[Forumlucca] [res] a proposito di impronta ecologica

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Auteur: Elena Bertoli
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À: forumlucca
Sujet: [Forumlucca] [res] a proposito di impronta ecologica

Il Manifesto/terra terra/9 maggio 2006

Il social forum visto dagli spazzini
Marinella Correggia



Verso mezzanotte, mentre i partecipanti al Social Forum ateniese cantano
classici come Bella ciao e El pueblo unido tracannando birra, un gruppo
di «operatori ecologici» asiatici inizia a gettare in enormi sacchi neri
la massa di rifiuti sparsi su centinaia di tavoli, sedie, stand, per
terra nel grande spazio centrale, sotto gli striscioni antimperialisti
«schiacciare Usa ed Europa».
Involucri vuoti sono sparsi nelle stanze dei seminari, nei corridoi,
nell'hangar trasformato in ostello e perfino nei suoi bagni chimici.
Lattine vuote rotolano al vento sul cemento delle piazze, risuonando
come campanacci di pecorelle.
Ritratto di un tavolino post-consumer la sera: lattine di alluminio,
vassoietti di alluminio o carta oleata per alimenti, bottiglie di
plastica dell'acqua, bicchieri pure di plastica, bottiglie di vetro,
bicchieri di carta del caffè del commercio equo, tetrapak, giornale
antimperialista preso e non letto, programma del Forum, forchette e
cucchiaini di plastica, pesanti lattine per il latte (!), avanzi di cibo
(spiedini, insalata, pane bianco e integrale, stucchevole balaclava
greca), mozziconi di sigarette (fumano tutti come dannati anche di
notte, nel dormitorio). Manca la Coca Cola. Unica icona del male.
La mattina verso le 7 i camion della nettezza passano a caricare bidoni
su bidoni. I bengalesi hanno lavorato duro ieri notte e la grande hall
da October Fest di poche ore prima non si riconosce. I partecipanti
avrebbero dato un segno di alternativa eco-sociale se avessero fatto a
meno degli inservienti. Gandhi suggeriva, come misura di giustizia
sociale minima: «Ognuno sia lo spazzino di se stesso».
Cinque i comportamenti individuali possibili. Primo e ottimale: bere e
mangiare in modo da minimizzare i rifiuti. Chissà perché però la
borraccia da riempire al rubinetto, la gavetta per le bevande alla
spina, e magari anche piatto e posate portati da casa non entrano nella
dotazione dell'alternativo-militante come il capello rasta e il sacco a
pelo. Eppure sono egualitari (molto più economici dell'acqua in
bottiglia), sostenibili (immaginiamo 6 miliardi di fruitori di
imballaggi usa e getta), belli, e rendono indipendenti. Secondo
comportamento possibile: riusare la prima bottiglia di plastica e il
primo bicchiere di carta, evitare i cibi che richiedono imballaggi.
Terzo: far rifiuti a gogò, ma almeno metterli nei contenitori, separando
per genere. Quarto: metterli nei bidoni senza badare a separare. Quinto:
affidarli al vento e ai bengalesi. Quasi tutti i partecipanti al Forum
di Atene hanno scelto il quinto, pochi il quarto (i bidoni per il
differenziato e gli altri contengono esattamente gli stessi rifiuti).
Dimmi come ti comporti al Social Forum e ti dirò chi sei? Ebbene, il
socialforumino tipo ha bisogno di diversi spazzini, e di molto spazio
per la propria impronta ecologica; i rifiuti sono un ottimo indicatore,
di materiale sprecato a monte e di modelli alimentari deviati. Né
calcoliamo lo spreco idrico (i bambini sanno che mentre ci si strofina i
denti il rubinetto sta chiuso, ma qui son tutti adulti).
L'indifferenza ecologico-sociale dell'Esf 06 è anche degli
organizzatori, con i loro tentativi a metà. Hanno messo i rubinetti con
cartello «ricarica la tua bottiglia» in greco e inglese; ma non si
poteva impedire l'accesso ai venditori di acqua implasticata e lattine
d'ogni genere (non esiste la birra alla spina?). Le istruzioni scritte
sul programma invitavano a depositare i rifiuti nei bidoni giusti; ma
tutto il riciclabile insieme, senza separare almeno la carta dagli
imballaggi? E perché tutta la carta è non riciclata? Dicono di aver
privilegiato per i pasti il biologico, i piccoli produttori, e il
vegetariano. Ma una pannocchia costa 2 euro, di veg c'è poco e di
imballato molto.
Eppure, mai disperare. Ecco un ragazzo biondo con una gavetta di metallo
alla cintura. Janos Mezo è ungherese.
È con un gruppo di amici, si chiamano «Un altro mondo è possibile» («a
cominciare da ciascuno», dice Janos).
Sono davvero dispiaciuti e scriveranno agli organizzatori.


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