[Incontrotempo] Esc :: le misure e la deviazione - liber* tu…

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Autor: francesco raparelli
Data:  
Para: neurogreen
Asunto: [Incontrotempo] Esc :: le misure e la deviazione - liber* tutt*
Le misure e la deviazione – liberi tutt*!

      I  fatti di questi giorni, segnati dalle misure cautelari per le azioni di  auto-riduzione del 6 novembre e dagli arresti per lo smontaggio del Cpt  di Barcellona, ci insegnano molto sulla fase politica nuova che stiamo  vivendo. Una piccola illuminazione sciagurata. Un’illuminazione laddove  qualcuno (la ragione/misura punitiva) vorrebbe diffondere ombra e buio  omogeneo.
      Ci  sembra di poter dire che una distinzione netta, mai come in questo  momento, separa le forme della disobbedienza e della violazione delle  leggi ingiuste. Da una parte la disobbedienza come problematizzazione,  emergenza simbolica, influenza e attraversamento dello spazio  pubblico-politico; dall’altra la disobbedienza come produzione di nuova  sfera pubblica non rappresentativa, come rottura radicale  dell’obbedienza, come decisione comune. Chi ha animato la grande  giornata di rivendicazione del 6 novembre per il reddito garantito, ha  deciso di praticare “qui e ora” forme di auto-riduzione e di sciopero  metropolitano contro la precarietà. Chi ieri ha praticato azioni di  disobbedienza smontando pacificamente il Centro di internamento per  migranti di Zona Franca di Barcellona (l’equivalente di un nostro Cpt),  ha deciso di mettere fine alla vergogna della detenzione etnica, a  quell’indicibile giuridico definito detenzione amministrativa.
      La  prima forma di disobbedienza – la problematizzazione senza decisione –  trova i favori di una “democrazia in crisi di ossigeno”. Laddove i  processi di globalizzazione e di erosione della sovranità statale  determinano la crisi dei processi di rappresentanza, il fabbisogno di  “esternalità produttive” diventa questione decisiva in politica, così  come già in precedenza lo era diventata in economia. La governance,  in questo senso, è esattamente quell’«apparato di cattura» che non può  fare a meno di implementare e nello stesso tempo di perimetrare questa  proliferazione partecipativa, rilevatore sismico degli smottamenti  imprevisti e garanzia di permanente mobilità.
      La  seconda forma di disobbedienza non può che incontrare ostilità senza  misura. La smisuratezza attiene in primo luogo alle risposte  repressive. Inutile tentare di capire che tipo di relazione passa tra  un’azione pubblica di auto-riduzione e una rapina pluriaggravata: il  nesso e l’equivalenza è irrintracciabile. Non c’è prassi giuridica, ma  arbitrio punitivo. Inutile provare a spiegarsi perchè lo smontaggio  pacificamente praticato di una struttura inumana diventa motivo di  aggressione poliziesca dove nulla, persino telecamere e giornalisti,  viene risparmiato. Meglio non esistono misure ed equivalenze perchè in  gioco c’è una prassi che decide, un linguaggio che esegue, una passione  che costruisce. Questa seconda forma di disobbedienza parla una lingua  per il potere non assimilabile, perchè ha a cuore la messa in mora  dell’obbedienza in quanto tale.
      In  molti, in questi giorni, parlano del 6 novembre e delle sue sciagurate  e insopportabili ricadute repressive come il colpo di coda di ciò che è  stato, del movimento alterglobalista e della sua parabola ormai  esaurita. Viene da chiedersi se piuttosto, in forme magari balbettanti  e confuse, quella vicenda non parli di una nuova emergenza, difficile  da perimetrare, che ha nella questione della precarietà, del reddito  garantito, dei diritti di cittadinanza, il suo punto d’attacco. È  evidente che molti tra gli eventi europei dell’autunno trascorso e in  particolare della primavera (le lotte uiversitarie dall’Italia alla  Francia, dalla Danimarca alla Grecia) ci fanno prendere per vera questa  ipotesi. Trapasso al nuovo, più che ultimo approdo del vecchio.
      Se  questa ipotesi non è troppo azzardata, ci pare meno difficile cogliere  l’accanimento repressivo di governi democratici e progressisti (da  Prodi a Zapatero). Prima che il virus francese (anti-Cpe) contagi  l’europa dei movimenti, bisogna mettere le cose in chiaro e riportare  le misura laddove la smisuratezza dei conflitti confonde le carte.  Colpirne alcuni per educarne tanti.
      Sicuramente  molto cose andranno riflettute con maggiore calma, fuori dalla tensione  cui ci hanno ridotto (10 comp*, tra arresti e misure cautelari in 3  giorni), ma qualcosa ci sembra più chiaro. Ricostruire la frontiera  utile per l’esodo, è questo il compito che attende la nostra  intelligenza!
      Nonostante tutto, non ci faremo trovare impreparati!


      Liber* tutt*
      Francesco, Paolo, Laura, Chicca, Denise, Gabriele liberi subito
      Chiudere i Cpt
      Reddito per tutt*       



      Esc – atelier occupato (Roma)



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