lo squallore di politici che fino a ieri erano contro guerre, armi ed eserciti "senza se e senza ma", dopo il cerchiobbottismo di Pecoraro Scanio, Paolo Cento e tanti come loro, pacifisti radicali all’occorrenza, che hanno svenduto il pacifismo per un posto nella stanza dei bottoni, dopo le sbalorditive dichiarazioni del Compagno-Presidente della Camera Bertinotti ("penso si debba puntare ad una risoluzione che coinvolga tutte le forze in Parlamento. Il consenso unanime è una giusta ambizione che va perseguita” esprime la sua soddisfazione per quella che definisce “una svolta in politica estera”. “Sono molto contento e soddisfatto. A Bruxelles è stata premiata la nuova politica estera italiana. Il mutamento di asse strategico è evidente e lampante. Per la prima volta emerge un protagonismo della Ue sullo scacchiere
internazionale. Siamo in presenza di un riposizionamento strategico dell’Italia sullo scacchiere mondiale. È in atto un vero e proprio cambiamento di politica estera. Gli atti di questo governo e di questa maggioranza mostrano che l’Italia torna ad essere una forza di pace nel Mediterraneo, una riscoperta del corso lungo della storia italiana, messa in ombra, anzi interrotta negli anni scorsi”), dopo tanta facciaculaggine, penso proprio che Aldo Capitini si starà rivoltando nella tomba!



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